L’unico
paese del G7 che vede un rallentamento della crescita nel secondo trimestre 201
Bruno Perini – Il manifesto
28 Agosto 2018
Prima le grigie previsioni di
Moody’s poi le crude cifre dell’Ocse: l’Italia non riesce a decollare, anzi
arranca. E questo ha un effetto immediato sui redditi e sui consumi. E’ vero
che lo spread ieri è sceso a 273 punti dai 280 di venerdì, ma l’instabilità e
l’incertezza tra gli investitori rimangono a causa anche nelle nebbie che si
intravedono nei rapporti politici tra Italia e Bruxelles. E’ con questo quadro
macroeconomico che il ministro Giovanni Tria, attualmente in Cina, dovrà fare i
conti. La speculazione infatti non arretra: è in uno stato di tregua armata.
Ma vediamo che cosa ci dicono gli
analisti dell’Ocse.
L’ITALIA È L’UNICO PAESE del G7
che nel secondo trimestre dell’anno ha registrato un rallentamento della
crescita. Tra aprile e giugno 2018 la crescita dell’area è stata dello 0,6%
contro lo 0,5% del primo trimestre. L’accelerazione si è sentita negli Usa, con
un balzo dallo 0,5% all’1%, in Giappone (+0,5% da -0,2%), in Germania (+0,5% da
0,4%) e nel Regno Unito (+0,4% da +0,2%). Il Pil è stato stabile in Francia
(+0,2%), mentre in Italia ha rallentato da +0,3% a +0,2%. Il dato del Canada
non è ancora disponibile.
La crescita del Pil, evidenzia
ancora l’Ocse, è rimasta stabile allo 0,4% sia nella Ue che nell’eurozona. Su
base annua, l’economia nell’area dell’organizzazione ha rallentato marginalmente,
passando dalla crescita del 2,6% del primo trimestre a +2,5% del secondo
trimestre (rispetto allo stesso periodo del 2017). Tra i Paesi del G7, gli
Stati Uniti hanno segnato un picco di +2,8%, mentre per il Giappone la crescita
è stata la più bassa su base annua, pari a +1,0%. Se si guarda più da vicino
l’economia italiana il quadro è ancora peggiore.
NEL PRIMO TRIMESTRE del 2018 i
redditi reali procapite delle famiglie nell’area Ocse sono saliti dello 0,7%,
ma non in Italia, dove scendono dello 0,2%. «Un fatto gravissimo, che
denunciamo da anni. Urge una politica dei redditi. Non è possibile che tutto,
dalle multe per le violazioni al Codice della strada alle tariffe dell’acqua,
sia adeguato all’inflazione, tranne gli stipendi. In questi anni di privatizzazioni,
ma non di liberalizzazioni, tutte le tariffe, dalla luce ai pedaggi
autostradali, sono aumentate più dell’inflazione, mentre le retribuzioni sono
rimaste al palo», afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale
consumatori. Che punta il dito anche sui livelli contrattuali: «Dopo i rinnovi
contrattuali e la fine del blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici, fermi
dal 2010, l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è aumentato del 2% su
base annua, del 4,1% per quelli della pubblica amministrazione, ma siamo ben
lontani dall’aver recuperato quanto i lavoratori hanno perso in questi anni di
crisi e di mancati rinnovi, come attestano i dati Ocse».
STIME DI CRESCITA MENO buone
delle attese, agenzie di rating che alla fine di agosto potrebbero trasformare
i nostri Btp in carta straccia, Bruxelles che rimanda al mittente la sfida
all’ok korral lanciata dal governo Conte-Di Maio-Salvini, un programma di
governo che appare ormai senza coperture: per il ministro dell’Economia Giovanni
Tria si prepara un autunno di fuoco, appesantito dai recenti contrasti con
l’Europa sull’immigrazione. E per reperire risorse il governo Lega-M5S pensa ad
una riedizione della voluntary disclosure per regolarizzare il contante
custodito all’estero, una sorta di scudo fiscale nuova versione già bocciata
dagli esperti.
Sul fronte delle agenzie di
rating, solo pochi giorni fa Moody’s ha tagliato le stime sul Pil italiano
dall’1,5% all’1,2% per quest’anno e dall’1,2% all’1,1% per il 2019.
IL GIUDIZIO SUL RATING sovrano
arriverà invece a fine ottobre. E cruciali per il quadro della crescita che si
preannuncia ribassato rispetto alle attese, saranno le stime dei conti
economici trimestrali (aprile-giugno) che l’Istat pubblicherà venerdì 31
agosto, e la Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana per il mese di
agosto del 7 settembre. Previsioni che saranno alla base del consueto confronto
sulla congiuntura economica e sui conti di Tria con i colleghi europei
all’Ecofin informale del 7 e 8 settembre a Vienna.
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