Sandro Carli– Jobnews
01 Settembre 2018
01 Settembre 2018
C’è poco da star sereni anche se l’Istat ci prova e
ci racconta che cala la disoccupazione. Ci sono anche giornali che ci credono e
così titolano. Ma tutti sanno bene che non è vero. Possono crederci personaggi
come Di Maio e Salvini i quali non sanno neppure dove abitano le parole lavoro,
economia. Il primo continua a far la voce grossa con i Commissari della Ue i
quali mandano chiari avvisi al ministro Tria perché, dal momento che lui di
economia se ne intende, moderi i due vicepremier se l’Italia vuole che la Ue
abbia un occhio di riguardo, magari lo socchiuda, per quanto attiene al
documento di economia e finanza, il Def e poi il Bilancio del 2019 ma i
vincoli economici che valgono per tutti
non si possono eludere come ha sottolineato Moscovici. In tarda serata giunge
il giudizio dell’agenzia di rating Fitch.
Il debito pubblico dell’Italia rimarrà ”molto elevato”, scrive Fitch in
una nota, lasciando il paese ”più esposto a potenziali shock”. Fitch sottolinea
fra le criticità la ”natura nuova e non collaudata del governo, le
considerevoli differenze politiche fra i partner della coalizione e le
contraddizioni fra gli elevati costi dell’attuazione degli impegni presi nel
‘Contratto’ e l’obiettivo di ridurre il debito pubblico. Non è chiaro come
queste tensioni politiche saranno risolte”.
Non è un caso che ci sia grande attesa negli
ambienti economici per il pronunciamento della agenzia di rating, Fitch, ma già
prima Moody’s, poi anche l’Ocse avevano rivisto al ribasso i parametri
economici, il Pil dal 1,5 all’1,2 nel 2018, e dall’1,2 all’1,1 nel 2019. Ma a dare un segnale netto, negativo,
preoccupante, malgrado l’euforia dell’Istat arrivano i dati della Borsa di
Milano che non solo chiude ancora una volta in rosso ma vede volare lo spread
tra i nostri Btp e il tedesco Bund che sfiora i 290 punti, 289,9 in chiusura,
con il rendimento del decennale italiano al 3,22%. Male le banche, in rosso
aziende come Pirelli (-4,6%), Brembo (-2,4%), Fca (-1,9%) e Ferrari (-1%).
Arretrano Carige (-3,2%), Banco Bpm (-3,1%), Mps (-2%), Mediobanca (-1,6%),
Intesa e Unicredit (-1,3%). Male Tim (-3,3%) e Mediaset (-1,4%). In calo
Atlantia (-1%), nel giorno del cda insieme a quello di Autostrade. Non solo i
nostri titoli vengono comprati ma al rialzo del loro valore.
Le persone che hanno
un lavoro sono diminuite di 28 mila
È in questa situazione che nel mese in cui è entrato
in vigore il “decreto dignità” Istat scopre che il tasso di disoccupazione è
sceso al 10,4 con un calo di 0,4 punti in percentuale rispetto a giugno. Anche
se si trattasse di un dato reale ci sarebbe poco da gioire perché saremmo
tornati ai livelli di marzo 2012. In realtà, il calo della disoccupazione che,
dice Istat, riguarda “entrambi i generi e tutte le classi d’età”, si deve a
113mila persone in cerca di lavoro in meno. In calo anche la disoccupazione
giovanile, scesa al 30,8% (-1,0 punti). Anche in questo caso si tratta di un
incremento di chi non studia e non cerca lavoro. Non solo. Leggendo bene i dati
si scopre che la stima degli occupati registra ancora una lieve flessione: ci
sono 28mila persone in meno con un lavoro, il -0,1% su base mensile. Resta
ampiamente positivo il dato annuo (+277mila occupati), ma “la diminuzione
congiunturale dell’occupazione è interamente determinata dalla componente
femminile e si concentra tra le persone di 15-49 anni, mentre risultano in aumento
gli occupati ultracinquantenni”, afferma l’Istituto. Ma, guarda caso, si
registra una flessione per i dipendenti permanenti (-44 mila), mentre crescono
in misura contenuta i dipendenti a termine e gli indipendenti (entrambi +8
mila). “Si conferma – dice anche Istat – una ormai consolidata tendenza
all’incremento dei contratti a termine, sottolineando un recupero degli
autonomi che caratterizza le ultime rilevazioni. Entriamo nel mondo degli
inattivi. Aumenta l’esercito – dice Istat – di chi neanche si avvicina al mondo
occupazionale, ovvero non ha lavoro e non lo cerca. I cosiddetti inattivi tra i
15 e i 64 anni risultano in crescita dello 0,7%, ovvero +89 mila persone.
L’aumento coinvolge le donne (+73 mila) e gli uomini (+16 mila) e si
distribuisce tra i 15-49enni. Il tasso di inattività sale al 34,3% (+0,3 punti
percentuali)”. I dati sull’occupazione degli ultimi 12 mesi (luglio 2017-luglio
2018) mostrano ancora una volta, in modo molto netto, come la composizione del
mercato del lavoro stia cambiando radicalmente. Più 400mila tra occupati a
termine e autonomi e meno 122mila permanenti.
Scacchetti (Cgil).
Ripresa molto fragile, crescita inferiore alla media europea.
Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil,
riferendosi anche ai dati resi noti dall’Osservatorio dell’Inps afferma che
“continua l’andamento altalenante dei dati relativi al mercato del lavoro,
indice di una ripresa molto fragile e di una crescita inferiore alla media dei
Paesi europei”. La segretaria confederale sottolinea “la crescita significativa soprattutto dei
contratti a termine, in somministrazione
e del lavoro intermittente. Preoccupa il
calo nel 2018 delle trasformazioni dei contratti di apprendistato da
contrastare con opportune politiche di sostegno. Qualora ce ne fosse ancora
bisogno – afferma – qualità e stabilità del lavoro sono le prerogative per la
riduzione delle disuguaglianze e per lo sviluppo del Paese”.
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