Simone Alliva – L'Espresso
26 settembre ’18
Senatore leghista ma anche avvocato. Membro di
spicco del Family Day e promettente " cacciatore di streghe " nelle
scuole. Ma non solo. Il senatore Simone Pillon che si è distinto negli ultimi
mesi per diverse iniziative a favore della "famiglia tradizionale" è
anche un mediatore familiare.
Un ruolo che la riforma dell’affido condiviso,
firmata proprio da Pillon, renderebbe obbligatorio e a pagamento. In relazione
alla mediazione familiare, il ddl prevede la creazione presso il ministero
della Giustizia di un apposito albo dei mediatori e punta a rendere
obbligatorio il ricorso alla mediazione in caso di separazione e di divorzio.
Se prima era una possibilità, quello del mediatore potrebbe diventare un
imperativo piuttosto oneroso, pronto a ingrossare il bilancio di spesa per le coppie
che si vogliono separare.
E ad avvantaggiarsene sarebbero proprio i
mediatori, di cui Pillon fa parte. Il senatore leghista vanta infatti nel
curriculum un master breve di Mediazione Familiare accreditato dall’AIMEF
(2011-2013). E la sua proposta normativa introduce e regolamenta questa figura
stabilendo ruoli e competenze del mediatore che dovrà guidare gli ex coniugi a
gestire, nel miglior modo possibile per i figli, la separazione. I coniugi con
figli minori per separarsi dovranno essere, per legge, seguiti da un mediatore
per una durata massima di sei mesi. La
mediazione familiare prevede da sei a dieci incontri con un costo variabile da
50 ai 100 euro ad incontro.
Come già riportato su La Repubblica da Alessandro
Simeone, Avvocato del Comitato Scientifico de
Il Familiarista, portale interdisciplinare in materia di diritto di
famiglia di Giuffrè Francis Lefebvre :
«Le nuove norme metteranno a disposizione degli avvocati e psicologi che siano
anche mediatori familiari sino a 77 milioni di euro all’anno a disposizione dei
"mediatori familiari"; soldi che saranno pagati dai cittadini, visto
che il ddl Pillon prevede che lo Stato non ci metta un euro senza considerare i
corsi di formazione per diventare mediatori familiari, che dovranno essere
seguiti dagli avvocati "junior" o dai giovani laureati in disciplina
"sociali mediche, psicologiche, giuridiche o pedagogiche». Altri nove milioni
di euro, calcola Simeone.
Eppure l’opportunità della mediazione familiare
per gli avvocati risulterebbe inutile. È quanto emerge dal questionario
elaborato dall’ Organismo unitario dell’avvocatura sulla mediazione familiare,
che ha coinvolto nel 2016, 80 diversi fori di appartenenza. "Esperienze
negative, accordo difficile da raggiungere, mancanza di fiducia nei confronti
dei mediatori non avvocati, che rischiano di essere solo un ulteriore orpello
burocratico nella risoluzione della lite".
Disturba inoltre parte della maggioranza
giallo-verde il fatto che sul sito del proprio studio legale il senatore Pillon
nel pubblicizzare le competenze legali alla voce "mediazione
familiare" assicuri l’approvazione del proprio ddl: "È in corso di
approvazione una modifica al codice civile" si legge "che conferirà
grande rilievo all’attività di mediazione nel corso dei procedimenti per la
separazione dei coniugi. In vista di ciò in molti Atenei italiani si stanno
realizzando corsi di alta formazione (Master) finalizzati alla creazione del profilo
di "mediatore familiare".
«Un caso di opportunismo un po’ scomodo» confessa
all’Espresso una fonte vicina al governo. Il ddl è stato al momento soltanto
incardinato in Commissione Giustizia. Fermo, probabilmente per qualche
mese.
Simone Pillon, fondatore del Family Day, annuncia
che la sua prima interrogazione parlamentare sarà contro la stregoneria negli
istituti di Brescia. La preside: Era un progetto sul testo "Fiabe e
racconti dal mondo". E sul profilo della scrittrice del libro piovono
insulti
Monica Cirinnà, senatrice del Partito Democratico
che siede in commissione sposta l’attenzione sul relatore: «L’imminente
approvazione è una menzogna. Il punto vero è che Pillon e i suoi colleghi sono
dei medievali ultraconservatori. Papisti come si definisce lui stesso. Mi fa
orrore che sieda nel Parlamento di uno Stato laico» dichiara a L’Espresso e
sulla figura del mediatore non ha dubbi: «L’obbligatorietà è una cosa
gravissima perché contraria alla convenzione di Istanbul in presenza di
violenza domestica. Il rischio è quello di far finire la maggior parte dei
bambini in casa famiglia per sei mesi. Nel frattempo lui avrà lucrato con la
partita della mediazione e non sarà riuscito a mettere d’accordo i genitori».
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