Riccardo Barlaam - NIgrizia
26 agosto 2018
«Non vogliamo i vostri aiuti
internazionali. Voi dovete però pagare le nostre materie prime». Alcuni paesi
africani sembrano alzare la testa di fronte allo strapotere delle
multinazionali dell’energia, delle materie prime minerarie e dell’acqua, e alle
lusinghe delle valigette colme di dollari. La strada della corruzione è quella
più veloce e praticata da sempre. Che porta ricchezze illecite ai governanti.
Ma depredano interi popoli del loro futuro.
A febbraio, in Gabon, la polizia
è entrata negli uffici locali di Veolia, colosso francese di energia e acqua,
mostrando un decreto del governo che disponeva il sequestro di tutti gli asset
della società. L’accusa: il non rispetto delle normative ambientali. Veolia ha
avuto una reazione decisa, sostenendo che l’esproprio era illegittimo, che
colpiva una azienda che sta investendo da anni nel paese.
Qualche giorno dopo, il
presidente di Gibuti ha annunciato che il governo ritirava la concessione a Dp
World, l’operatore portuale di Dubai che gestisce i traffici della logistica
nel mega terminal di Doraleh. Per anni è stata accusata di pagare tariffe
risibili. Anche lì la risposta della società straniera è stata fortemente
critica, con minacce di ricorsi per danni al governo di Gibuti.
Ma la storia più nota riguarda la
Rd Congo, il maggiore produttore mondiale di cobalto, minerale chiave nella
produzione di batterie elettriche necessarie per smartphone e auto elettriche.
I suoi prezzi nell’ultimo anno sono raddoppiati. Le società minerarie fanno a
gara per aggiudicarsi i nuovi campi estrattivi. Ma nella filiera produttiva ci
sono falle: migliaia di persone sono sfruttate in improvvisate miniere che
inquinano le falde acquifere.
Nei villaggi accanto alle
miniere hanno accertato la diffusione di neoplasie, finora sconosciute in
quell’area, e l’aumento esponenziale delle malformazioni sui neonati. Secondo
Amnesty international almeno un quinto del cobalto prodotto dalla Rd Congo
viene da canali non ufficiali. Il paese ha appena approvato una nuova legge
mineraria che aumenta le royalties pagate dalle major minerarie dal 2% al 10%.
Non un gran che. Eppure le grandi corporation come Glencore, China Molybdenum,
Cdm, Rangold e Ivanhoe hanno alzato la voce contro la nuova legge mineraria. Ma
il vento potrebbe essere cambiato
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