Redazione Survival
31 Agosto 2018
I Boscimani contano circa 100.000 persone e vivono in
Botswana, Namibia, Sud Africa e Angola. Sono i popoli indigeni dell’Africa
meridionale e abitano lì da migliaia di anni.
Nel cuore del Botswana sorge la Central Kalahari
Game Reserve (CKGR), una riserva istituita appositamente per proteggere il
territorio tradizionale dei 5.000 Boscimani Gana, Gwi e Tsila (e dei loro vicini,
i Bakgalagadi), e la selvaggina da cui dipende la loro sopravvivenza.
Agli inizi degli anni ’80, nella riserva furono
scoperti i diamanti. Poco dopo, i ministri del governo si recarono in loco
dicendo ai Boscimani che avrebbero dovuto andarsene a causa dei giacimenti
rinvenuti.
Nel 1997 vennero effettuati i primi sfratti forzati,
conclusisi definitivamente nel corso di due operazioni di sgombero successive,
avvenute nel 2002 e nel 2005. Le case dei Boscimani vennero distrutte, le loro
scuole e i loro dispensari sanitari chiusi, il loro pozzo per l’acqua
smantellato e cementato, le loro riserve d’acqua rovesciate nel deserto. La
popolazione fu minacciata, caricata su camion e portata via.
Oggi, i Boscimani vivono in campi di reinsediamento
fuori dalla CKGR. Per sopravvivere dipendono in gran parte dalle razioni di
cibo distribuite dal governo perché sono praticamente impossibilitati a
cacciare, e vengono picchiati e arrestati se sorpresi a farlo. Sono stretti
dalla morsa dell’alcolismo, della noia, della depressione e flagellati da
malattie come la tubercolosi e l’HIV/AIDS.
Se non riusciranno a tornare a
casa, nelle terre ancestrali, le loro società e il loro stile di vita unico
verranno distrutti per sempre, e molti di loro moriranno.
Nonostante avessero vinto in sede
legale il diritto di tornare nelle loro terre nel dicembre 2006, il governo ha
continuato a fare tutto quando in suo potere per rendere impossibile il ritorno
a casa dei Boscimani; tra le altre cose, ha chiuso con il cemento il loro unico
pozzo. Senza di esso, i Boscimani stentavano a trovare abbastanza acqua per
sopravvivere nelle loro terre.
Dopo aver perso, nel giugno 2010,
una nuovo causa legale intentata contro il governo per vedersi riconoscere il
diritto di accedere all’acqua, i Boscimani sono ricorsi in appello e nel
gennaio 2011, finalmente, la Corte d’Appello del Botswana ha riconosciuto loro
il diritto di usare il vecchio pozzo e di aprirne di nuovi. I giudici hanno
descritto la lotta dei Boscimani come “una storia straziante di sofferenza e
disperazione umana”.
Mentre, da un lato, il governo
negava ai Boscimani l’accesso all’acqua, dall’altra faceva scavare nuovi pozzi
a beneficio esclusivo della fauna selvatica e autorizzava la compagnia
Wilderness Safaris ad aprire un resort turistico nella riserva.
Il Kalahari Plains Camp vanta un
contratto d’affitto stipulato con il governo. Tuttavia, l’accordo non ha
assolutamente tenuto conto dei diritti che i Boscimani hanno sulle terre in cui
sorge il campo, e i Boscimani non sono stati in nessun modo consultati sul
progetto.
E così, mentre i Boscimani
rischiavano di morire di sete nelle loro terre, i turisti sorseggiavano
cocktail sul bordo della piscina del campo.
Oltre a negare l’accesso all’acqua
ai Boscimani, il governo ha anche: rifiutato di rilasciare permessi
di caccia all’interno delle loro terre (nonostante la sentenza dell’Alta Corte
del Botswana abbia sancito che tale rifiuto è incostituzionale); arrestato oltre 50 Boscimani con
l’accusa di aver cacciato per sfamare le proprie famiglie e torturato molti di
loro; limitato l’accesso alla riserva
per la maggior parte dei Boscimani, che ora devono richiedere un permesso di un
mese per visitare le loro famiglie.
