A.Carli e N.Cottone – Il sole 24
ore
28 settembre ’18
Raggiunta l’intesa tra M5S e Lega da una parte e
il ministro dell’Economia Tria dall’altra sulla percentuale che fotografa il
rapporto tra deficit e Pil: sarà il 2,4% per tre anni (2019, 2020, 2021). Dopo
una giornata ad altissima tensione si è così sbloccato lo stallo tra i
rappresentanti dell’esecutivo: una trattativa, tutta interna al governo giallo
verde, per definire questo parametro. Nota di aggiornamento al Def approvata
all’unanimità. «Stiamo facendo del bene all'Italia e agli italiani», scrive in
un post il premier Giuseppe Conte, parlando di «una manovra economica meditata,
ragionevole e coraggiosa».
Per gli investimenti 15 miliardi in più nel
prossimo triennio
Conte spiega che «una parte significativa della
manovra riguarda il piano di investimenti pubblici. Abbiamo previsto di
aggiungere ai 38 miliardi già stanziati per i prossimi 15 anni anche 15
miliardi per il prossimo triennio. Abbiamo previsto una cabina di regia a
Palazzo Chigi per monitorare e verificare l'attuazione del piano di
investimenti. Inoltre il ministro dell'Economia riferirà trimestralmente al
Consiglio dei ministri sull'andamento dei conti pubblici e del Pil».
La scelta di Tria
Il ministro, che alla fine ha ceduto rispetto alla
“linea del Piave” che lui stesso aveva indicato, ovvero l’1,9%, non rassegnerà
le dimissioni. «Nessuno ha mai messo in discussione Tria né si è messo in
discussione. La sua scelta è la naturale conseguenza di un allineamento
politico», ha detto il ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli. Avrebbe
influito la telefonata del capo dello Stato Sergio Mattarella che lo ha
invitato a restare. Un sostegno che però sarebbe stato precedente al Consiglio
dei ministri e alla decisione di portare il rapporto deficit pil al 2,4 per
cento. In serata il capo dello Stato ha avuto anche una telefonata con il
premier Giuseppe Conte.
«Non temiano lo spread»
La notizia del raggiungimento dell’intesa è stata
comunicata ai parlamentari M5s e Lega, riuniti a Montecitorio. Ed è stata
salutata con un applauso. Poi in piazza dinanzi alla Camera militanti e parlamentari
in festa armati di bandiere del movimento. «Non temiamo lo spread, non temiamo
i mercati, finalmente oggi il Governo del cambiamento va incontro alle esigenze
dei cittadini. Non c'è stato nessun diktat, era tutto scritto nel contratto di
governo», dice il capogruppo M5s al Senato Stefano Patuelli.
«È stato un lavoro di squadra in cui il presidente
Conte è stato importantissimo per trovare il punto di caduta», dice il
vicepremier Luigi Di Maio sceso in piazza davanti palazzo Chigi. «Accordo raggiunto
con tutto il governo sul 2,4%. Siamo soddisfatti, è la manovra del
cambiamento», sottolineano in una nota congiunta i due vicepremier Luigi Di
Maio e Matteo Salvini, al termine dell’incontro presso la Presidenza del
Consiglio. «Ci sono 10 miliardi per il reddito di cittadinanza», una misura con
la quale «restituiamo un futuro a 6,5 milioni di persone», continua Di Maio. Il
leader pentastellato chiarisce che dalla manovra non resteranno esclusi «i
truffati delle banche che saranno risarciti con un Fondo ad hoc di 1,5 mld». E
aggiunge: «Con il superamento
della legge Fornero chi ha lavorato una vita può finalmente andare in pensione
liberando i posti di lavoro per i nostri giovani, non più costretti a lasciare
il nostro Paese per avere un’opportunità».
LE MISURE CHIAVE
Scorrendo nel dettaglio le misure, muove i primi
passi il reddito di cittadinanza, con un primo assaggio da 10 miliardi per le
pensioni di cittadinanza. Poi la flat tax per oltre un milione di partite Iva e
una nuova rottamazione delle cartelle, ma anche un primo superamento della legge
Fornero e un fondo da 1,5 miliardi per i truffati delle banche.
1) Reddito e pensioni di cittadinanza: 10 miliardi
di dote
Primo passo per il reddito di cittadinanza. Si
parte con una dote di 10 miliardi per le pensioni di cittadinanza per 6,5 milioni
di persone che ora sono sotto la soglia di povertà: 780 euro per le pensioni
minime. Il reddito di cittadinanza parte dal rafforzamento dei centri per
l'impiego, al centro di un’inchiesta del Sole 24 Ore (Centri per l'impiego,
flop al Sud: il 72% con pochi pc o senza web).
2) Flat tax: 15% per oltre un milione di partire
Iva
La flat tax parte dalle piccole imprese. con un
prelievo fisso del 15% che - secondo fonti della Lega - riguarderà oltre un
milione di italiani. Di fatto è un allargamento del fisco forfettario che
include l'Iva: proprio per questo il beneficio nel 2019 per i contribuenti
riguarderà l'imposta sul valore aggiunto per poi spostarsi nel 2020 sui redditi
guadagnati. Per gli altri cittadini si arriverà alle due aliquote del 23% e del
33% a fine legislatura.
3) Superamento Fornero
Possibilità di andare in pensione anticipatamente
- attraverso un meccanismo di quota 100 - riguarderà almeno 400 mila persone e
- secondo i partiti di maggioranza - si tradurrà in altrettanti posti di lavoro
per i giovani.
4) Truffati dalle banche: aumentano i risarcimenti
Aumentano i fondi per i “truffati dalle banche”.
Inizialmente si ipotizzava un fondo di 500 milioni. Ora si parla di un
miliardo: si sarebbe arrivati a trovare 1,5 miliardi per un fondo ad hoc alimentato
dai conti dormienti.
5) Pace fiscale: nuova rottamazione
Nuova pace fiscale, con la chiusura delle cartelle
Equitalia e che avrà un impatto una tantum sui conti. Soglia fino a 100 mila
euro.
Vertice di 4 ore per raggiungere l’accordo
L’accordo è stato raggiunto al termine di un
vertice a Palazzo Chigi, che è durato oltre quattro ore. All’incontro hanno
partecipato il premier Giuseppe Conte, Di Maio e Salvini, Tria e il ministro
degli Affari europei, Paolo Savona. Dopo la riunione a Palazzo Chigi, e il
raggiungimento dell’intesa, c’è stato un Consiglio dei ministri, che ha dato il
via libera alla Nota di aggiornamento del Def, il Documento di economia e di
finanza che costituisce la base della manovra. La Nota di aggiornamento
registrerà la soglia deficit - Pil prescelta: il 2,4 per cento.
La conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha
deciso l’iter della sessione di Bilancio prenderà il via quest’anno dalla
Camera. Il Ddl Bilancio sarà all’esame dell’Aula a novembre in prima lettura e
a dicembre (di ritorno dal Senato). È pertanto rispettata la consuetudine
dell’alternanza, nell’avvio dell’esame dei documenti di Bilancio, tra i due
rami del Parlamento.
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