Autostrada
A24/25. «Desecretate le concessioni»: la richiesta dei comuni di Lazio e
Abruzzo che hanno indetto una manifestazione per il 19 settembre
Eleonora Martini.– Il manifesto
25 agosto 2018
Dopo il crollo del ponte Morandi
di Genova e le ultime scosse di terremoto in Molise, il timore che
l’«Autostrada dei Parchi» che collega Roma all’Adriatico, tra le più care
d’Italia e senza una vera alternativa ferroviaria, si possa pure trasformare in
una trappola mortale per le migliaia di persone che ogni giorno la percorrono,
diventa sempre più diffuso e fondato.
Sono diventati ormai 92 i primi
cittadini – a cui si sono aggiunte due comunità montane e la provincia de
L’Aquila – che chiedono chiarezza e trasparenza sulla concessione statale
attribuita nel 2009 alla società Strada dei Parchi Spa, del Gruppo Toto (in via
di scadenza, ma la holding ne chiede il prolungamento), sui documenti accessori
non pubblicati sul sito istituzionale e sulle successive integrazioni e
modifiche. E soprattutto sullo stato dell’arte dei lavori di messa in
sicurezza, finanziati con soldi pubblici, dei 176 viadotti e delle 51 gallerie
che sono il punto debole dei circa 300 chilometri sui quali si sviluppano le
due tratte autostradali, comunque non ancora adeguate alle norme antisismiche.
A capo della folta pattuglia di
rappresentanti locali, una donna: la sindaca di Carsoli (Aq), l’avvocata Velia
Nazzarro, che dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, incontrato
finalmente il 30 luglio scorso, ha ottenuto solo tante promesse. E un no. La
concessione è secretata, ha spiegato il ministro pentastellato, una volta
paladino della trasparenza e nemico giurato della burocrazia, ripetendo
sostanzialmente quanto già comunicato formalmente dal Mit nei mesi precedenti:
«Questa amministrazione ha ritenuto opportuno formulare una richiesta di parere
agli Uffici all’uopo preposti del Dipartimento della funzione pubblica della
Presidenza del consiglio dei ministri per un maggior chiarimento in termine di
limiti all’accesso civico generalizzato».
E così, davanti all’ennesimo
scaricabarile, i sindaci hanno dato mandato all’avvocato dell’Anci Lazio,
Enrico Michetti, di presentare istanza di riesame contro il diniego, e hanno
deciso che questa volta non si faranno convincere da false promesse: il 19
settembre saranno a Roma a protestare sotto i palazzi del nuovo potere
giallo-verde che ha voltato loro le spalle. In molti infatti ricordano le
rassicurazioni ricevute da alcuni senatori pentastellati durante la scorsa
legislatura, mentre era aperta la trattativa con il ministro Delrio che per tre
anni aveva bloccato i rincari dei pedaggi prima che il Tar desse ragione alla
concessionaria. «Ora invece stiamo incontrando più difficoltà con il M5S che
con altri», accusa qualche amministratore, rigorosamente off-record.
Uno dei piloni dei viadotti
autostradali dell’A24/25
L’avvocata Nazzarro invece ci
mette la faccia: «La prima richiesta di accesso agli atti la facemmo già al
ministro Delrio, ma a marzo il Mit mi girò il diniego opposto dalla stessa
società di Toto. Poi ne presentammo altre, chiedendo anche al ministero quali
verifiche fossero state fatte sui lavori di adeguamento antisismico che la
società concessionaria ha fatto eseguire ad altre imprese a chiamata diretta.
Il Mit ha preso solo tempo e non ha risposto». Così, prosegue la sindaca di
Carsoli, «indicemmo una manifestazione per il 27 giugno, ma la segreteria di
Toninelli ci chiamò per fissare un incontro chiedendoci di annullare la data.
Il 5 luglio però al Mit il ministro non c’era e venimmo ricevuti dal
sottosegretario Dell’Orco che prese l’impegno di bloccare gli aumenti. Al
successivo incontro, il 30 luglio, non c’era nessuno degli interlocutori
precedenti, il ministro Toninelli ci ha ascoltato per cinque minuti e poi tutto
è rimasto come prima».
Per capire quanto pesa sulle
tasche dei cittadini laziali e abruzzesi questo tratto di autostrada, che non
ha alternative perché la ferrovia Roma-Pescara corre su una sola rotaia e i
treni impiegano quasi il triplo di quanto occorre in auto, basti pensare che il
pedaggio fino all’Aquila, 111 km, costa 13 euro, mentre ce ne vogliono 14,20
per i 176 km della Roma-Arezzo. Non è l’autostrada più cara d’Italia: sull’arco
alpino ci sono tratte perfino più costose, ma la Strada dei Parchi che attraversa
l’Appennino dovrebbe essere considerata, sostengono i sindaci, di montagna solo
nel suo tratto centrale, «con un dimezzamento delle tariffe». «E mentre si
parla tanto di ri-nazionalizzazione della gestione, qui si sta facendo un
regalo ai privati – conclude Nazzarro – E a pagare sono i cittadini».
Nessun commento:
Posta un commento