Escalation.
Da Bruxelles nessuna soluzione per i migranti prigionieri sulla nave Diciotti.
Conte: «Europa ipocrita, trarremo le conseguenze»
Andrea Colombo, Carlo Lania – Il
manifesto
25 agosto 2018
«Tengo in poco conto le minacce,
soprattutto le minacce di questo tipo» dice con tono quasi di sufficienza il
premier austriaco Sebastian Kurz, presidente di turno dell’Unione europea ma
soprattutto uno che in teoria dovrebbe essere un alleato di Matteo Salvini. Le
sue parole sono state solo l’inizio di una giornata che ha rappresentato una
sconfitta a tutto campo per la coppia Salvini-Di Maio, che solo ventiquattro
ore prima avevano minacciato di non pagare più 20 miliardi di euro di
contributi se ieri da Bruxelles non fosse arrivata una soluzione ai migranti
chiusi da giorni sulla nave Diciotti. La soluzione non solo non è arrivata ma
nella riunione di ieri, convocata appositamente dalla Commissione europea, al
rappresentante del Viminale è stato fatto presente che non è certo alzando la
voce e minacciando che in Europa si risolvono i problemi. «I ricatti del
governo – è stato spiegato – hanno peggiorato il clima». Un esito che a Roma
provoca la reazione del premier Giuseppe Conte, per il quale «l’Italia trarrà
le conseguenze di quanto accaduto». Con i due vicepremier che tornano di nuovo
a minacciare di non versare il previsto contributo al bilancio europeo.
Peggio di così non sarebbe potuta
andare. Al braccio di ferro voluto dal ministro degli Interni, Bruxelles ha
risposto con determinazione col risultato, come facevano notare ieri sera fonti
Ue, che adesso «l’Italia è ancora più isolata». E il peggio è che ora nel
governo giallo verde nessuno saprebbe come fare per uscire dal vicolo cieco in
cui l’ha portato il titolare del Viminale. La corda, infatti sarebbe stata
tirata troppo per un’inversione di rotta e del resto è impensabile, nonostante
i continui proclami di Salvini, continuare a tenere 148 uomini e donne già
duramente provati dalla permanenza in Libia ancora prigionieri sulla Diciotti.
Specie al Viminale l’irritazione
sarebbe soprattutto verso il presidente del consiglio Conte. «Adesso ci pensa
lui a tiraci fuori da questa situazione», si sarebbe sfogato Salvini con i suoi
collaboratori più fidati. «Per giorni ci ha detto di stare calmi perché stava
trattando con l’Europa e che avrebbe risolto tutto, ma così non è stato». Non
si salverebbe neanche Enzo Moavero Milanesi. Per giorni il ministro degli
Esteri si è mosso contattando i partner europei ma, avrebbe detto Salvini, «lo
ha fatto troppo tardi e comunque solo dopo la nostra sollecitazione». Per di più
ieri Moavero ha ribadito che «pagare i contributi all’Ue è un dovere legale dei
membri».
A far male è soprattutto la
constatazione che a Bruxelles le minacce italiane non hanno impressionato più
di tanto. Nelle speranze di Roma la riunione di ieri avrebbe dovuto portare a
un meccanismo di condivisione dei migranti che arrivano in Italia. Quello che è
stato presentato è invece un documento in cui si affrontava sì la
redistribuzione dei migranti ma solo di quanti hanno avuto il riconoscimento
dello status di rifugiato e non dei tutti i richiedenti asilo. Ribadendo per di
più l’obbligo di accoglienza per il Paese di primo approdo. Insomma quello che
prevede già adesso il regolamento di Dublino con solo qualche leggera modifica.
Visto il documento, al rappresentate italiano non è rimasto altro da fare che
alzarsi e lasciare la riunione.
Il premier Conte parla di
«ipocrisia» dell’Unione europea e promette di «trarne le conseguenze».
Difficile dire cosa significa. Non pagare i contributi dovuti significherebbe
mettere di fatto l’Italia fuori dall’Unione europea. «Sarebbe la prima volta
nella storia dell’Ue», avverte il commissario europeo al Bilancio Gunther
Ottinger, per il quale come minimo l’Italia dovrebbe prevedere gli interessi
sul ritardato pagamento. Ma non solo: «Si tratta di una violazione degli
obblighi dei trattati e porterebbe a possibili ulteriori pesanti sanzioni». Pur
escludendo, come ha fatto ieri Di Maio, lo scenario più catastrofico come una
possibile uscita dell’Italia dall’Ue, l’ipotesi di bloccare i pagamenti non è
però esclusa del tutto. Un po’ convinti e un po’ forse perché costretti dalla
situazione, i due vicepremier l’hanno ribadito ancora ieri sera. Più
realisticamente, Conte non esclude invece la possibilità che l’Italia si metta
di traverso cominciando a porre il veto sulle questioni più importanti che
verranno discusse in futuro a Bruxelles. Salvini intanto cerca alleati. La
prossima settimana vedrà il premier ungherese Viktor Orban che condivide in
tutto e per tutto le sue decisioni sui migranti. Ma che non ci pensa neanche a
prenderne qualcuno per aiutare l’amico leghista a uscire da una situazione che
diventa sempre più complicata.
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