Redazione Rassegna sindacale
01 Settembre 2018
01 Settembre 2018
Sciopero in tutti gli stabilimenti Ilva martedì 11
settembre, con presidio nazionale a Roma sotto la sede del ministero dello
Sviluppo economico. Due ore dopo l'annuncio darriva la convocazione al
ministero: i sindacati hanno ricevuto dal ministro dello Sviluppo Economico, Luigi
Di Maio la lettera di convocazione del tavolo sull'Ilva per il 5 settembre nel
primo pomeriggio al ministero. Al tavolo – oltre a Di Maio – parteciperanno la
società AmInvestco, i commissari straordinari dell'Ilva e, oltre a tutti ai
segretari generali e ai sindacati metalmeccanici, anche i rappresentati dei
lavoratori chimici e del trasporto interessati alla vicenda per l'indotto.
Convocata anche Federmanager. Tuttavia, fanno sapere dalla Fiom Cgil, "lo
sciopero resta fissato, vediamo il 5 se ci sono le condizioni per avviare la
trattativa e quindi revocare la protesta".
La giornata di protesta è stata annunciata oggi
(venerdì 31 agosto) da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil con una lettera inviata
al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro dello Sviluppo
economico e del Lavoro Luigi Di Maio. “Dal 6 agosto attendiamo notizie per la
ripresa del negoziato e la valutazione di legittimità da parte del ministero
della gara per l'aggiudicazione del gruppo Ilva”, scrivono i sindacati nella
missiva: “Lunedì 27 abbiamo unitariamente sollecitato il governo a convocare
tutte le parti e a oggi non abbiamo avuto risposta”. I sindacati ricordano
anche che “le risorse finanziarie sono ormai quasi esaurite e il 15 settembre
scadrà l'amministrazione straordinaria”. Fiom, Fim e Uilm, dunque, dichiarano,
“nel permanere delle condizioni attuali, la mobilitazione generale di tutto il
gruppo Ilva”.
Sul futuro del gruppo siderurgico giovedì 30 era
intervenuta anche Susanna Camusso. “Il governo deve assumersi la responsabilità
di dire se la vendita c'è o non c'è. Notiamo una tendenza a scaricare sugli
altri soggetti: questo è inaccettabile. Pensiamo non ci sia più tempo, nel
senso che non è che prendendo tempo, rinviando la decisione e chiamando in
causa altri il tema si risolve”, aveva detto il segretario generale Cgil nel
corso di una visita a Genova. “Come hanno detto le categorie nazionali
chiedendo un incontro al ministro – aveva aggiunto –, ribadiamo che il governo
ci deve dire se la vendita è stata effettuata oppure no. E, a partire da
quello, deve dirci come si determinano le risposte che vanno ancora date in
termini ambientali, quelle che riguardano l'occupazione, i salari, l'accordo di
programma. Parliamo di una vendita e di risorse finanziarie, il governo deve
decidere”.
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