A cura di don Salvatore Lazzara –
L’antidiplomatico
Nei giorni scorsi, nella zona di
Mezzeh, nel centro di Damasco, dove si trova il nuovo ufficio del direttore
della sicurezza nazionale siriana, è avvenuto un ”meeting” importante tra una
delegazione degli Stati Uniti che includeva ufficiali di diverse agenzie di
sicurezza e intelligence, e il responsabile dei servizi segreti siriani, Ali
Mamlouk, insieme al capo della direzione generale dell'Intelligence, il
generale Deeb Zeitoun e il capo di stato maggiore generale, Mowafaq Asaad. Il
resoconto dell’incontro è stato presentato dal sito
(https://www.syriana-analysis.com/details-of-secret-syrian-american-security-meeting-in-damascus/).
L'incontro tra le due delegazioni è durato quattro ore.
Le due parti hanno esaminato i
vari aspetti della crisi siriana e le fasi di sviluppo, con le conseguenti
ripercussioni in Medio Oriente. Durante i colloqui, la parte americana ha messo
sul tavolo diverse offerte:
1) Gli Stati Uniti sono pronti a
ritirare completamente le truppe dal territorio siriano, comprese le unità
presenti ad Al-Tanf, nei pressi dell'Eufrate orientale.
2) La delegazione Usa ha
sollecitato gli alti rappresentanti siriani, a far ritirare le truppe iraniane
dal sud della Siria.
3) Hanno chiesto garanzie
scritte, affinché alle compagnie statunitensi sia riservata una quota nel
settore petrolifero nelle regioni della Siria orientale.
4) Un altra questione su cui
hanno insistito gli americani, riguarda i dati dei gruppi terroristici che hanno
operato in Siria. I funzionari USA, desiderano avere informazioni per
“garantire la sicurezza internazionale”, sui combattenti attivi, di quelli
morti identificati e il numero dei sopravvissuti che potrebbero tornare in
occidente, alimentando in questo modo, la minaccia del terrorismo nei paesi in
cui vanno a risiedere.
La risposta siriana alle
richieste della delegazione USA:
1) I funzionari siriani, hanno
ribadito che gli Stati Uniti sono una potenza occupante, entrata nel territorio
siriano con la forza, senza ricevere il permesso dalle legittime autorità,
nazionali e internazionali. Dunque, -hanno chiarito i siriani-, come “siete
entrati in Siria, allo stesso modo potete andare via. Finché ciò non accadrà,
l’America continuerà ad essere trattata come una potenza occupante.
2) La Siria non è sola nella
regione; fa parte di un ampio asse di alleanze. La posizione siriana sul suo
rapporto con l'Iran è molto chiara.
Il presidente Bashar al-Assad ha
ripetuto in diverse occasioni, che l’alleanza con Teheran ed Hezbollah
libanesi, unitamente alle forze alleate che combattono i terroristi a fianco
dell'esercito siriano è “una coalizione forte, strategica”, che non può essere
abbandonata o rivisitata. L’offerta presentata non potrà “cambiare le alleanze
storiche”.
3) La priorità dopo la guerra è
quella di cooperare con i paesi alleati e amici che non hanno cospirato contro
il popolo siriano. Non saranno affidate opere di ricostruzione, alle compagnie
delle nazioni che hanno complottato contro la Siria. Il generale Mamlouk ha
aggiunto: “Quando sarà terminata la fase di ricostruzione, le aziende
statunitensi potranno entrare nel settore energetico siriano attraverso società
occidentali o russe. Questa apertura -rivolgendosi ai funzionari USA-, consideratela
come un gesto di buona volontà come risposta alla vostra visita”.
4) Per quanto riguarda i dati dei
gruppi terroristici, -Mamlouk ha spiegato ai suoi illustri visitatori-, che
“circa un anno addietro, il vice capo dell'intelligence australiana si è recato
a Damasco. Il funzionario, ha confermato che l’incontro rappresentava anche
voi, e le vostre richieste. Il dirigente, ha chiesto informazioni sugli
islamisti australiani di origine araba che stavano combattendo nelle file dei
gruppi terroristici. Ora ripeto quello che ho specificato in quell’incontro: il
governo ha una enorme struttura informativa sui gruppi terroristici operanti in
territorio siriano, evolutasi drammaticamente durante gli anni della guerra.
Siamo pienamente consapevoli dei pericoli che i terroristi rappresentano.
Sappiamo che avete bisogno di queste informazioni. Ma non basta. Perchè è
altrettanto importante e fondamentale, che i servizi di sicurezza rimangano in
contatto durante il periodo di crisi. Come servizi, abbiamo fornito informazioni
ai giordani e a molti altri paesi, compresi gli Emirati Arabi Uniti. Ma la
nostra posizione in merito, dipende dall'evoluzione della vostra posizione
politica sulla Siria. Pertanto, non forniremo alcun coordinamento di
cooperazione o sicurezza fino a quando non si raggiungeranno relazioni politiche
stabili tra i due paesi”.
L'incontro si è concluso con
l'accordo di mantenere la comunicazione attraverso il canale russo e degli
emirati Arabi.
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