Nell’estremo
nord del Camerun il conflitto tra esercito e vigilantes contro il movimento
jihadista nigeriano Boko Haram sta scemando. Ma, avverte un rapporto
dell’International Crisis Group, la stabilità a lungo termine nella regione
dipenderà da come il governo affronterà alcune importanti sfide alla sicurezza.
Marco Cochi - Nigrizia
26 agosto 2018
«L’intensità dei combattimenti
tra le forze governative e gli insorti di Boko Haram nella regione camerunese
dell'Extreme Nord sta diminuendo, anche se il movimento rappresenta ancora una
minaccia e la situazione umanitaria rimane precaria».
Questo è quanto emerge dal nuovo
report dell’International Crisis Group (ICG), un’organizzazione non governativa
transnazionale, che dal 1995 svolge attività di ricerca sul campo in materia di
conflitti violenti.
Il report intitolato “Cameroon’s
Far North: a new chapter in the fight against Boko Haram” (Estremo Nord del
Camerun: un nuovo capitolo nella lotta contro Boko Haram) e diffuso la scorsa
settimana, propone al governo locale alcune misure volte a incoraggiare alla
resa il maggior numero di camerunesi che hanno aderito al movimento jihadista
nigeriano e a preparare la smobilitazione dei gruppi di autodifesa comunitaria
(vigilantes).
Due sfide per Yaoundé
Gli analisti dell’ICG spiegano
che la stabilità a lungo termine nella regione - che fa parte del più ampio
territorio del Lago Ciad, dove s'incontrano Niger, Ciad, Nigeria e Camerun -
dipenderà da come il governo saprà affrontare le due principali sfide alla
sicurezza: distinguere gli ex combattenti tra militanti pericolosi e altri che
hanno avuto un ruolo marginale nel sostegno a Boko Haram, e preparare in
maniera costruttiva la smobilitazione dei vigilantes, che hanno svolto un ruolo
determinante nel contrasto al gruppo estremista.
L’istituto di ricerca di
Bruxelles ritiene che tale approccio risulti fondamentale, in una fase assai
delicata per il paese africano che si trova a dover fronteggiare la ribellione
dei gruppi separatisti nelle regioni anglofone del North-West e South-West e
che continua ad essere gravato da elevati livelli di debito, che continuano a
imporre una forte pressione sulle finanze pubbliche. Senza dimenticare che il
prossimo 7 ottobre si terranno le elezioni presidenziali, nelle quali il
presidente Paul Biya correrà per un settimo mandato. Nel giugno del prossimo
anno, inoltre, il Camerun ospiterà la Coppa di calcio delle nazioni africane
2019.
Secondo le stime dell’ICG, dal
2014 il gruppo islamista in Camerun ha causato oltre duemila morti tra militari
e civili, e rapito circa mille persone. Gli strumenti principali adottati
dall’esecutivo camerunense per combattere i jihadisti nell’Extreme Nord, hanno
incluso l’adozione di misure per indurre i militanti a lasciare Boko Haram e
l’impiego di circa 14 mila vigilantes per supportare le forze di sicurezza, a
loro volta spesso accusate di violenze sui civili.
Processi equi e reinserimento
Lo studio evidenzia che da
ottobre 2017, il governo del Camerun ha manifestato una maggiore apertura
nell’accettare i disertori del gruppo terrorista nigeriano. E ad oggi, quasi
duecento ex combattenti si sono arresi. Anche se, secondo l’ICG, il governo dovrebbe
rafforzare questa politica, garantendo protezione agli ex jihadisti e la
certezza di un equo processo, al termine del quale difficilmente i non
combattenti dovranno affrontare il carcere. Oltre a ideare un programma di
sostegno per aiutare gli ex militanti a reintegrarsi nelle comunità di origine,
anche attraverso il confronto con i paesi vicini che hanno maggiore esperienza
in materia di buone pratiche per il reinserimento degli ex combattenti.
Per quanto riguarda i vigilantes,
le autorità dovrebbero monitorare in maniera più accurata le loro attività,
addestrarli meglio, indagare su tutte le accuse di abusi che gli sono state
attribuite e smobilitarli dalle aree in cui non sono più necessari, registrando
quelli che ancora detengono armi e stabilendo progetti per consentire il loro
reinserimento nella vita civile, aiutandoli a trovare lavoro o finanziando
microprogetti in settori come il commercio e l’agricoltura.
Il modo in cui il governo saprà
gestire queste sfide determinerà la possibilità di fornire una maggiore
stabilità all’estremo nord del paese africano. Infine, il rapporto ricorda che
la lotta contro Boko Haram in generale e il reinserimento degli ex membri in
particolare, vanno di pari passo con il rispetto dei diritti umani.
Per questo, i video di gravi
abusi, circolati di recente su Internet, che mostrano l’uccisione da parte di
soldati camerunesi di donne e bambini disarmati, accusati di appartenere a Boko
Haram, possono solo scoraggiare i miliziani dall’arrendersi. Ma al contrario,
spingerli a tornare in segreto in Camerun per compiere nuovi attacchi.
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