Mercante
di umani. Il Viminale cede allo sbarco «ma non saranno a carico degli italiani»
Solo quaranta all’estero: 20 in Irlanda e 20 fuori dalla Ue, in Albania
Andrea Fabozzi.– Il manifesto
26 agosto 2018
Non è la guerra ai migranti per
interposta Europa, è il contrario. Nel silenzio del presidente del Consiglio, è
ancora il ministro dell’interno ad annunciare che l’Italia sta cercando di
convincere alcuni paesi extra Ue ad accogliere una quota di migranti ancora a
bordo della nave Diciotti. Poi è la Farnesina a comunicare che l’Albania, per
prima, ha accettato di prenderne venti. Segue tweet di conferma del ministro
degli esteri di Tirana (a capo del governo c’è il socialista Edi Rama), Ditmir
Bushat: «Non ci possiamo sostituire all’Europa ma noi siamo sempre qui, ieri
l’Italia ci ha salvati, oggi siamo pronti ad aiutare». Oggi è l’Italia che
prova a deportare i profughi fuori dai confini europei. Ma per uscire dal
tunnel il governo deve chiedere aiuto alla Chiesa italiana e Salvini la
ringrazia così: «I vescovi hanno aperto le porte, i cuori e i portafogli. Va
bene, noi prendiamo quello che viene».
«Gran parte dei migranti saranno
ospitati dalla Chiesa italiana», è sempre Salvini in comizio a dare la notizia.
Ma dal Viminale, sempre più ufficio unico di governo, anche se il titolare è
ancora a Pinzolo alla festa della Lega, fanno sapere che altre trattative sono
in corso. Perché Salvini ha bisogno di segnare un punto che allontani il
rischio di farlo apparire come lo sconfitto. Fa circolare anche il nome di
altri stati extra Ue disponibili come la Serbia e il Montenegro. Si fa avanti
invece l’Irlanda: «Ne accoglieremo 20-25, la solidarietà europea è importante».
Da notare che proprio ieri il papa era in Irlanda, dove ha incontrato anche il
premier Leo Varadkar.
L’obiettivo di scardinare il
sistema comunitario è dichiarato. Salvini malgrado debba registrare uno stop, è
inarrestabile nel dettare la linea del governo gialloverde. «Non voteremo il
bilancio della Ue, almeno fino a quando non intervengono sul tema
dell’immigrazione», dichiara. Poi illustra il prossimo incontro, martedì, a
Milano con il premier ultra nazionalista Orban: «I soldi che gli italiani
versano a Bruxelles devono essere usati per difendere i confini esterni,
ovunque. Con Orban c’è condivisione, dobbiamo avere un’immigrazione illegale
pari a zero». L’unico segnale del presidente del Consiglio Conte sta nei
comunicati del Pd e di Leu che ne chiedono a più riprese la convocazione in
parlamento: di fronte a una crisi del genere non può continuare a tacere. La
richiesta cade nel vuoto.
Conte, che pure avverte i rischi
di questa linea di scontro totale con la Ue, che ha già prodotto l’isolamento
dell’Italia nella riunione degli sherpa a Bruxelles, non è riuscito a spostare
Salvini. E mentre queste «trattative» con «alcuni paesi a noi più vicini» vanno
avanti, quasi centocinquanta profughi restano fino a tarda sera a bordo di una
nave dove ormai la situazione è insostenibile. Per il Viminale il braccio di
ferro con la Ue viene prima di tutto: «Il principio è che non paghino gli
italiani». I migranti resteranno però nel territorio nazionale.
In serata, durante lo stesso
comizio ai leghisti, Salvini annuncia vuole dare lui la notizia che la fine
dell’odissea è imminente. «Ho ritenuto di farli sbarcare». L’esibizione
muscolare cerca di coprire la presa d’atto del fallimento. Per dieci giorni
infatti Salvini si era impegnato a non far sbarcare i migranti se i paesi
europei non avessero accettato di accoglierli. Adesso dice che l’importante è
che non stiano in Italia, oppure che stiano in Italia ma a carico delle
diocesi. I particolari per l’accoglienza di un centinaio di migranti, dice però
il portavoce della Cei, andranno definiti. Le quote di profughi che il Viminale
riesce a collocare fuori dall’Europa sono così simboliche. Molti di loro,
perché minori o perché in pessime condizioni di salute, non potevano comunque
essere deportati. Resta da vedere se e come il ministro dell’interno riuscirà a
stracciare altre leggi nazionali e internazionali per impedire ai migranti
destinati all’Albania di avanzare la richiesta di asilo.
La richiesta si deve in realtà considerare
come già fatta, visto che per il diritto italiano e perfino secondo il manuale
di Schengen distribuito alle frontiere, è effettiva nel momento in cui il
migrante manifesta la prima volontà di essere protetto. Cosa che a bordo della
Diciotti è più volte avvenuta. Per deportarli al di fuori dei confini europei,
a meno che non si tratti di persone che accettano l’Albania, Salvini potrebbe
provare a impedire la formalizzazione della richiesta.
La dottrina Salvini non è senza
conseguenze all’interno della maggioranza. Nuovi parlamentari grillini
segnalano il loro disagio, ma soprattutto Di Maio fa diffondere una nota dai
capigruppo M5S di camera e senato in cui si prendono le distanze dal vertice di
Milano con Orban. «L’incontro di Salvini è esclusivamente politico, non
istitituzionale, l’Ungheria non aderisce ai ricollocamenti». Segnali ancora
molto timidi. «La prossima nave può fare marcia indietro, adesso basta»,
conclude il comizio Salvini. Ma ovviamente non può finire così.
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