Andrea Sceresini e Alfredo Bosco– Gli
occhi sulla guerra
01 Ottobre 2018
Nella periferia di Donetsk si continua a
combattere. A tre anni dall’inizio della guerra civile del Donbass, che vede
contrapposti l’esercito regolare ucraino e le forze separatiste filorusse, e
nonostante i numerosi accordi di pace, i cannoni seguitano a sparare.
Impossibile stabilire il numero delle vittime. Le fonti ufficiali parlano di
dodicimila caduti, ma tutti sanno che le vere cifre sono molto più alte.
Nel centro della capitare della autoproclamata
repubblica popolare la vita scorre normalmente: sola la notte, quanto il vento
soffia verso sud, capita di sentire il lontano boato di qualche esplosione. Il
fronte si trova oltre gli ultimi sobborghi operai. Qui, in uno scenario da
prima guerra mondiale, uomini e ragazzi vengono feriti e uccisi ogni giorno.
Abbiamo raggiunto una delle trincee avanzate della milizia separatista. “Gli
sniper lavorano giorno e notte – spiega il comandante del presidio -. Usano
proiettili incendiari, in modo da poter individuare meglio i bersagli dopo il
calare delle tenebre”.
È col crepuscolo, infatti, dopo che gli
osservatori dell’Osce sono rientrati alle proprie basi, che gli opposti
contendenti iniziano a far tuonare le armi. A volte, in alcuni settori, ci si
limita ai pulemyot e alle mitragliatrici pesanti. Più spesso, entrano in azione
tank, mortai e cannoni. I bollettini di guerra parlano, ogni giorno, di decine
di violazioni del coprifuoco. Solo nell’ultima settimana, nel territorio della
repubblica di Donetsk, ci sono stati nove morti e undici feriti, ai quali
bisogna aggiungere i caduti della repubblica di Lugansk e quelli dell’esercito
ucraino.
“Siamo in
una situazione di stallo – raccontano i miliziani -. Sono ormai due anni che
non si registrano grossi attacchi. Perciò abbiamo scavato le nostre trincee:
difendiamo il nostro territorio e aspettiamo che succeda qualcosa”. La zona più
martoriata è quella dell’aeroporto di Donetsk: il villaggio di Pisky, a ovest,
la zona della piste di atterraggio, dove le trincee corrono a poche decine di
metri di distanza, il sobborgo di Spartak e la periferia di Adeevka, dove negli
scorsi mesi le fanterie hanno ingaggiato una disperata battaglia casa per casa.
Le possibilità di una vera tregua, secondo i politici locali, sono praticamente
nulle: “Il territorio della nostra repubblica dovrà espandersi fino a
raggiungere i confini del vecchio oblast’ di Donetsk – ha dichiarato negli
scorsi giorni il presidente della repubblica separatista, Alexander
Zakharchenko -. Fino a che il governo ucraino manterrà l’atteggiamento che ha
tenuto negli ultimi tre anni, non credo che ci potranno essere trattative”. La
pace è ancora lontana, all’orizzonte di Donetsk.
Nessun commento:
Posta un commento