Piero Innocenti – Liberainformazione
24 settembre ’18
Sono
trascorsi molti anni da quando ho iniziato a leggere (e studiare) le
interessanti relazioni (almeno in gran parte) delle tante Commissioni
parlamentari Antimafia che sono state istituite nelle varie legislature, a
partire da quella, lontanissima, del 1962, ma non sono mai riuscito a trovare
da parte della classe politica dirigente (tranne qualche isolata eccezione)
quel livello di attenzione sfociato, poi, in iniziative contro la criminalità
organizzata o altri fenomeni criminali che sarebbero state più che doverose.
Non fosse altro per il lavoro fatto dai componenti delle Commissioni.
Il
timore che anche la prossima Commissione – la cui proposta di istituzione già
approvata alla Camera dei Deputati nelle ultime settimane è passata al Senato –
lavori per modesti risultati è purtroppo reale. Un lavoro che, negli anni
passati, ha evidenziato sacche delinquenziali nell’ambito di istituzioni
pubbliche e apparati territoriali, l’espandersi delle mafie in Italia e in
Europa, sottolineando l’esigenza di un pubblico ministero europeo, di
iniziative che velocizzassero le richieste di assistenza giudiziaria e di
estradizione, l’interscambio informativo. In genere si aspettano le “emergenze”
come è capitato anche negli ultimi giorni con i tragici fatti che hanno
riportato alla ribalta mediatica e delle istituzioni lo sfruttamento in alcune
regioni del sud di braccianti-schiavi da parte di “caporali” al soldo di
imprenditori senza scrupoli. Fenomeno criminale ben noto da decenni.
Così
si va avanti concentrati sul fenomeno migratorio ( che non si risolve
certamente con misure di polizia o con i respingimenti ), sulla Tav e sulla
Tap, sui tagli dei vitalizi agli ex parlamentari, sulla flat tax e reddito di
cittadinanza. Tutti temi – sia chiaro – importanti ma non vanno messi ancora da
parte, rinviati, come è accaduto negli anni passati, quelli collegati
“all’azione della criminalità organizzata, sia di stampo mafioso che comune,
che continua a rappresentare una delle minacce più serie per l’Italia e, più in
generale, per l’intero continente europeo, incidendo allo stesso tempo sulla
sicurezza dei cittadini, sulla economia e sulla politica”. In questo senso la
relazione della Commissione Antimafia (relatrice l’on. Laura Garavini)
approvata nella seduta del 17 giugno 2014 “sul semestre di presidenza italiana
dell’UE e sulla lotta alla criminalità mafiosa su base europea ed
extraeuropea”.
Dunque,
quattro anni fa, la Commissione auspicava (quanti auspici sono rimasti lettera
morta!) “il superamento, anche di natura psicologica, delle “gelosie” di
ciascun paese nella gestione del proprio sistema di giustizia penale”. Una
strada che rimane “..ancora lunga e irta
di difficoltà” in un contesto, quello europeo, in cui alle “minacce interne” di
quella criminalità organizzata, indicata come tradizionale, di origine
intracomunitaria, si sono aggiunte quelle “esterne” provenienti dalla
criminalità organizzata di origine extracomunitaria che in alcuni paesi,
incluso il nostro, hanno assunto aspetti molto allarmanti. Una situazione
drammatica se si riflette sulla “operatività di circa 3.600 gruppi criminali”
che Europol, aveva censito anni fa prospettando la tendenza ad assumere “la
fisionomia di vere e proprie reti
criminali multinazionali”.
In
un tale scenario europeo diventa rilevante l’attività di repressione del
riciclaggio e della confisca dei beni di illecita provenienza. Su questo punto
un ruolo importante nello scambio di informazioni è assicurato da Europol
attraverso le ARO (Assset Recovery Office), un canale che consente di evadere
le richieste dei vari paesi membri sulla esistenza di beni o disponibilità
finanziarie riferite a persone nominativamente individuate. In Italia l’ARO è
attiva presso il Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia della
Direzione Centrale di Polizia Criminale (Dipartimento della Pubblica
Sicurezza). Naturalmente con alcuni paesi, come Lussemburgo, Malta, Paesi
Bassi, Regno Unito, Germania, non sempre la cooperazione richiesta dall’Italia
ha avuto l’esito auspicato e da qui, l’auspicio formulato nelle conclusioni
delle relazione suindicata, di “far diventare l’ARO lo strumento privilegiato
per rafforzare lo scambio di informazioni”.
Auspicio
che, ci auguriamo, sia riproposto, insieme ad altre iniziative e suggerimenti,
anche dalla prossima Commissione parlamentare Antimafia per far adottare le
iniziative anticrimine più adeguate in
un paese divenuto “il più appetibile per i criminali” ( cfr. la relazione conclusiva
delle Commissione parlamentare Antimafia, febbraio 2018). Una etichettatura
che, francamente, dovrebbe lasciare tutti sgomenti.
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