Francesca Mondin – Antimafia 2000
31 Agosto 2018
31 Agosto 2018
Uno spruzzo rosso sangue per ricordare dove,
ventisette anni fa, la mano mafiosa ha ucciso un rivoluzionario, un uomo
Libero, di nome e di fatto, che per primo aveva messo in discussione il sistema
mafioso del racket denunciando pubblicamente i suoi estorsori. A segnare il
pezzo di marciapiede che lasciò un segno indelebile nella vita di tutta la
famiglia, è stata la figlia dell’imprenditore ucciso, Alice Grassi, che ha
espresso la sua delusione per una “Città che non è cambiata molto” nonostante
alcuni cittadini abbiano seguito l’esempio del padre.
"Mio padre è stato un esempio - ha detto Alice alla commemorazione - Ma il suo esempio non è stato seguito altrimenti le denunce sarebbero molte di più”. Il problema, secondo Alice, intervistata da "La Repubblica", è culturale: “Al di là dei dati che riguardano le estorsioni, a me preoccupa su un altro aspetto: in questa città nessuno pensa che le cose si possano ottenere perché tu vali. Ogni cosa passa per raccomandazioni e favori. Manca il senso della comunità, ogni cosa si fa per il proprio interesse”. E se da una parte le associazioni antiracket come Addiopizzo si danno un gran da fare per stimolare una presa di responsabilità e coscienza, dall’altra la figlia di Libero Grassi ha fatto notare che: “Anche Addiopizzo oggi ha difficoltà a reclutare volontari. L’adesione dei commercianti all’iniziativa del consumo critico non ha più avuto la crescita dei primi anni. E, la cosa più triste, sembra essere venuta meno anche la memoria”, addirittura nel negozio di tessuti del padre, dove Alice lavora ancora “i clienti che vengono, per gran parte, nulla conoscono della storia di questo negozio, neppure sanno chi era Libero Grassi”. Questo però non comporta la rassegnazione dei figli di Libero Grassi ed Alice stessa ha evidenziato che comunque una consolazione c’è: “Adesso gli imprenditori possono denunciare e non rischiano quanto accaduto a mio padre”. Anche il fratello Davide è intervenuto ricordando i piccoli passi avanti che da allora sono stati fatti: "L'antiracket a Palermo è un tassello di questo Stato democratico che spero continui a ottenere risultati”.
Nonostante “il pizzo sia un fenomeno che esiste in questa città e Palermo continua a ospitare la mafia” Davide ha detto di aver “notato dei cambiamenti lenti ma visibili”. “Serve ancora tempo per prendere consapevolezza per debellare il potere mafioso - ha detto il figlio di Libero Grassi - ma la città non è soggiogata dalla mafia”. Alla cerimonia di ieri hanno partecipato,anche l'ex Presidente del Senato Pietro Grasso, oggi leader Leu, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il prefetto di Palermo Antonella De Miro, il vicepresidente della Regione siciliana Toto Cordaro, ma anche il deputato regionale Pd Antonello Cracolici. Presente anche il prefetto Domenico Cuttaia, Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura.
Sul luogo della commemorazione, tra gli altri, anche la Presidente di Confcommercio Patrizia Di Dio, Giuseppe Antoci e Tano Grasso, oltre al Presidente di AddiopizzoDaniele Marannano.
"Mio padre è stato un esempio - ha detto Alice alla commemorazione - Ma il suo esempio non è stato seguito altrimenti le denunce sarebbero molte di più”. Il problema, secondo Alice, intervistata da "La Repubblica", è culturale: “Al di là dei dati che riguardano le estorsioni, a me preoccupa su un altro aspetto: in questa città nessuno pensa che le cose si possano ottenere perché tu vali. Ogni cosa passa per raccomandazioni e favori. Manca il senso della comunità, ogni cosa si fa per il proprio interesse”. E se da una parte le associazioni antiracket come Addiopizzo si danno un gran da fare per stimolare una presa di responsabilità e coscienza, dall’altra la figlia di Libero Grassi ha fatto notare che: “Anche Addiopizzo oggi ha difficoltà a reclutare volontari. L’adesione dei commercianti all’iniziativa del consumo critico non ha più avuto la crescita dei primi anni. E, la cosa più triste, sembra essere venuta meno anche la memoria”, addirittura nel negozio di tessuti del padre, dove Alice lavora ancora “i clienti che vengono, per gran parte, nulla conoscono della storia di questo negozio, neppure sanno chi era Libero Grassi”. Questo però non comporta la rassegnazione dei figli di Libero Grassi ed Alice stessa ha evidenziato che comunque una consolazione c’è: “Adesso gli imprenditori possono denunciare e non rischiano quanto accaduto a mio padre”. Anche il fratello Davide è intervenuto ricordando i piccoli passi avanti che da allora sono stati fatti: "L'antiracket a Palermo è un tassello di questo Stato democratico che spero continui a ottenere risultati”.
Nonostante “il pizzo sia un fenomeno che esiste in questa città e Palermo continua a ospitare la mafia” Davide ha detto di aver “notato dei cambiamenti lenti ma visibili”. “Serve ancora tempo per prendere consapevolezza per debellare il potere mafioso - ha detto il figlio di Libero Grassi - ma la città non è soggiogata dalla mafia”. Alla cerimonia di ieri hanno partecipato,anche l'ex Presidente del Senato Pietro Grasso, oggi leader Leu, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il prefetto di Palermo Antonella De Miro, il vicepresidente della Regione siciliana Toto Cordaro, ma anche il deputato regionale Pd Antonello Cracolici. Presente anche il prefetto Domenico Cuttaia, Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura.
Sul luogo della commemorazione, tra gli altri, anche la Presidente di Confcommercio Patrizia Di Dio, Giuseppe Antoci e Tano Grasso, oltre al Presidente di AddiopizzoDaniele Marannano.
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