La politica del governo è chiaramente
quella di intimidire e terrorizzare i Boscimani per costringerli a restare nei
campi di reinsediamento, e di rendere praticamente impossibile la loro
sopravvivenza all’interno delle terre ancestrali.
Il processo
Nel 2002 i Boscimani decisero di trascinare
il governo in tribunale per averli sfrattati illegalmente dalle loro terre ma
il processo iniziò solo nel 2004 presso l’Alta Corte di Lobatse (una città a
sud della capitale Gaborone).
Nonostante fosse stato intentato
dai suoi cittadini più poveri, il processo sarebbe presto divenuto il più lungo
e costoso della storia del paese.
I Boscimani adulti che avevano
inizialmente intentato causa erano 239 ma altri 135 chiesero successivamente di
essere aggiunti all’elenco degli attori. Comprendendo i loro figli, alla fine
le persone rappresentate nel processo sono state oltre 1000. Purtroppo, però,
dei 239 Boscimani capofila, il 12% è morto aspettando giustizia.
Mentre il caso continuava a
svolgersi tra rinvii e ritardi ingiustificati, molti Boscimani cercarono di
tornare a casa, nella riserva. La maggior parte di loro fu sfrattata
nuovamente, in alcuni casi per ben tre volte. Contemporaneamente, veniva
cancellata dalla Costituzione del Botswana una clausola chiave che proteggeva i
loro diritti territoriali.
Ma grazie alla generosità dei
suoi sostenitori, Survival ha potuto continuare ad aiutare i Boscimani ad
affrontare il processo.
Il verdetto arrivò il 13 dicembre
2006. I giudici sentenziarono a favore dei Boscimani dichiarando ”illegale e
incostituzionale” la sfratto dalla Central Kalahari Game Reserve (CKGR).
Oltre a confermare il diritto dei
Boscimani a vivere all’interno delle terre ancestrali, i giudici stabilirono
anche che i Boscimani avevano il diritto di cacciare e raccogliere liberamente
all’interno delle loro terre, e di vivervi, se lo desideravano, senza bisogno
di richiedere speciali permessi d’ingresso.
Nonostante il governo abbia
subito rinunciato a ricorrere in appello, da allora non ha mai smesso di fare
tutto quando in suo potere per rendere impossibile il ritorno dei Boscimani
nella terra ancestrale.
Nel tentativo di avere accesso
all’acqua all’interno della riserva, nel 2010 i Boscimani trascinarono di nuovo
il governo in tribunale. Il giudice rigettò il caso, ma nel gennaio 2011 la
Corte d’Appello del Botswana rovesciò la decisione, condannando il “trattamento
degradante” del governo nei confronti dei Boscimani.
Ingresso vietato all’avvocato
Le due importanti vittorie
giudiziarie segnate dai Boscimani, tuttavia, non hanno scoraggiato il governo
dal continuare a cercare di sradicarli dalla loro terra. Nel 2013, i Boscimani
sono tornati in tribunale ancora una volta, per garantirsi il libero accesso
alla loro terra mediante l’abolizione della politica dei permessi mensili messa
in atto dal governo.
Tuttavia all’ultimo minuto, il
Botswana ha vietato l’ingresso nel paese allo storico avvocato dei Boscimani,
il britannico Gordon Bennet e, in seguito, il loro caso è stato chiuso. Ora i
Boscimani si ritrovano senza il rappresentante legale che avevano scelto, in
evidente violazione della legge internazionale.
I diamanti
Le terre ancestrali dei Boscimani
si trovano nel cuore della zona diamantifera più ricca del mondo. Si sa con
certezza che esiste almeno un grande deposito di diamanti presso la comunità
boscimane di Gope. Ma nella riserva sono già stati individuati molti altri
giacimenti di kimberlite (la roccia vulcanica al cui interno di trovano i
diamanti).
Nel maggio 2007, la De Beers ha
venduto il giacimento di Gope alla compagnia Gem Diamonds per 34 milioni di
dollari. Secondo il direttore generale della Gem Diamonds, la campagna a
sostegno dei Boscimani aveva reso il deposito troppo problematico per De Beers.
