Rinaldo Gianola, Striscia rossa
27 agosto 2018
I segnali ci sono tutti. Un
chiaro rallentamento della ripresa del Pil, un aumento netto dello spread, la
Borsa in flessione, gli investitori internazionali in ritirata. A cavallo tra
l’estate e l’autunno, in coincidenza con la definizione della legge di
Stabilità, l’Italia potrebbe trovarsi nel mezzo di una nuova emergenza
finanziaria causata dalle scelte sciagurate del governo leghista-grillino. Che
la situazione stia velocemente mutando e che la maggioranza di governo stia
conducendo il Paese verso lo schianto lo ha capito anche Giancarlo Giorgetti,
sottosegretario alla presidenza del Consiglio, conosciuto come il “leghista che
ha studiato”, che parla con Mario Draghi. Ha avvertito i suoi colleghi di
governo: “Quando è previsto un attacco nucleare bisogna preparare i rifugi”.
L’attacco è quello degli
investitori e dei mercati che, dopo un’attesa di un paio di mesi, hanno capito
qual è la natura del governo Conte e quali sono le insostenibili proposte di
politica economica e industriale. I movimenti sono già chiari. Lo spread, il
differenziale di interesse tra Btp e Bund, continua a salire dall’esordio del
nuovo esecutivo populista e ha superato ormai la soglia dei 255 punti. Mentre
Di Maio e Salvini se la prendono con le trame nemiche europee sarà utile
ricordare che il sensibile aumento dello spread ha un impatto diretto sul costo
del debito pubblico e oggi l’Italia paga il doppio rispetto ai “bonos”
spagnoli. Bisognerà offrire interessi ben più allettanti agli investitori
internazionali che saranno invitati a sottoscrivere i nostri titoli di Stato.
Tutte le analisi e le valutazioni internazionali, dal FMI alla Commissione Ue,
hanno indicato il grave pericolo per l’Italia di allontanarsi dall’impegno e
dal percorso di rientro del debito pubblico. Il ministro dell’Economia Tria,
con la benedizione preoccupata del Quirinale, è certamente convinto della
necessità di seguire una linea prudente nella stesura del prossimo bilancio, ma
deve fare i conti con Di Maio e Salvini che vogliono “subito” il reddito di
cittadinanza e la flat tax. Tria sostiene che le proposte del governo saranno
sostenute senza sfondare il deficit e controllando il debito. Vedremo. Per ora
la domanda è: chi paga? Dove si trovano fondi per alcune decine di miliardi? E
la sterilizzazione dell’Iva? Nella maggioranza di governo si sente parlare di
interventi fuori dai vincoli europei, mentre l’economia ormai rallenta e
“cresce” dello 0,2% al trimestre, cioè nulla.
Ma non è tutto. La caduta di
credibilità del nostro Paese sui mercati internazionali si sta misurando su
altre questioni rilevanti. La prima è l’Ilva. La cordata guidata da
Arcelor-Mittal si è aggiudicata il gruppo siderurgico, ma Di Maio e i grillini
hanno fermato tutto. Il ministro dello Sviluppo economico ha convocato un
tavolo con 62 sigle, compresi i suoi amici, per discutere del futuro dell’Ilva
di Taranto. Tra un mese l’Ilva non avrà più soldi in cassa, niente stipendi,
niente soldi ai fornitori. Di Maio, spalleggiato dal governatore della Puglia
Emiliano (il Pd ha prodotto pure Emiliano…), minaccia di far saltare
l’operazione perché non vuole affidare l’Ilva “al primo che passa”.
Arcelor-Mittal non è il primo che passa, è il più grande gruppo industriale
dell’acciaio al mondo che ha messo sul tavolo 4 miliardi di investimenti, tra
acquisto e bonifiche, per l’Ilva. Un comportamento del genere mette in ridicolo
il nostro Paese e spinge lontano gli investitori internazionali di cui la
nostra economia ha bisogno come il pane.
Non c’è solo l’Ilva. Si sta
ventilando il blocco del progetto Tap, che porterebbe il gas dall’Azerbaijan in
Italia senza passare dalla Russia. Emiliano vuole salvare gli ulivi e Di Maio
ha promesso in campagna elettorale di bloccare l’opera che a noi costerebbe
comunque 40 miliardi di euro. Il gasdotto Tap piace a Trump, Salvini si
adeguerà? Lo stesso dilemma riguarda l’antico progetto Tav Lione-Parigi, i
grillini frenano e vogliono bloccare tutto. Se sarà così dovremo restituire 2
miliardi di euro all’Europa e pagare le penali alle aziende coinvolte. E’ vero
però che progetti di questa dimensione meriterebbero approfondimenti più accurati
e il coinvolgimento delle comunità. A questo proposito il presidente della
Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, ha proposto un referendum sulla Tav.
Cavolo, che sorpresa: si tratta dello stesso Chiamparino del Pd che ha sempre
difeso il progetto e negato la strada della consultazione popolare? Che svolta!
Ad allargare la crisi di
credibilità dell’Italia c’è pure la vicenda Consob. Il precedente governo
nominò presidente Mario Nava, personalità con il curriculum giusto che lavorava
presso la Ue. Adesso i grillini contestano la nomina appellandosi a un non ben
definito cavillo procedurale. L’obiettivo, naturalmente, è far saltare la
nomina di Nava e occupare la poltrona del controllore del mercato e della Borsa
con un qualche fedelissimo.
Gli italiani, comunque, sono
ancora felici di questo governo. Il 60% (sondaggio Pagnoncelli) appoggia Di
Maio e Salvini. Allora va bene così, aspettiamo l’autunno. Se saremo sottoposti
a un attacco nucleare, per usare le parole di Giorgetti, nessuno dovrà
sorprendersi.
Nessun commento:
Posta un commento