Mercante
di umani. Il vicepremier attacca il pm di Agrigento. L’inchiesta passa al
Tribunale dei ministri
Alfredo Marsala - Il manifesto
26 agosto 2018
La svolta è arrivata dopo gli
interrogatori dei funzionari del Viminale a Palazzo di giustizia di Roma:
Matteo Salvini è indagato. Dopo avere ascoltato Gerarda Pantalone e il suo
vice, Bruno Corda, ai vertici del dipartimento delle Libertà civili del
Viminale, il capo della Procura di Agrigento, Luigi Patronaggio, ha trasmesso
il fascicolo al tribunale dei ministri di Palermo. Nell’inchiesta, che era
stata aperta contro ignoti, spuntano i primi nomi. Sono quelli del vicepremier e
del suo capo di gabinetto al ministero. Sequestro di persona, arresto illegale
e abuso d’ufficio, sono le ipotesi di reato contestate al capo del Viminale e
al suo più stretto collaboratore.
L’INDAGINE passa così al
tribunale competente per i reati commessi dai ministri nell’esercizio delle
loro funzioni perché la magistratura ordinaria non può agire. Dopo avere
valutato le informazioni ricevute dai due prefetti e la documentazione a
supporto, il capo della Procura di Agrigento, che aveva aperto l’indagine per
sequestro di persona e arresto illegale dei 190 migranti a bordo della Diciotti
ormeggiata da sei giorni nel porto di Catania, codice alla mano, ha informato i
colleghi di Palermo.
È lo stesso Patronaggio ieri sera
a spiegare gli sviluppi dell’indagine diramando una nota nel tentativo di
disinnescare eventuali, e sicure, polemiche: «La procedura, prevista e imposta
dalla legge costituzionale 16/1/89 n. 1, permetterà, con tutte le garanzie e le
immunità previste, di sottoporre a un giudice collegiale specializzato le
condotte poste in essere dagli indagati nell’esercizio delle loro funzioni, uno
dei quali appartenente ai qualificati soggetti indicati all’articolo 4 della
norma costituzionale».
I MAGISTRATI ritengono che sia
stato il ministro Salvini a capo della catena di comando, che ha imposto il
trattenimento a bordo della nave Diciotti dei 190 migranti, costretta a
rimanere per giorni al largo di Lampedusa prima di approdare nel porto di
Catania su disposizione del ministro per le Infrastrutture, Danilo Toninelli.
Sarebbe partito da Salvini l’ordine di vietare lo sbarco dei profughi
attraverso il suo Capo di gabinetto, che avrebbe gestito le fasi della
decisione che ha costretto il comandante della Diciotti, Massimo Korthmeir, a
impedire ai migranti di lasciare la nave.
IL REATO IPOTIZZATO in prima
battuta, quello di sequestro di persona e arresto illegale, potrebbe essere
cambiato nel sequestro di persona a scopo di coazione, introdotto a marzo nel
codice penale e punito con la reclusione fino a 30 anni. Senza l’autorizzazione
del Parlamento, Matteo Salvini, in quanto senatore, potrebbe essere sentito
solo come testimone e non come indagato. Il ministro incassa il colpo e attacca
i magistrati: «Cosa porti a casa? Che ti indagano. Aspetto con il sorriso il
procuratore di Agrigento, voglio spiegargli le mie ragioni. Aspetto un
procuratore che indaghi i trafficanti e chi favoreggia l’immigrazione
clandestina. Gli ricordo che gli scafisti comprano armi e droga che poi viene
spacciata magari fuori dalle scuole dei nostri figli». E rilancia: «È una
vergogna essere indagati per difendere gli italiani, serve la riforma della
giustizia. Fate più in fretta a smaltire questi processi: non si possono
trattenere tanti imprenditori in attesa di giustizia.
Faccio affidamento ai tanti
magistrati per bene». Parole che Salvini pronuncia da Pinzolo, dopo avere
appreso di essere stato iscritto del registro degli indagati. «C’è un popolo
stufo di essere servo: bloccare l’immigrazione clandestina non è un diritto ma
un dovere di un ministro; abbiamo fatto e speso anche troppo, lo dico
soprattutto al popolo della rete non possono imbavagliare nessuno».
SEMBRA CEDERE rispetto alla linea
intransigente mantenuta finora: «Gli immigrati della Diciotti sbarcheranno
nelle prossime ore, ho ritenuto di farli sbarcare, vi dirò dove andranno.
Chiedo di ridiscutere i miliardi che l’Italia manda a Bruxelles, è giunto il
momento di tagliare i finanziamenti a un ente inutile».
Agli attacchi alla magistratura,
nel pomeriggio, avevano replicato i consiglieri del Csm Valerio Fracassi,
Claudio Galoppi, Aldo Morgigni e Luca Palamara che hanno chiesto che venga
messo all’ordine del giorno del plenum, fissato per il 5 settembre, la verifica
del rispetto delle norme. «Gli interventi a cui abbiamo assistito, per
provenienza, toni e contenuti – hanno detto i quattro togati riferendosi alle
critiche di alcuni politici – rischiano di incidere negativamente sul regolare
esercizio degli accertamenti in corso». Per i togati «è necessario un intervento
del Csm per tutelare l’indipendenza della magistratura e il sereno svolgimento
delle attività di indagine».
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