Carlo Lania - Il manifesto
31 Agosto 2018
31 Agosto 2018
Le ministre della Difesa francese
e tedesca fanno sapere di aver molto apprezzato i toni pacati e il senso di responsabilità
mostrato dalla collega Elisabetta Trenta, ma almeno per ora il piano operativo
della missione europea Sophia non cambia e i migranti continueranno a essere
sbarcati in Italia. «Ho trovato alcune porte aperte ma altre decisamente
chiuse», spiega la ministra italiana senza nascondere la delusione per l’esito
negativo del vertice, avuto ieri a Vienna, con i colleghi della Difesa dei 28.
E a questo punto le possibilità che l’Italia abbandoni la missione – della
quale è al comando fin dalla sua nascita nel 2015 – si fanno più concrete. «E’
chiaro che dovremo fare le nostre considerazioni, ogni decisione verrà presa
insieme al governo e al premier Giuseppe Conte», ammette la ministra.
Al tavolo viennese l’Italia si è
presentata ieri mattina con una proposta che prevede la rotazione tra gli Stati
membri dei porti di sbarco e la successiva divisione dei migranti. Un
meccanismo semplice, che permetterebbe di superare le polemiche degli ultimi
mesi. L’idea è stata però accolta con la solita freddezza dai partner europei,
da sempre contrari a una riscrittura delle regole prima della scadenza naturale
della missione prevista per la fine di dicembre. A fare muro, in particolare,
sono stati i paesi del Nord Europa. «Oggi mi sento molto delusa, ho visto che l’Europa
non c’è o non è presente», prosegue la ministra. «La scadenza delle missione è
tra tre mesi, rivedere le regole oggi o tra tre mesi cosa cambia?».
La realtà è che gli Stati puntano
a rimandare il più possibile modifiche che potrebbero dar vita a meccanismi
automatici di condivisione dei migranti che nessuno vuole davvero. A partire da
Ungheria, Polonia, Cechia e Slovacchia, quel blocco Visegrad con il quale il
ministro degli Interni Matteo Salvini spera di rovesciare gli attuali equilibri
dell’Ue.
Le possibilità di riuscire a
cambiare le regole della missione Sophia a questo punto sono sempre più
risicate, anche se la ministra Trenta continua a fare esercizio di ottimismo.
Ieri, al termine del vertice, ha avuto un lungo colloquio a quattr’occhi con la
collega francese Florence Parly e contatti ci sono stati anche con la tedesca
Ursula von der Leyen. «Qualche Paese potrebbe fare una dichiarazione un po’
diversa», aggiunge Trenta pensando al secondo vertice in programma a Vienna
oggi, quello dei ministri degli Esteri dove, in teoria, con Germania e Francia
potrebbe schierarsi anche la Spagna, il Paese attualmente maggiormente
interessato dagli sbarchi dei migranti. Molto più dell’Italia, dove invece si
sono ridotti ormai da mesi. «Chiediamo la solidarietà dei Paesi Ue e speriamo
ancora che arrivi, prima o poi. E che non sia troppo tardi», ha spiegato il
titolare della Farnesina Enzo Moavero Milanesi, che oggi ha il compito di
guidare una trattativa al limite del possibile.
L’esito più probabile è che come
al solito non si decida niente, rimandando tutto al Consiglio europeo del 20
settembre a Salisburgo. Il pretesto tecnico ci sarebbe: i ministri della Difesa
e degli Esteri possono stabilire l’apertura dei porti, ma l’eventuale
successiva divisione dei migranti tra i Paesi è una decisione che spetta ai
capi di Stato e di governo. Il rinvio sarebbe anche un modo per scavalcare il
31 agosto, data ultima entro la quale, in caso di mancata soluzione, l’Italia
ha minacciato di «fare da sola» e abbandonare la missione. Anche per questo a
Bruxelles sarebbe già pronto un piano B che prevederebbe il trasferimento alla
Spagna del comando della missione, con conseguente perdita di prestigio e
aumentato isolamento per l’Italia.
Tutte cose che non sembrano
preoccupare Matteo Salvini, che anche ieri è tornato a minacciare: «Ho chiesto
di condividere i porti di sbarco», ha detto il ministro degli Interni. «Se
anche a fronte di questa nuova richiesta otterremo un no dovremo valutare se
continuare a spendere soldi per una missione che sulla carta è internazionale
ma di fatto è tutta a carico di 60 milioni di italiani e di un solo Paese. Poi
faremo da soli, di sicuro non ci mancano la fantasia
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