Chiara Spadaro- Altreconomie
31 Agosto 2018
31 Agosto 2018
La Giornata della Terra del 22
aprile arriva proprio un mese dopo la dichiarazione da parte del Consiglio dei
Ministri dello stato di emergenza, per 12 mesi, a causa della contaminazione da
Pfas delle falde idriche nei territori delle Province di Vicenza, Verona e
Padova. Per l’occasione a Trissino (VI), questa domenica a partire dalle ore
11.00, cittadini, comitati e movimenti No Pfas scenderanno in piazza per la
mobilitazione “Difendiamo madre terra”. Una giornata di festa, denuncia e
incontro tra le diverse esperienze del territorio che propongono “nuovi
percorsi di civiltà e tutela dell’ambiente”, dagli organizzatori
dell’iniziativa (Mamme no Pfas, Genitori attivi zone contaminate, Acqua bene
comune libera dai Pfas, Rete Gas vicentina, Cillsa, Climate defense units,
Medici ISDE, Medicina democratica, Legambiente e Greenpeace) a tante altre
realtà delle province venete contaminate.
A unirli è oggi una denuncia
comune: la Miteni -la “fabbrica dei veleni” che ha sede a Trissino,
responsabile di aver inquinato la falda acquifera con le sostanze
perfluoroalchiliche (Pfas), prodotte fin dal 1964- “è responsabile di un
crimine ambientale”, dicono gli attivisti. “È un crimine che un’azienda
soggetta a normativa Seveso (sulla prevenzione dei grandi rischi industriali,
ndr) produca e riversi in falda quantità incontrollate di sostanze chimiche
pericolose per la salute umana e per l’ambiente come i Pfas. Ed è un crimine
anche l’insufficienza di controlli sulla regolamentazione dell’uso di queste
sostanze”. Per questo, i comitati vogliono costruire nei prossimi mesi la
“prima giornata nazionale contro i crimini ambientali” -che dal 2016 sono
riconosciuti dalla Corte penale internazionale dell’Aia come crimini contro
l’umanità-, continuando a sensibilizzare sul tema nei territori inquinati, ma
anche “facendo pressione sulla Procura perché acceleri le indagini e sulle
amministrazioni comunali e la Regione Veneto”.
Con la delibera del 21 marzo 2018
sullo stato di emergenza, il Consiglio dei ministri ha riconosciuto
l’inquinamento delle falde della media valle dell’Agno e, la “compromissione
dei sistemi di risorgiva della media pianura e dei relativi corsi d’acqua” con
“la contaminazione di una parte considerevole della rete idrografica” tra le
province di Vicenza, Verona e Padova. Compreso “un grave pregiudizio per la
salute pubblica”, con possibili “gravi ripercussioni alla popolazione”.
L’esecutivo ha messo quindi a
disposizione 56.800.000 euro per l’attuazione degli interventi: 46.021.783 di
questi deriverebbero dalle risorse già a disposizione per tutto il 2018 del
ministero dell’Ambiente per il rifacimento della rete idrica. Una cifra che
coprirebbe così quasi per intero le risorse (46.123.035 euro) che il dicastero
avrebbe a disposizione per quest’anno in un capitolo che comprende “infrastrutture,
anche relative alla rete idrica e alle opere di collettamento, fognatura e
depurazione”.
“Dopo anni di battaglie dei
cittadini e delle associazioni, finalmente il Governo ha dato il giusto peso
alla vicenda Pfas in Veneto, trasformandola con il decreto del 21 marzo in una
questione nazionale”, ha commentato Rossella Muroni, ex presidente nazionale di
Legambiente, appena eletta deputata per Liberi e Uguali. “Una scelta che viene
fatta tuttavia con un grave ritardo e procedendo come già tante altre volte per
emergenze. Occorre invece avere uno sguardo più ampio su scala nazionale e
pensare a un piano complessivo di salute delle nostre acque”, aggiunge.
Intanto, a un altro ritmo
rispetto a quello troppo lento della politica, c’è chi da anni continua a sensibilizzare
i territori esposti all’inquinamento. “180 chilometri quadri della nostra terra
sono stati deturpati da un disastro che ha compromesso -in modo silenzioso e
invisibile- una delle falde acquifere più grandi d’Europa e contaminato oltre
350mila abitanti”, dice Marzia Albiero della Rete Gas Vicentina. Il risultato è
che “il sangue dei nostri figli e nostro è contaminato con valori allarmanti e
allevamenti e coltivazioni sono compromesse”.
La Regione Veneto sta attuando il
“Piano di sorveglianza sanitaria”, che coinvolgerà 84.852 persone esposte a
Pfas, residenti nei 21 Comuni dell’“area rossa”. A oggi le analisi sono state
effettuate su quasi 10mila abitanti nati tra il 2002 e il 1978, e “i composti
Pfascon valori sopra la soglia di rilevabilità identificati in almeno il 50%
dei residenti sono quattro su dodici: i Pfoa, i Pfos, i Pfhxs e Pfna”, scrive
la Regione.
Queste sostanze sono diverse
catene di atomi di carbonio; così, domenica 22 aprile gli attivisti creeranno
una catena simbolica attorno alla Miteni. Tra i partecipanti alla giornata ci
sarà anche la cantante e attivista israelo-canadese Yael Deckelbaum, autrice
della “Preghiera delle madri”: simbolo mondiale della lotta per la pace che
tutte le mamme No Pfas hanno fatto proprio.
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