Solidarietà
. L’avvocato Ottaviano insieme a Nello Papandrea - rappresentante legale della
rete antirazzista catanese - hanno depositato un esposto per i reati di
sequestro di persona, di abuso d'ufficio e di tortura presso la procura di
Catania. In contemporanea con Catania ci sono stati presidi a Torino e a
Viareggio
Ruggero Scotti - Il manifesto
26 agosto 2018
Continuano le proteste a Catania.
Un migliaio di persone ha dato vita a un nuovo presidio al molo di Levante a
pochi metri dalla nave Diciotti al varco quattro del porto di Catania promosso
da associazioni di tutta la regione (la rete antirazzista catanese, l’Anpi
Sicilia, la sezione siciliana dell’Udi, la onlus Bordeline Sicilia per citarne
alcune).
Chiedono a gran voce che le
persone rimaste sulla nave (ormai 124) scendano immediatamente dalla nave dopo
cinque giorni. La Diciotti è bloccata al porto dal 20 agosto dopo una lunga
traversata in mare e dopo che l’attracco era stato negato sia a Malta e sia a
Lampedusa.
«CATANIA È CITTÀ di solidarietà e
di accoglienza» «Nessun uomo è illegale» recitano gli striscioni dei
partecipanti al presidio che hanno cominciato a raggiungere il molo ben prima
dell’appuntamento delle cinque. Tra i
manifestanti ci sono molti scout, bandiere dell’Unione sindacale di Base di
Rifondazione Comunista di Potere al Popolo, di Emergency. Presente l’ex sindaco
di Messina Renato Accorinti e l’ex parlamentare Arturo Scotto (Leu).
DAL PALCO dove si susseguono gli
interventi viene espressa la solidarietà al sindaco di Riace Mimmo Lucano.
Vengono chieste a gran voce e in più interventi le dimissioni del ministro
degli interni Matteo Salvini. Si chiede di potersi avvicinare alla nave per
mostrare più concretamente la solidarietà come hanno fatto le delegazioni
parlamentari o dell’assemblea siciliana. L’avvocato della onlus Borderline
Sicilia, Paola Ottaviano, cui venerdì era stato concesso di salire sulla nave
insieme a una delegazione di parlamentari, racconta quello che ha visto sulla
nave e la situazione disperata in cui vivono i migranti.
«HANNO RICHIESTO un supporto
psicologico. Si trovano in una situazione di grande stress per la traversata e
per le torture subite nei campi libici. Si sentono in prigione e non capiscono
perché non possono sbarcare» racconta. L’avvocato Ottaviano insieme a Nello
Papandrea – rappresentante legale della rete antirazzista catanese – hanno
depositato un esposto per i reati di sequestro di persona, di abuso d’ufficio e
di tortura presso la procura di Catania. In contemporanea con Catania ci sono
stati presidi a Torino e a Viareggio.
Verso le sei il questore di
Catania concede ai manifestanti di spostarsi nella parte centrale del molo di
Levante in modo che chi è rimasto sulla nave possa vedere la manifestazione di
solidarietà.
L’INTENZIONE degli organizzatori
è chiara: non sciogliere il presidio fino a quando i migranti della Diciotti
non verranno fatti sbarcare finalmente sul suolo italiano. Promettono nuove
azioni di disobbedienza civile come quella di giovedì in cui esponenti della
rete antirazzista avevano tentato di avvicinarsi alla Diciotti con un gommone.
Alle otto quando la
partecipazione è scemata qualche centinaio di persone viene a contatto con la
polizia. Una decina di persone ha provato a forzare il blocco delle forze
dell’ordine buttandosi in mare con salvagenti e tavolette gridando «Libertà!
Libertà!». Altri provano a forzare il blocco via terra al grido «fateci
passare» «Vergogna». La polizia inizia a caricare. Alcuni manifestanti
rimangono feriti e portati in ambulanza, tra di loro una ragazza di diciasette
anni. Anche un poliziotto resta ferito. Oggi il presidio è riconvocato per le
dieci del mattino.
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