Paolo Pileri- Altreconomie
31 Agosto 2018
31 Agosto 2018
In Italia abbiamo bisogno di un
governo che combatta corruzione e ignoranza. Siamo d’accordo o no su questo?
Senza questa lotta restiamo in un tunnel dal quale non vediamo alcun paesaggio,
non riconosciamo i fatti e attorno a noi faccendieri e malavitosi travestiti
continuano a fare il loro comodo che non è il bene del Paese.
E tutti noi, se silenti, finiamo
non solo per accettare, ma anche per acconsentire. Il caso dello stadio della
Roma e delle sue presunte corruzioni sono l’ennesimo simbolo di un Paese che
non riesce a immaginare una rigenerazione al di fuori del “cerchio magico”
cemento-grandi opere-corruzione.
Il caso vergognoso della nave
Aquarius è il simbolo di una Italia che sragiona e che preferisce alimentare la
paura razzista e ignorante piuttosto che darsi un grande progetto culturale di
lavoro, accoglienza e integrazione. Da un Paese così non c’è da stupirsi se i
giovani se ne vanno. Già perché mentre noi respingiamo (e ammazziamo) gente nel
Mediterraneo, altre vite volano via da questo Paese dopo essersi messe in tasca
una laurea. Ma di questo non diciamo nulla. Nel solo 2016, 25.000 laureati
hanno lasciato il Paese anche loro respinti, ma dal puzzo di marcio (+9%
rispetto al 2015, dati Istat). E a questi vanno aggiunti 56.000 diplomati. E
quando se ne va un laureato, permettetemi un pizzico di cinismo, non perdiamo
solo speranza, ma anche investimenti.
Il costo pubblico per formare un
laureato è di 30.000 euro l’anno (CNVSU) più 6.000 euro l’anno spesi mediamente
da ogni famiglia per mantenere lo studente. Per 6 anni di studi (ma sono di
più, purtroppo), significa 216.000 euro a laureato. Perderne 25.000 all’anno,
significa perdere 5,4 miliardi di euro. Ma c’è di peggio. Una ricerca Ocse ci
dice che per 1 euro investito per formare un laureato, l’Italia ne riceverebbe
5 in termini di benefici pubblici. Quindi i 5,4 miliardi persi valgono in
realtà 27 miliardi di mancati benefici generabili da quei laureati. Di tutto
ciò non si dice nulla, mentre siamo pieni di urlatori indignati perché l’Italia
spende tra i 3,5 e i 4,5 miliardi l’anno per il soccorso e l’accoglienza dei
migranti (in parte sono risorse dell’Ue). Quegli urlatori incolpano falsamente
i migranti della mancanza di lavoro per gli italiani, perché questo è un modo
ignorante per raccogliere voti ignoranti. A nessuno di quei 25.000 laureati un
solo migrante ha preso il posto di lavoro.
Sono tutte preoccupazioni montate
per creare scompiglio e nascondere la nostra incapacità a progettare lavoro
estirpando il cancro della corruzione e della mancanza di idee diverse dalle
solite. La verità è che siamo vittime di noi stessi e di un terrorismo politico
che affonda le sue urla nell’ignoranza ed è incapace di progettare il
cambiamento perché, probabilmente, il cambiamento non lo vuole proprio. Alla
fine si continua a fare il “nero”, a non fare lo scontrino, a preferire farsi pagare
vacanze o cene in cambio di una buona parola per uno stadio, una strada o una
lottizzazione. Meglio togliersi da torno i laureati perché pensano troppo. Si
preferisce tacere su corruzione e atteggiamenti corruttivi e considerare ancora
normale, e perfino giusto, presentare un nipote o un genero a un potente. Un
paese che rimane così e respinge da Sud i migranti e spinge fuori da Nord i
laureati, pensa davvero di andare lontano? Bisogna trovare il coraggio di stare
per davvero dalla parte della soluzione e non del problema. Ognuno per quello
che può, deve.
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