Ilva.
Riunione dei segretari territoriali a Taranto: Fim isolata, si attende venerdì
per una convocazione al Mise
Massimo Franchi – Il manifesto
28 Agosto 2018
I sindacati mettono pressione su
Di Maio per accelerare tempi e decisioni su Ilva. A Taranto la riunione dei segretari
territoriali di Fim, Fiom, Uilm e Usb finisce con una sorta di ultimatum al
governo: «Se entro venerdì 31 agosto non arriveranno novità da Roma, ci
prepareremo alla mobilitazione», spiega Antonio Talò, segretario della Uilm
Taranto, primo sindacato all’Ilva.
La riunione di ieri mattina era
stata preceduta dalle dichiarazioni roboanti della Fim Cisl che chiedeva
apertamente di dichiarare già sciopero, accusando gli altri sindacati di non
volerlo fare perché troppo accondiscendenti con Di Maio («Con Calenda abbiamo
fatto tre scioperi», aveva tuonato il leader Marco Bentivogli). La Fim Taranto
aveva preparato anche una lettera, ma si è trovata isolata rispetto a Uilm,
Fiom e Usb che sono state d’accordo sull’idea di attendere almeno il fine
settimana.
La tempistica infatti è uguale a
quella annunciata dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa che sta verificando
se esista il famoso «interesse pubblico» per dichiarare illegittimo il bando
Ilva: è stato Costa a dichiarare che consegnerà un parere a Di Maio entro
proprio quella data. E dunque riducendo i tempi della proroga della procedura
che Di Maio aveva previsto fino al 7 settembre.
La risposta di Fiom, Uilm e Usb
alla Fim sullo sciopero è stata molto chiara: «Non abbiamo scioperato tre volte
contro Calenda, abbiamo scioperato contro situazioni che non ci piacevano: non
facciamo distinzioni fra governi», continua Tatò. «E in tutti e i tre i casi
siamo passati dal Consiglio di fabbrica per annunciarli e prepararli. E così
faremo se entro venerdì non avremo una convocazione da Di Maio: in quel caso
lunedì convocheremo il consiglio di fabbrica e discuteremo con i lavoratori,
convinti che la scadenza del 15 settembre (quando Mittal potrà entrare anche
senza accordo sindacale, ndr) sia troppo vicina per aspettare».
Sulla stessa lunghezza d’onda la
Fiom. «Chiederemo che il governo ci convochi al più presto e che svolga un
ruolo attivo: deve far cambiare posizione a Mittal – attacca la segretaria
generale Francesca Re David – . Di Maio ha detto più volte che questa gara ha
dato più valore alla parte finanziaria, piuttosto che a quella occupazionale o
ambientale. Nulla vieta al ministro di chiedere a Mittal di pagare meno
l’industria e di garantire maggiore occupazione, è nel suo potere», questa la
strategia Fiom. Che rilancia la possibilità di «un intervento pubblico con
Cassa depositi e prestiti» in caso di rottura con Mittal.
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