Vito Lops – Il sole 24 ore
29 settembre ’18
La reazione a caldo dei mercati finanziari
all’innalzamento del deficit/Pil dall’1,6% (proposta del ministro dell’Economia
Giovanni Tria) al 2,4% (dato inserito nell’aggiornamento del Def ieri notte) è
stata piuttosto violenta. Piazza Affari ha chiuso l’ultima seduta della
settimana con un calo del 3,7% (dopo un picco intraday vicino a -5%). Lo spread
BTp-Bund, che nel corso della giornata si era impennato fino a quota 280, ha
terminato a quota 267, posizionandosi in ogni caso sui livelli di agosto. Il rendimento
del decennale è salito al 3,25% rispetto al 2,9% della vigilia. Le tensioni
sull’Italia trascinano al ribasso anche la moneta unica che torna sotto quota
1,16 (1,158) accusando un ribasso quotidiano superiore al mezzo punto
percentuale.
Spread chiude a 267. Piazza Affari perde il 3,7%
con le banche a picco
A conti fatti in una sola seduta la
capitalizzazione di Piazza Affari è scesa di 20 miliardi, da 636 a 616
miliardi. Se il conteggio però parte dai massimi di maggio (701 miliardi) il
passivo azionario attribuibile allo scarso gradimento degli investitori sulle
politiche che il nuovo governo intende mettere in atto sfiora i 90 miliardi.
Ci sono però dei segnali che indicano che al
momento non siamo di fronte al panic selling. In momenti come questo gli
operatori si concentrano sulla curva dei rendimenti e osservano lo spread tra i
titoli a 10 e quelli a 2 anni.
Oggi i BTp a 10 anni rendono il 3,2% e quelli a 2
anni l'1,15%. Il differenziale è quindi superiore ai 200 punti base. A maggio,
nei momenti di tensione più alta quando i rendimenti dei biennali avevano
superato il 3%, questo spread si era praticamente annullato. Quindi finché c'è
spread (e almeno nell'orbita dei 200 punti base) tra questi due titoli, c'è
speranza che il quadro non peggiori.
«Manovra del popolo», Moscovici avverte: «Quando
un Paese si indebita si impoverisce»
Con questo “venerdì nero” - con le quotazioni che
tuttavia nel finale sono un po’ risalite rispetto ai minimi di giornata - gli
investitori hanno lanciato un chiaro messaggio al governo: bisogna evitare lo
scenario peggiore (scontro con Bxuxelles) e trattare. Si apre quindi una
delicata fase di trattative che potrebbe durare due mesi (entro fine novembre
la Commisione europea dovrà dare il nullaosta alla legge di Bilancio). Ne è
consapevole anche il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, che
ha definito la manovra «fuori dai paletti Ue» sottolineando allo stesso tempo
che «non abbiamo nessun interesse ad aprire una crisi tra la Commissione e
l'Italia, nessuno ha interesse a farlo perché l'Italia è membro importante
della zona euro». A confermare il dialogo anche il vicepremier Luigi Di Maio:
«Ora parte l'interlocuzione».
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