Il governo del Botswana ha
autorizzato la miniera; in precedenza aveva dichiarato che alla compagnia non
sarà consentito fornire acqua ai Boscimani. Il governo si è anche già riservato
il diritto di utilizzare i pozzi dell’acqua scavati dalla Gem Diamonds per
abbeverare la fauna selvatica. Secondo la compagnia, i Boscimani sarebbero
favorevoli alla miniera ma le comunità non hanno avuto nessuna consulenza
indipendente sull’impatto delle attività minerarie.
La Gem Diamonds ha affermato
pubblicamente che il giacimento di Gope (ora rinominato “Ghaghoo”) contiene
diamanti per un valore stimato di 4 miliardi di dollari.
La miniera è stata aperta
ufficialmente nel settembre 2014.
Nel caso dei Boscimani sono
coinvolte anche altre compagnie. La Petra Diamonds sta esplorando tutta la
riserva del Kalahari, e ha identificato Gope e Kukama come aree di prioritario
interesse.
Turismo
Dopo i diamanti, il turismo è la
risorsa più importante del paese.
Mentre l’Ente del turismo del
Botswana utilizza sfacciatamente immagini patinate dei Boscimani per promuovere
i viaggi nel paese, le autorità governative stanno facendo tutto il possibile
per spazzare via quel che resta della tribù.
I turisti sono invitati a godere
di una “esperienza boscimane” viaggiando con loro per imparare le tecniche di
caccia e raccolta, e assistendo alla “danza della trance”. Nel frattempo, però,
ai Boscimani viene impedito di cacciare e la maggior parte di loro è costretta
a vivere fuori dalla propria terra ancestrale.
Survival chiede ai tour operator
e ai viaggiatori di tutto il mondo di mostrare il loro sostegno ai Boscimani
boicottando il turismo in Bostwana.
La pressione pubblica è l’unico
strumento per costringere il governo a rispettare i diritti dei Boscimani.
L'acqua
Nel febbraio 2011, il tribunale
più autorevole del Botswana ha sancito che i Boscimani hanno il diritto di
accedere all’acqua all’interno della Central Kalahari Game Reserve, la loro
casa.
Uno dei metodi utilizzati dal
Governo del Botswana per impedire che i Boscimani facessero ritorno alla
Central Kalahari Game Reserve è stato quello di tagliare i loro rifornimenti
d’acqua.
Prima degli sfratti, i Boscimani
attingevano acqua da un pozzo situato presso la comunità di Mothomelo. Una
volta al mese, una piccola auto Durante gli sfratti, il governo
soppresse questo servizio e smantellò la cisterna e la pompa dell’acqua,
rendendo il pozzo inutilizzabile.
I Boscimani che erano riusciti a
tornare nella riserva, sia prima sia dopo la vittoria in tribunale, erano
costretti a sopravvivere con l’acqua piovana che si depositava nelle
depressioni della sabbia e con i pochi liquidi forniti da meloni e radici.
Durante la stagione secca, la vita era estremamente difficile, e almeno una
donna morì di fame e di sete.
Contemporaneamente, il governo,
autorizzava una compagnia diamantifera ad utilizzare tutta l’acqua di cui aveva
bisogno, faceva scavare nuovi pozzi per gli animali selvatici utilizzando fondi
della Tiffany & Co, e permetteva alla Wilderness Safaris di aprire un
complesso turistico nella riserva, dotato di piscina.
I Boscimani intentarono una nuova
azione giudiziaria contro il governo nel tentativo di ottenere l’accesso al
pozzo. Il caso fu dibattuto alla Corte Suprema del Botswana il 9 giugno del
2010, ma la sentenza del giudice fu negativa.
La sentenza emessa recentemente
dalla Corte d’Appello, a cui i Boscimani decisero di ricorrere, ha descritto il
comportamento che il governo ha mantenuto con i Boscimani come un “trattamento
degradante”.
Oggi, il vecchio pozzo della
comunità di Mothomelo è stato rimesso in funzione e, dopo nove anni, i
Boscimani possono finalmente bere.
I Boscimani continuano a temere
che il governo possa richiudere il pozzo. Tuttavia sperano che la promessa
fatta da Gem Diamonds, quella di costruire nuovi pozzi per altre comunità della
riserva, sia mantenuta entro la fine di quest’anno.
Nessun commento:
Posta un commento