Loredana Taddei – Striscia Rossa
27 settembre ’18
“Belle ciao. Tutte insieme. Vogliamo tutto”. E’
questo il titolo dato all’Assemblea nazionale delle donne Cgil che si terrà il
prossimo 6 ottobre a Roma e che sarà conclusa da Susanna Camusso. Tutte
insieme, perché abbiamo sempre avuto chiaro quanto sia necessario, dentro e
fuori dalla organizzazione, ripartire dalle donne per rendere migliore questo
Paese. Convinte che solo così sia possibile contrastare una regressione
culturale, sociale ed economica. Ponendo come priorità quella di un piano
straordinario per l’occupazione femminile e giovanile. Un piano già elaborato
dalla Cgil e sottoposto alle forze parlamentari, alle forze politiche. Una
proposta concepita per stare al passo con l’Europa. Un obiettivo ambizioso che
dovrebbe vedere l’occupazione femminile crescere di almeno 13 punti. E che per
essere attuato avrebbe bisogno d’investimenti, abbandonando una politica come
quella che vediamo ogni sera sugli schermi televisivi fatta di annunci, di spot
o di misure poco influenti.
Siamo in una fase politico-sociale assai difficile,
pericolosa e complessa. Nasce da qui l’urgenza di ricreare una nuova alleanza
tra donne, di costruire una rete non solo con Cisl e Uil, ma anche con i
movimenti, con le varie esperienze presenti nel Paese. Cominciando con la
costruzione di una vera e propria rete delle lavoratrici presenti nei servizi,
nei consultori, nei vari luoghi di lavoro. Un mondo che ci chiede non solo di
conquistare nuovi diritti, ma anche di colmare l’arretramento verificatosi
negli ultimi decenni sul piano dei diritti acquisiti dalle donne.
Abbiamo inteso costruire, con queste premesse, una
“piattaforma di genere”, chiedendo l’impegno e la condivisione delle
sindacaliste della Cgil, a livello nazionale e nei territori. E’ stato un
percorso che ci ha consentito così di riflettere sullo stato
dell’organizzazione e su come sia possibile sostenere e garantire politiche per
la parità. Un percorso che ci ha testimoniato come sia necessario un
conseguente cambiamento culturale. Lo scopo è quello di rendere davvero
centrali le politiche di genere.
Per far questo occorre valutare, nell’elaborazione
di tutte le politiche sociali e degli interventi economici e sociali, le
diverse implicazioni che ne scaturiscono per uomini e donne. I temi “delle
donne” devono diventare, in definitiva, un’azione politica della Cgil tutta,
superando la visione ”aggiuntiva” delle diverse istanze femminili. Deve essere
chiaro che la nostra piattaforma non è uno strumento di gruppo, ma riguarda
uomini e donne dell’intera organizzazione. Cosicché alcuni punti prioritari in
essa contenuti devono diventare uno strumento della contrattazione.
Solo così non saremo difronte a una contrattazione
neutra, ovvero al maschile, ma a una contrattazione attenta alle differenze di
genere. Con un rilievo decisivo da dare allo spazio riservato al tema della
formazione.
Questo nostro cambio di passo inerente l’approccio
della Cgil alle politiche di genere, ha già visto una prima ricaduta pratica
nel documento congressuale. Qui i temi che riguardano le donne, non sono più confinati
in un box. C’è stato un impegno per superare tale visione ”aggiuntiva”
conosciuta fin qui e per condizionare l’azione politica della Cgil tutta.
Sono cinque i temi scelti nella stesura della
piattaforma. Abbiamo così voluto dare un carattere di snellezza al nostro
impegno, scegliendo la strada di poche ma decisive priorità. Esse possono
determinare, nella pratica della contrattazione, una complessiva azione
politica dell’intera organizzazione. Questi cinque temi sono: occupazione,
disparità salariali, conciliazione/condivisione, welfare, molestie. Cinque
macrotemi che sono alla radice della mancata parità di genere nel nostro Paese.
Il lavoro e il contrasto alle diseguaglianze,
rappresentano il filo conduttore. Una sfida ambiziosa che cade in un sistema
economico, sociale e culturale che penalizza sempre di più le donne. Non
vogliamo parlarne solo fra noi. Vogliamo portare la nostra voce anche
all’esterno. Sappiamo bene come sia necessario sollecitare la società tutta a
un cambio di civiltà. Non bastano le pari opportunità, bisogna saper innestare
un corso nuovo, ridando speranza e fiducia alle tante e ai tanti che guardano
ancora a noi, alla nostra storia, ma anche al nostro possibile ruolo oggi, alla
nostra audacia nel saper cambiare lo stato delle cose.
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