Redazione Rassegna sindacale
01 Settembre 2018
01 Settembre 2018
Tra poche settimane il ministro dell'Economia Tria
presenterà la variazione al Documento di economia e finanza, poi sarà il turno
della legge di Bilancio. Secondo il contratto tra M5s e Lega, il cuore della
politica economica del governo essere la flat tax, una riforma fiscale che
annullerebbe la progressività contenuta prevista nella Costituzione. “La teoria
della finanza pubblica si basa su due concetti: l'equità orizzontale e l'equità
verticale. La prima ha a che vedere con ciò che la nostra Costituzione
stabilisce nell'articolo 3, cioè che il calcolo della base imponibile
dev’essere uguale per tutti i contribuenti. L'equità verticale rappresenta
invece la progressività. Chi ha più disponibilità può sopportare un peso
fiscale proporzionalmente maggiore. Non c’è niente di complesso, sono solo
regole di buon senso”. Lo ha detto ai microfoni di RadioArticolo1, Vincenzo
Visco, economista, già ministro delle Finanze in più governi, uno dei massimi
esperti di fisco in Italia.
Il nostro, però, è uno dei paesi in cui le
diseguaglianze sono aumentate maggiormente nel corso dei dieci anni di crisi.
“Il problema della diseguaglianza è il tema principale dei nostri tempi – conferma
Visco –, ma non si può combattere col fisco. Il fisco, infatti, dà un
contributo marginale, mentre la diseguaglianza dipende dal rapporto di forza
fra capitale e lavoro e dalle posizioni di rendita che si creano nel mercato.
Normalmente i mercati non regolati creano diseguaglianza perché, invece di
garantire concorrenza, creano monopoli”.
In questa dinamica, il fisco “può solo dare un
contributo ex post e limitato”. Ciò che determina una forte riduzione della
diseguaglianza è invece “la spesa pubblica di ogni singolo paese, in
particolare la spesa sociale”. Quando si parla di taglio delle tasse, pertanto
“l’obiettivo è sempre il taglio di settori della spesa pubblica, in particolare
della spesa sociale. Lo scontro è su questo non su altro”.
Una riduzione delle tasse, dunque, significa quasi
sempre riduzione di servizi e aumento delle diseguaglianze. “È quanto successo
negli ultimi dieci anni – spiega ancora l’ex ministro –. L’Italia ha tagliato
la spesa pubblica, anche perché ha avuto problemi di debito pubblico, e ha
tagliato anche la spesa per l'istruzione e la sanità”. Gli effetti si vedono
già: “Molte persone faticano a curarsi e non sono in grado di pagare il
ticket”. D'altra parte, bisogna considerare il fatto che la possibilità di
avere uno stato sociale “è strettamente legata al livello del reddito e alla
capacità produttiva di un paese”. Quindi il problema principale oggi è: come
far riprendere un sentiero di crescita all'Italia, che ancora oggi ha un
livello di reddito inferiore a quello di dieci anni fa?”.
Eppure una delle priorità del nuovo governo resta la
messa in atto della flat tax, che “ovviamente conviene ai ricchi”. Questo, a
detta di Visco, “rischia di minare la democrazia.” Il vulnus dell'evasione di
massa, poi, “che l'attuale governo sembra voler tollerare se non addirittura
proteggere e incentivare”, è un altro problema che “si deve risolvere”.
Recuperare l'evasione “si può tradurre in riduzione delle tasse”. Il problema,
conclude l’ex ministro, è che “ci sono oggi categorie di cittadini ben note”
che subiscono un onere eccessivo e altri che non pagano. “Si tratta di
perequare e a quel punto produrre un sistema in cui ci sarebbe maggiore
disponibilità di reddito da parte della collettività” e si guadagnerebbe in
“efficienza economica”, perché verrebbe meno “la concorrenza sleale derivata
dall'evasione”.
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