L'incontro
a Palazzo Chigi con il premier Conte. Chiusura netta sui ricollocamenti e
appoggio a Berlino sul bilancio e sul rispetto dei trattati
Jakub Hornacek – Il manifesto
29 Agosto 2018
Mentre a Milano andava in scena
l’atteso meeting non ufficiale tra Matteo Salvini e Viktor Orbán, a Roma si è
tenuto l’incontro ufficiale tra il premier italiano Giuseppe Conte e quello ceco
Andrej Babis. All’incontro si è arrivati dopo il no netto di Praga alla
richiesta del premier Conte di accogliere una parte dei profughi salvati dalla
nave Acquarius in luglio. La nave alla fine approdò in Spagna, mentre Babis
commentò la richiesta italiana di una ridistribuzione volontaria (ma stabile)
con un «è la via per l’inferno». Secondo il premier ceco – come ha ribadito
ieri a Conte – l’unica via possibile è la chiusura delle frontiere. «Credo che
paesi come l’Italia, Malta, Grecia e Spagna dovrebbero dire chiaramente che non
accoglieranno i migranti» ha dichiarato prima di volare a Roma Babis.
Il rispetto dei diritti umani e
del diritto internazionale non hanno quasi alcun spazio in questa visione delle
cose, a parte l’ormai obbligatorio richiamo agli aiuti ai Paesi di provenienza.
Babis certamente spaccia al suo pubblico una visione semplicistica delle
migrazioni in atto nel Mediterraneo. Sulla falsa riga della «guerra alla
droga», l’oligarca prestato alla politica punta il dito contro gli scafisti e i
trafficanti di ogni genere. Gli scafisti guadagnano miliardi di euro, è il
secondo business più lucrativo dopo quello della droga, continua a ripetere
Babis. Da ciò scaturisce un approccio essenzialmente poliziesco alla questione
migratoria con lo strascico di richieste ai paesi confinanti di fare bene il
loro lavoro. Non stupisce pertanto che il leader ceco offra all’Italia e agli
altri Paesi del Mediterraneo finanziamenti per guardie costiere, poliziotti e
tecnologia.
Nel suo viaggio in Italia e a
Malta Babis si è portato dietro l’ultimo prodotto di punta dell’industria
aerospaziale ceca. Si tratta del velivolo senza pilota PrimocoUav, che secondo
il prospetto del produttore è particolarmente adatto per la sorveglianza dei
confini. Sul piano interno, con la sua posizione di chiusura ma con «soluzioni
concrete», il premier ceco ammicca all’elettorato della destra radicale e a
quello più impaurito. D’altronde i suoi alleati di governo socialdemocratici lo
lasciano fare senza avanzare obiezioni.
La posizione sui migranti,
tuttavia non impedisce a Babis di essere moderatamente a favore dell’Unione
Europea. «Chi ragiona di Czexit, mette a repentaglio il nostro futuro» ha
sottolineato il premier nella tradizionale riunione degli ambasciatori a Praga
di fine agosto. Un orientamento pro Ue cementato, nel caso di Babis, anche dai
forti interessi che il miliardario ceco ha in Germania e nella città di
Wittenberg in particolare.
Nella visione del premier ceco
l’Unione dovrebbe però tornare alle sue origini, quando il suo fondamento fu il
mercato interno. Sebbene in implicita polemica con il principio
dell’integrazione sempre più stretta, Praga non vuole rimanere del tutto fuori
dal principale canale comunitario. Non a sorpresa Praga appoggia Berlino nelle
questioni di bilancio e del rispetto rigido dei trattati a scapito invece
dell’autonomia decisionale della Commissione europea. Perciò sarebbe illusorio
pensare, come fa qualcuno a Roma, di poter trovare nella Repubblica Ceca un
alleato nella crociata contro le vecchie istituzioni europee.
Al contrario, da Praga il
comportamento italiano viene visto con estremo sospetto. Tant’è che il
ministero delle Finanze ceco, particolarmente vicino al premier, considera la
situazione del settore bancario italiano e altri shock negativi provenienti
dalla penisola come il secondo fattore esterno di maggior rischio per
l’economia ceca al pari della Brexit e subito dopo la guerra dei dazi Usa-Cina.
Per Praga l’Italia è un campo minato..
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