giovedì 30 agosto 2018

LAVORO Nella spirale della precarietà e del sommerso


Redazione Rassegna sindacale

Diversi studi attestano come in Italia l'occupazione non sia aumentata in modo significativo, mentre è esploso il lavoro precario e il sommerso, nel frattempo, la povertà e i bassi consumi la fanno ancora da padroni. I dati provengono dalla Banca centrale, dal Fondo monetario internazionale e dall'Ocse, e ci dicono anche che nel nostro Paese la ripresa è cominciata, ma ad avvantaggiarsene sono ancora pochi e sempre gli stessi. “È una ripresa che si porta dietro le grandi disuguaglianze della nostra società, non solo nel mercato del lavoro ma anche per quanto riguarda il reddito e la condizione sociale”. A dirlo, ai microfoni di RadioArticolo1 è Tania Scacchetti, segretario confederale della Cgil.
“Crescono - ha continuato - gli strati di vera e propria povertà e le frange più fragili della popolazione. Per questo diciamo che le politiche e le scelte fatte in questi anni non sono riuscite ad aggredire il fattore predominante del nostro modello di sviluppo: la polarizzazione delle disuguaglianze”. Queste difficoltà, tra l'altro, sono state certificate anche dal recente studio dell'Istituto Tecnè per la Fondazione Di Vittorio, secondo il quale la fiducia dei cittadini è peggiorata rispetto a un anno fa. La maggior parte degli intervistati, infatti, pensa che la propria condizione rimarrà immutata nei prossimi 12 mesi.
“Oltre la retorica della propaganda – commenta Scacchetti - le persone in carne e ossa, che vivono la condizione del mercato del lavoro, sono impaurite da quello che vedono. E osservano all'orizzonte pure un possibile peggioramento. Da un certo punto di vista, i dati sulla fiducia devono preoccuparci di più rispetto ai singoli dati economici, perché rendono perfettamente chiaro il fatto che anche dove c'è ripresa, resta comunque una grande incertezza sul futuro, un marcato senso di precarietà”.
Per la Cgil, a preoccupare, c'è anche “una visione della democrazia e un senso dello Stato non particolarmente forti”, che devono spingere l'organizzazione confederale “in prima linea sia rispetto alla ricostruzione delle basi della convivenza civile” rifiutando “ogni ogni forma di fascismo e di l'intolleranza”. Per il sindacato, questa è “una grande responsabilità per il ruolo che può giocare in questo momento il mondo del lavoro, la parte sana del paese”.
Un altro punto dolente è il lavoro sommerso, che coinvolge oltre tre milioni di persone, e che ha come conseguenze una competizione sleale tra imprese, meno sicurezza, meno salari e meno contributi fiscali e previdenziali. “Il tema della sicurezza sul lavoro - ha concluso Scacchetti – deve tornare ad essere una priorità per il nostro Paese. Il lavoro nero, però, non significa solo meno sicurezza, ma anche dumping rispetto alle imprese sane, e un effetto negativo sui conti pubblici e sulla redistribuzione della ricchezza. Oltre che un danno previdenziale e fiscale per le persone coinvolte, che saranno cittadini più deboli, e pensionati poveri”. È, questa “una piaga che colpisce non solo le persone direttamente coinvolte, ma abbatte i vincoli e i livelli di un'economia sana. Un fenomeno di cui si parla pochissimo, ma che la Cgil denuncia da anni. Anche questo, però, è frutto di una via bassa allo sviluppo. L'unico modo per uscirne è riconoscere il lavoro come come lavoro, come una frontiera di dignità.”

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