Paolo Soldini – La striscia rossa
31 Agosto 2018
31 Agosto 2018
Gli altri dicono che l’immigrazione la vogliono
gestire. Noi no, noi la vogliamo fermare. Il discorso è chiaro, il concetto
pure. Gli “altri” sono Bruxelles, i francesi, i tedeschi, gli spagnoli, il
Papa. “Noi” sono loro, la vecchio-nuova destra che si compiace di chiamarsi
sovranista e che ieri con Victor Orbán e Matteo Salvini a Milano ha aperto la
campagna per le elezioni di maggio che – dicono – “cambieranno la faccia
dell’Europa” perché l’alleanza di tutti i sovranisti travolgerà le sinistre,
costringerà i moderati a sottomettersi e a far propri i programmi del populismo
trionfante.
Davvero? Le molte migliaia che erano in piazza
mentre alla Prefettura la strana coppia si offriva alla curiosità dei
giornalisti sembravano dubitarne assai. La manifestazione per l’Europa
dell’accoglienza è andata molto meglio delle previsioni ed è arrivata dopo una
serie di episodi confortanti: dalla rivolta contro le prepotenze dei leghisti
su una spiaggia pugliese alle testimonianze di solidarietà che hanno
accompagnato l’assurda prigionia dei migranti sulla Diciotti a Catania allo
scacco subìto dal ministro dell’Interno che aveva giurato e spergiurato che mai
e poi mai quei migranti sarebbero rimasti in Italia, dove invece più di cento
sono rimasti. Altri echi, ben diversi e sinistri, arrivavano ieri dalla
Germania, dove a Chemnitz è andata in scena una caccia al migrante che fa
inorridire. Per il modo e per il luogo. Anche lì, però, c’è stato un segno di
civiltà confortante: la condanna, durissima e chiara, di Angela Merkel.
Lo scontro sarà duro, nei prossimi mesi. A Milano se
ne è avuta chiara la percezione, L’ungherese e il padano sono la coppia di
punta della Controeuropa che sta dando battaglia all’Europa, ma tutto il fronte
è in movimento. Mentre l’ungherese e il padano si scambiavano complimenti
(Orbán: “Salvini è il mio eroe”), a Roma Giuseppe Conte riceveva Andreij Babiš,
il premier cèco che in patria chiamano il Donald Trump di Praga, e molti lo
considerano un complimento. Si può scommettere che anche i polacchi del partito
ultrapopulista e xenofobo che è al governo a Varsavia attualmente, il FiS, si
faranno presto vivi con gli italiani, I nuovi alleati di Roma hanno, agli occhi
loro, un unico difetto, quello di corteggiare Vladimir Putin, perfetto
interprete della democrazia illiberale che piace a tutti i populisti, ma pur
sempre capo della Russia, la Russia odiatissima dai nazionalisti polacchi.
Ecco una delle tante contraddizioni in seno al
sovranismo che dovrebbero smorzare un po’ l’ottimismo dei Salvini e degli Orbán
sulla Grande Alleanza delle nuove destre nazionaliste che conquisterà l’Europa.
I nazionalismi sono refrattari per natura alle alleanze. Se l’unico valore
riconosciuto è l’interesse nazionale: prima gli italiani, prima gli ungheresi,
prima i céchi, prima i polacchi, è difficile poi lavorare insieme. In fin dei
conti, non è proprio per questo che dopo due guerre che avevano devastato il
continente nacque l’idea dell’Europa unita?
Per ora l’alleanza delle destre sovraniste, “la lega
delle leghe” come la chiamò tempo fa Salvini, sta cercando almeno qualche tratto
di base programmatica comune. Non solo in fatto di immigrazione bloccata e di
frontiere che si vorrebbero sbarrate come cinquant’anni fa, quando c’era la
cortina di ferro e gli ungheresi e i polacchi e i cèchi e i tedeschi dell’est
volevano abbatterli, i muri, e alzarle, le sbarre dei confini. Ma anche in
fatto di idealità e immagini di sé: la destra vecchio-nuova è identitaria, si
cerca e crede di trovarsi nello sciovinismo d’antan, nelle “radici cristiane”
che sono i muri d’una fortezza anch’esse, bastioni contro altre religioni,
altre culture, altri modi di concepire la vita, le relazioni, il sesso. E
perfino, sentite sentite, in fatto di economia, perché c’è chi è convinto che
l’autarchia delle piccole patrie possa creare benessere, e se non ci credete,
vi dice Salvini, guardate l’Ungheria che da quando ha mandato a quel paese
Bruxelles ha ridotto la disoccupazione e aumentato il PIL. Bello no? Ma c’è un
piccolo dettaglio: a Budapest dall’odiata Bruxelles continuano ad arrivare
miliardi di euro di fondi strutturali ed è proprio con quei soldi, soldi anche
dei contribuenti italiani (soldi nostri direbbero Salvini e Di Maio che fanno i
conti della serva su quanto diamo all’Unione e quanto riceviamo), che Orbán e i
suoi hanno finanziato una flat tax che fa inorridire gli economisti, lasciato
al loro destino fasce di poveri sempre più poveri che non vanno più a votare o
votano per la destra ancora più estrema, e finanziato allegre politiche di
favori alle clientele che la Banca centrale cercava di contrastare finché non è
stata messa brutalmente a tacere e commissariata dal governo.
Sarà davvero molto difficile che la Grande Alleanza
della destra sovranista possa costruire un proprio, credibile programma per le
elezioni europee. Quel che tenterà sarà probabilmente una guerra di trincea
contro Bruxelles, accompagnata dall’idea di costruire un diverso assetto
dell’ordine internazionale e dei rapporti in Europa e tra l’Europa e il resto
del mondo. Se non sarà stato travolto dagli scandali e dalla propria insipienza,
Donald Trump potrebbe essere una buona sponda per i nazional-populisti su
questa sponda dell’Atlantico e se i polacchi mettessero a tacere i propri
risentimenti storici verso la Russia, anche Vladimir Putin potrebbe essere un
buon alleato contro l’Unione europea, Ma per andare dove? Per fare che cosa?
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