Riccardo Pareggiani – Gli
occhi sulla guerra
01 Ottobre 2018
Dopo quattro anni di guerra, divenuta ormai un
conflitto “congelato” ma ancora, spesso, letale, il governo di Kiev cerca
alternative per spingere indietro dalla linea del fronte i separatisti pro-russi.
L’educazione nelle scuole è la nuova arma.
Avdiivka è una piccola cittadina nell’est ucraino,
precisamente ad una ventina di chilometri da piazza Lenin, il centro di
Donetsk, ora sotto il controllo dei filorussi, dove, prima della guerra
scoppiata nel 2014, viveva la maggior parte dei lavoratori delle fabbriche di
carbone, prima industria della regione e seconda del Paese.
La cittadina è uno degli ultimi “avamposti”
ucraini prima della linea del fronte che divide ormai il Paese, nonché uno
degli ultimi villaggi abitati a meno di cinque chilometri dalle trincee; molto
vicina alla zona dell’aeroporto di Donetsk, luogo di violentissimi scontri nel
2014, cerca di tornare alla vita e di richiamare quelle centinaia di persone
che ne hanno abbandonato le strade e le case.
La vita cerca di scorrere in maniera tranquilla e
routinaria, come se nulla accadesse a pochi metri di distanza. Le salve di
mortaio ed i grossi calibri di artiglieria sono sempre presenti; segnano i
palazzi, le strade e si odono con costanza, tutto il giorno, tutti i giorni.
Ciò che mantiene in vita la cittadina è
naturalmente il giorno di paga, il mercato e la scuola; quest’ultima, più volte
colpita dai cannoneggiamenti, è il luogo in cui l’Ucraina cerca di ripartire
per rafforzare la presente e le future generazioni in virtù di una riconquista
“toutcourt” di tutti quei territori che ora sono in mano ai filorussi.
La scuola e l’educazione, secondo le ultime mosse
di Kiev, sono diventate centrali nella guerra ai separatisti filorussi.
L’Ucraina, oltre a rispondere ai tiri di grosso calibro, alle incursioni di
sabotatori e alle salve dei cecchini, cerca di respingere l’influenza di Mosca
(dilagante sopratutto dopo l’annessione della Crimea) con l’introduzione di
leggi di natura pedagogica negli istituti scolastici di ogni livello.
Tanto quanto la Russia ha utilizzato per decenni
la lingua per dividere il Paese slavo, per legittimare l’annessione della
Crimea e la protezione dei cittadini russofoni con mezzi militari, così l’Ucraina
ha fatto leva sulla propria identità nazionale, rendendo il linguaggio il nuovo
campo di battaglia e le scuole le nuove trincee.
“L’istruzione
è la chiave per il futuro dell’Ucraina”, ha dichiarato il presidente Pedro
Poroshenko in seguito alla avvenuta approvazione, il 5 Settembre 2017, di una
legge che ha fatto molto scalpore nei Paesi dell’ex spazio sovietico,
confinanti con l’Ucraina: la legge sull”ucrainizzazione” della lingua nelle
scuole.
La legge prevede che dal 2020 vengano
completamente abolite nelle scuole tutte le lingue ad eccezione di quella
ucraina. “Dalla scuola media secondaria, tutte le discipline saranno studiate
in lingua ucraina. Le minoranze nazionali avranno diritto eccezionalmente a
classi separate, […], fino alla completa messa in vigore della riforma. Mentre
l’istruzione in lingua russa scomparirà completamente”, ha detto Viktoria
Siomar, deputata, membro della Coalizione al governo con Poroshenko.
Ridurre il ruolo di Mosca in tutti i settori della
vita ucraina è divenuto un obiettivo di sicurezza nazionale per Kiev, ed un
tentativo in più di spingere il Paese al di fuori dell’orbita del grande “Orso
russo”.
Oltre a limitare l’insegnamento della lingua e
tagliare ampiamente i programmi pedagogici contenenti la storia e la cultura
russa, sono state imposte delle quote di lingua, a livello televisivo, e sono
state perfino chiusi due popolari social media di provenienza russa.
