Andrea Fabozzi - Il manifesto
31 Agosto 2018
31 Agosto 2018
Con il trasferimento degli atti
da Agrigento a Palermo, atteso per oggi, parte il procedimento giudiziario
speciale contro Matteo Salvini per la vicenda della nave Diciotti. Con due
nuove accuse, che si aggiungono al fascicolo aperto dal procuratore Patronaggio
il 18 agosto per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio. I due
nuovi reati ipotizzati sono omissione di atti di ufficio (per la mancata
indicazione del porto di sbarco) e il più grave sequestro di persona a scopo di
coazione. Per il quale la pena va da 25 a 30 anni. Salvini è quasi reo
confesso, dal momento che ieri ha così commentato la notizia: «Rivendico di
aver bonariamente ricattato l’Unione europea».
Il reato, introdotto sul finire
della legislatura scorsa nel codice penale all’articolo 289-ter, è previsto dal
1986 nell’ordinamento italiano in attuazione della convenzione di New York
contro la presa di ostaggi in guerra. Salvini, che dall’inizio dell’odissea
della Diciotti ha collezionato tante denunce da parte di singoli e
associazioni, era stato denunciato anche per questo specifico reato dal
radicale Riccardo Magi, alla procura di Catania. Denuncia trasferita ad
Agrigento, che ha cominciato a indagare per competenza territoriale quando la
nave si trovava al largo di Lampedusa. «Rischio 30 anni per aver difeso il
diritto alla sicurezza degli italiani», ha detto ieri Salvini, aggiungendo di
avere molta voglia di incontrare il magistrato che lo indaga.
Ma non vedrà il procuratore di
Agrigento Patronaggio, che dopo aver raccolto i nomi di tutte le persone
trattenute per dieci giorni a bordo della nave, vittime che più avanti
potrebbero presentare memorie ed essere ascoltate, passa adesso ufficialmente
la mano a Palermo. La procedura contro i ministri prevede infatti che la
competenza sia della procura del distretto di Corte d’appello, che però non
dovrà fare altro che trasmettere, entro quindici giorni, gli atti allo speciale
«tribunale dei ministri» già formato (si rinnova ogni due anni) con estrazione
a sorte di tre magistrati. Sono Fabio Pilato, presidente, attualmente
all’ufficio gip di Palermo ma con un passato di giudice tutelare che si è
occupato anche dell’affidamento dei minori immigrati senza famiglia; Filippo
Serio, giudice del riesame, nel 2011 messo all’indice dal sito neonazista
Stormfront per aver scarcerato un nigeriano perché l’ordinanza contro di lui
non era stata tradotta in inglese e non aveva potuto leggerla; Giuseppe Sidoti
che recentemente ha fatto parte del collegio che ha respinto l’istanza di
fallimento del Palermo calcio.
L’articolo 289-ter sembra essere
stato scritto proprio per Salvini, che per dieci giorni ha detto che non
avrebbe consentito lo sbarco dei profughi della Diciotti se «l’Europa» non
avesse accettato di ospitarne una parte. Punisce infatti chiunque «sequestra
una persona o la tiene in suo potere minacciando di ucciderla, di ferirla o di
continuarne a tenerla sequestrata al fine di costringere un terzo, sia questo
uno Stato, una organizzazione internazionale tra più governi, una persona
fisica o giuridica o una collettività di persone fisiche, a compiere un
qualsiasi atto o ad astenersene, subordinando la liberazione della persona
sequestrata a tale azione od omissione». La pena, trent’anni di massima,
secondo la legge costituzionale che ha riformato i procedimenti contro i
ministri, potrebbe addirittura essere aumentata di un terzo nel caso fosse
riscontrata la «eccezionale gravità del reato».
Mentre il capo di gabinetto di
Salvini sarà indagato a Palermo secondo le procedure normali, i tre giudici del
tribunale dei ministri avranno novanta giorni per decidere se procedere o no contro
il ministro. Saremo così a fine novembre. Altri sessanta giorni, ed eccoci a
febbraio 2019, potrebbero essere necessari in caso di una contestata decisione
di archiviazione. Se invece i magistrati ritenessero di andare avanti,
dovrebbero inoltrare autorizzazione a procedere al senato, che prima la giunta
e poi l’aula dovrebbe votare entro altri sessanta giorni. Dunque febbraio, o
aprile. Piena campagna elettorale per le europee. «Le due nuove accuse sono per
me due nuove medaglie», ha detto ieri Salvini.
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