sabato 25 agosto 2018

ITALIA Proteste a Catania, cariche della polizia


Solidarietà . L’avvocato Ottaviano insieme a Nello Papandrea - rappresentante legale della rete antirazzista catanese - hanno depositato un esposto per i reati di sequestro di persona, di abuso d'ufficio e di tortura presso la procura di Catania. In contemporanea con Catania ci sono stati presidi a Torino e a Viareggio

Ruggero Scotti - Il manifesto
26 agosto 2018

Continuano le proteste a Catania. Un migliaio di persone ha dato vita a un nuovo presidio al molo di Levante a pochi metri dalla nave Diciotti al varco quattro del porto di Catania promosso da associazioni di tutta la regione (la rete antirazzista catanese, l’Anpi Sicilia, la sezione siciliana dell’Udi, la onlus Bordeline Sicilia per citarne alcune).
Chiedono a gran voce che le persone rimaste sulla nave (ormai 124) scendano immediatamente dalla nave dopo cinque giorni. La Diciotti è bloccata al porto dal 20 agosto dopo una lunga traversata in mare e dopo che l’attracco era stato negato sia a Malta e sia a Lampedusa.
«CATANIA È CITTÀ di solidarietà e di accoglienza» «Nessun uomo è illegale» recitano gli striscioni dei partecipanti al presidio che hanno cominciato a raggiungere il molo ben prima dell’appuntamento delle cinque.  Tra i manifestanti ci sono molti scout, bandiere dell’Unione sindacale di Base di Rifondazione Comunista di Potere al Popolo, di Emergency. Presente l’ex sindaco di Messina Renato Accorinti e l’ex parlamentare Arturo Scotto (Leu).
DAL PALCO dove si susseguono gli interventi viene espressa la solidarietà al sindaco di Riace Mimmo Lucano. Vengono chieste a gran voce e in più interventi le dimissioni del ministro degli interni Matteo Salvini. Si chiede di potersi avvicinare alla nave per mostrare più concretamente la solidarietà come hanno fatto le delegazioni parlamentari o dell’assemblea siciliana. L’avvocato della onlus Borderline Sicilia, Paola Ottaviano, cui venerdì era stato concesso di salire sulla nave insieme a una delegazione di parlamentari, racconta quello che ha visto sulla nave e la situazione disperata in cui vivono i migranti.
«HANNO RICHIESTO un supporto psicologico. Si trovano in una situazione di grande stress per la traversata e per le torture subite nei campi libici. Si sentono in prigione e non capiscono perché non possono sbarcare» racconta. L’avvocato Ottaviano insieme a Nello Papandrea – rappresentante legale della rete antirazzista catanese – hanno depositato un esposto per i reati di sequestro di persona, di abuso d’ufficio e di tortura presso la procura di Catania. In contemporanea con Catania ci sono stati presidi a Torino e a Viareggio.
Verso le sei il questore di Catania concede ai manifestanti di spostarsi nella parte centrale del molo di Levante in modo che chi è rimasto sulla nave possa vedere la manifestazione di solidarietà.
L’INTENZIONE degli organizzatori è chiara: non sciogliere il presidio fino a quando i migranti della Diciotti non verranno fatti sbarcare finalmente sul suolo italiano. Promettono nuove azioni di disobbedienza civile come quella di giovedì in cui esponenti della rete antirazzista avevano tentato di avvicinarsi alla Diciotti con un gommone.
Alle otto quando la partecipazione è scemata qualche centinaio di persone viene a contatto con la polizia. Una decina di persone ha provato a forzare il blocco delle forze dell’ordine buttandosi in mare con salvagenti e tavolette gridando «Libertà! Libertà!». Altri provano a forzare il blocco via terra al grido «fateci passare» «Vergogna». La polizia inizia a caricare. Alcuni manifestanti rimangono feriti e portati in ambulanza, tra di loro una ragazza di diciasette anni. Anche un poliziotto resta ferito. Oggi il presidio è riconvocato per le dieci del mattino.

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