Ad Avdiivka l’educazione nelle scuole, quelle a
ridosso della zona del fronte hanno fatto un ulteriore passo in avanti nella
battaglia contro l’espansione russa ed è stata introdotta un’ora di lezione
sulla “difesa della Madre Patria“.
Elena Markrinchuk è una donna proveniente da
Donetsk, molto energica, robusta, laureata in pedagogia e storia, con una
peculiarità veramente interessante. Oltre alla formazione accademica classica,
l’altro lato della medaglia nasconde una grande professionalità nel campo delle
informazioni, acquisita partecipando attivamente a training condotti dal
Mossad, in Israele.
Elena, tutte le mattine, indossando la sua divisa
mimetica di ufficiale dell’esercito, si reca alla scuola n. 7 per impartire la
lezione di “difesa della Madre Patria”. Come afferma Elena, “al giorno d’oggi
il mondo è regolato dalle informazioni ed esse sono divenute il nuovo campo di
battaglia su cui si scontrano le parti”.
La sua lezione è un vero e proprio repertorio
della più vincente propaganda militare, con racconti dal fronte “delle cose
realmente accadute, di cui sono stata protagonista, e non di quelle ascoltate
dalla bocca di qualcun’altro”, tende a specificare.
La lezione non è solo teorica, e non riguarda solo
ed esclusivamente la propaganda, ma arriva a toccare argomenti di natura
propriamente bellico-tattica: la posizione delle truppe, l’importanza
dell’artiglieria, lo sbarramento, le strategia da trincea e, non da ultimo, la
politica militare delle alleanze e il riconoscimento delle parti, i nemici e
gli alleati.
C’è poi una parte fisica con vere e proprie prove,
sotto la diretta ed attenta supervisione di un istruttore dell’esercito ucraino
che, invece di sparare pallottole, spara voti.
Oksana ha 13 anni e, con la sua famiglia, è
tornata ad Avdiivka dopo la proclamazione del cessate il fuoco (mai rispettato)
e in concomitanza della riapertura delle scuole indetta a fine agosto 2017. Con
lei sono rientrati quasi 400 bambini e i loro cari, come racconta Ludmyla Tilina,
direttrice della scuola n.7: “La scuola ha riaperto nel 2015 e all’epoca
venivano a scuola solo 100 bambini, rispetto ai 700 totali del periodo
pre-conflitto. Dagli inizi del 2017 la scuola è stata spesso obiettivo
militare, ma ad oggi, riusciamo nuovamente ad assicurare istruzione a 330
alunni, dai 5 ai 15 anni”.
Oksana è consapevole che il conflitto avrà
ripercussioni sul futuro del Paese: “Da quando è scoppiata la guerra, le nostre
vite sono completamente cambiate. Nel giro di qualche giorno alcuni compagni di
scuola sono stati costretti a rimanere al di là del fronte, a scegliere altre
scuole dove andare”.
Nonostante ciò, lei non è a favore di una
separazione così marcata, a livello educativo. In una maniera estremamente
adulta spiega che “questo continuo dividere porta, senza dubbio, ad un
radicalizzarsi sempre maggiore della situazione, ad un ricongiungimento con
l’altra parte sempre più lontano; mettere l’uno contro l’altro non ha mai
portato a conclusioni positive delle controversie”. Oksana non si sente
soddisfatta nello svolgere, per un’ora al giorno, una lezione che reputa
inutile e per cui non nutre interessi. Lo stesso dice Viktor, 14 anni, il quale
studia nella stessa scuola, la numero 7: “Quando termina la lezione della
signora Elena (l’ufficiale dell’esercito) esco orgoglioso e fiero del mio
Paese, ma questa sensazione dura poco”, dice Viktor. “Non sono mai stato
intenzionato ad entrare nell’esercito e non credo che questa nuova lezione
possa farmi cambiare idea”, conclude.
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