Carlo Lania – Il manifesto
25 settembre ’18
Rispetto
alle bozze del decreto circolate nelle scorse settimane appaiono attenuate
alcune misure repressive nei confronti di chi ha già ottenuto lo status di
rifugiato, al quale potrà essere revocata la protezione internazionale solo in
caso di condanna definitiva per una serie di gravi reati. Ma tra i rilievi
fatti pervenire nei giorni scorsi all’esecutivo dai tecnici del Quirinale,
questo sembra essere l’unico ad essere stato recepito. Per essere però subito
controbilanciato da una forte contrazione delle garanzie per chi la domanda di
asilo l’ha solo presentata ed è in attesa di una risposta da parte delle
commissioni territoriali, misura che viene accompagnata con analoghi
provvedimenti di sospetta incostituzionalità oppure che, come l’abolizione del
permesso umanitario e la limitazione del Sistema di protezione per richiedenti
asilo e rifugiati (Sprar) rischiano di provocare un aumento degli immigrati
irregolari, praticamente impossibili da rimpatriare e per questo condannati
alla clandestinità.
Annunciato
più volte come imminente, il decreto Salvini su immigrazione e sicurezza è
stato approvato ieri all’unanimità dal consiglio dei ministri e potrebbe
arrivare oggi all’esame del Colle, subito dopo il decreto urgenze su Genova.
«Non è un decreto blindato» ha tenuto a specificare il ministro degli Interni,
consapevole del malumore esistente tra gli alleati grillini per alcune delle
misure contenute nel provvedimento, tanto da ricordare che il parlamento potrà
intervenire per eventuali modifiche. E le mani avanti le mette anche il premier
Conte ricordando a sua volta come il testo del provvedimento sia stato
anticipato al Quirinale. «C’è stata un’interlocuzione», spiega Conte al termine
del consiglio dei ministri. «Non dico che Sergio Mattarella abbia approvato,
non sarebbe rispettoso del galateo istituzionale. Il presidente avrà tutto
l’agio di fare eventuali rilievi». Precisazione che non mette al riparo il
governo da possibili critiche.
Tra
le misure destinate a suscitare polemiche c’è l’abrogazione della protezione
umanitaria, sostituita da un permesso temporaneo riconosciuto solo per casi
eccezionali. Sei sono quelli previsti dal decreto: atti di particolare valore
civile, grave sfruttamento lavorativo, violenza domestica, eccezionali calamità
naturali e, infine, motivi di salute di eccezionale gravità.
Giro
di vite anche per quanto riguarda il tempo in cui è possibile trattenere un
migrante all’interno dei Centri per il rimpatrio (Cpr) e che può essere
prolungato fino a 180 giorni, in linea con quanto già previsto da una direttiva
europea del 2008. Trenta giorni è invece il tempo durante il quale un
richiedente asilo può essere trattenuto in un hotspot al fine di accertarne
l’identità e la nazionalità. Anche in questo caso, però, se dovessero sorgere
difficoltà nell’identificazione la detenzione può essere prolungata fino a sei
mesi. Prevista anche la possibilità di detenere i migranti in «strutture nella
disponibilità della pubblica sicurezza», come ad esempio caserme e
commissariati, in caso di mancanza di posti nei Cpr. Al migrante espulso è
inoltre vietato il rientro non solo in Italia ma in tutti i Paesi dell’area
Schengen.
Altro
punto delicato riguarda la possibilità di negare o addirittura revocare la
protezione internazionale. Il decreto amplia la fattispecie di reati per i
quali questa misura è possibile inserendo reati di allarme sociale come la
violenza sessuale, la produzione, il traffico e la detenzione a uso non
personale di sostanze stupefacenti, rapina ed estorsione, violenza o minaccia a
pubblico ufficiale (inizialmente era prevista anche la resistenza), lesioni
personali gravi o gravissime, la mutilazione degli organi genitali femminili
nonchè il furto e il furto in abitazione aggravati dal porto di armi.
Per
quanti riguarda i richiedenti asilo, invece, è previsto che l’esame della
domanda di protezione possa essere sospeso nel caso il migrante abbia commesso
un reato. «Basterà una condanna di primo grado», ha spiegato Salvini. In realtà
nel testo decreto, almeno in quello circolato fino a ieri sera, non si fa cenno
a eventuali condanne ma è prevista la sospensione dell’esame della domanda di
asilo anche per il semplice avvio di un procedimento penale con conseguente
obbligo di lasciare il territorio nazionale. In caso di sentenza definitiva di
assoluzione, l’interessato avrà 12 mesi di tempo per chiedere che la
commissione riavvii l’esame della domanda di asilo.
Novità
anche per quanto riguarda il Sistema di protezione richiedenti asilo e
rifugiati (Sprar) gestiti dai Comuni. In futuro potrà accedervi solo coloro che
avranno avuto riconosciuta la protezione internazionale e i minori non
accompagnati. Tutti gli altri saranno destinati ai Centri di accoglienza
straordinaria (Cas) con il rischio di creare megacentri destinati e tensioni
con le popolazioni locali.
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