A
cura di Don Salvatore Lazzara e di Mons. Georges Abou-Khazen, Vicario
Apostolico di Aleppo – L’Antidiplomatico
Idlib è l’ultima roccaforte dei
ribelli nel nord della Siria. È qui che, sconfitta dopo sconfitta, si sono
asserragliati i gruppi jihadisti che per anni hanno occupato una parte di
Damasco, di Aleppo, della Ghouta orientale con epicentro a Douma e Daraa. È qui
che, molto probabilmente, ci sarà la battaglia finale che chiuderà, almeno
militarmente, la guerra in Siria. Intanto fonti del ministero degli Esteri
siriano, hanno riferito, la denuncia senza mezzi termini di Damasco su una
dichiarazione rilasciata nei giorni scorsi, congiuntamente da Stati Uniti,
Francia e Regno Unito: “Il governo siriano è accusato di pianificare l’utilizzo
di armi chimiche nella sua imminente offensiva anti-terrorismo nella provincia
di Idlib”. Il Consigliere per la sicurezza nazionale USA, John R. Bolton è
stato molto più esplicito: “Gli Stati Uniti risponderanno duramente se il
governo siriano utilizzerà le armi chimiche ad Idilb”. Tradotto in linguaggio
corrente significa che sono preoccupati per le sorti della città capitale dei
terroristi di AlNusra, (che è una filiale di AlQaeda), da loro finanziati e
sostenuti, con l’appellativo “ribelli moderati”. Sta prendendo forma il solito
“cliché mediatico” per ripetere e giustificare gli eventuali attacchi criminali
che hanno preceduto le offensive contro la Siria, e messe in atto dagli stessi
terroristi. Contemporaneamente la Russia, tramite il Ministro degli Esteri
Lavrov, ha invitato “tutte le truppe straniere presenti illegalmente in Siria
senza il permesso di Damasco, di lasciare il territorio siriano”. La cassa di
risonanza dei media non si è fatta attendere: la (dis)informazione, ha messo i
piedi sull’acceleratore, tramite un tweet del colosso Sky news, scrivendo:
"A Sky news è stato concesso l’accesso esclusivo nella provincia di Idlib
in Siria, mentre le forze del Presidente Assad, si preparano a tentare di
riconquistare l’area ancora controllata dai ribelli”. “Sky news has been given
exclusive access to Idlib province in Syria as president Bashar al-Assad’s
forces prepare to try and recapture the final rebel-held area of the country”.
Avete letto bene! Sky news, annuncia di aver “ottenuto” un permesso esclusivo
per entrare nella provincia di Idlib dai gruppi terroristici, per documentare
lo scontro finale tra le forze governative e i “ribelli”. Li chiamano ribelli e
non gruppi terroristici! I giornalisti, entrano in un paese, non con il
permesso delle legittime autorità, ma dagli occupanti terroristi. Questa storia
la dice abbastanza lunga sull’informazione deformata che viene offerta al
grande pubblico!
Diamo la parola a Mons. George:
“Purtroppo la scusa dell’uso delle armi chimiche è una storia vecchia. E’ stata
sempre adoperata per attaccare la Siria. Il governo, ha chiesto continuamente
alle Organizzazioni Internazionali, all’ONU, di mandare una commissione per
verificare realmente se sono state utilizzate armi chimiche da parte delle
forze armate siriane. Idlib, è l’ultima zona in mano ai ribelli. La riconquista
dell’area significa la fine della guerra. I soliti potenti, sostenuti dal
mainstream, hanno ricominciato la propaganda per attaccare la Siria. Abbiamo il
presentimento, che stanno preparando una offensiva simile a quella di Douma,
per potere cambiare l’esito della battaglia. Speriamo di no! Purtroppo quelli
che hanno inscenato l’uso delle armi chimiche, hanno richiamato ad Idlib, gli
“white helmets” (elmetti bianchi), per ripetere la stessa operazione. Ci
auguriamo che non mettano in atto un altra terribile e devastante commedia a
danno della Siria. Il governo centrale, -scusate il paragone-, non è così
“pazzo” da usare le armi chimiche, -come non lo è stato nel passato-, in una
fase decisiva della guerra, per attirarsi la reazione negativa delle grandi
potenze internazionali”.
Nel caso di Douma, è stato
dimostrato nel rapporto preliminare preparato dagli osservatori internazionali
dell’Opac (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche), “di non aver
rinvenuto prove di attacchi chimici con gas nervino da parte dell’esercito
regolare siriano contro la città di Douma, alla periferia di Damasco”. Dopo lo
scontro di Douma, e la resa dei terroristi, l’esercito Siriano ha rinvenuto nei
tunnel e nei magazzini utilizzati dai terroristi, una quantità spaventosa di
armi -molte di produzione occidentale-, compresi tutti gli strumenti per
assemblare le armi chimiche: “non vogliamo -dice con fermezza Mons. George-,
che si ripeta la storia del lupo e dell’agnello! Il lupo che accusa l’agnello
di rubare l’acqua da bere. In definitiva è sempre la solita insinuazione diabolica
per mangiare l’agnello”.
Eccellenza, ci può dare una
descrizione dettagliata di ciò che rappresenta Idbil nel contesto siriano?
“Idlib, -spiega Mons. George-, è l’ultima tappa della guerra. Nella zona di
Idlib, abitano i terroristi e i combattenti stranieri che sono stati cacciati
via dagli altri luoghi dove avevano perso contro il governo siriano. Idlib, è
vicina alla Turchia. Sappiamo quali sono i progetti di Erdogan, il quale parla
(per proteggere i gruppi dei miliziani), di creare una zona sicura lungo tutto
il confine”. Ieri un giornale turco ha dichiarato che Erdogan sarebbe disposto
a “dare una mano” ad Assad per raggiungere la stabilità della Siria. Può essere
veritiera la dichiarazione, oppure ci sono altri interessi dietro alle parole
del presidente turco? “Innanzitutto -dice Mons. George con una punta di
ironia-, per realizzare quello che dice, non dovrebbe “dare una mano” ai
terroristi che lottano contro il Governo e il popolo siriano”.
Da Idlib, arrivano storie
sconcertanti: nella zona sono stati arrestate diverse persone -ed altre
addirittura uccise-; accusate di collaborare con il governo per raggiungere una
pacificazione con esso al posto dei combattimenti: “Tutti quelli che vogliono
la riconciliazione con Damasco, -spiega Mons. George-, sono attaccati,
arrestati e uccisi dai jihadisti. Evidentemente la situazione descritta genera
nella gente, paura e disperazione. Noi, come Chiesa, preghiamo e chiediamo
incessantemente di innalzare suppliche a Dio, affinché non ci sia la battaglia
e si possa approdare alla riconciliazione”. I gruppi che comandano Idlib,
certamente lotteranno con tutti i mezzi -fino alla fine-, in quanto è l’ultima
zona ad essere sotto il loro immediato controllo: “Tra città e regione di
Idlib, si parla di 3 milioni di abitanti. Speriamo e preghiamo affinché questa
battaglia non venga combattuta, -commenta Mons. Georg-. Costerà cara a tutti
quanti: se avverrà porterà (come purtroppo è avvenuto nelle altre parti del
paese), distruzione, feriti, morte, desolazione, profughi… Non perdiamo la
speranza: si discute che probabilmente si giungerà ad un accordo di riconciliazione
con il Governo”.
Eccellenza, cosa succede, alla
popolazione quando una zona, una città, un villaggio vengono conquistati dai
terroristi? “Siamo nell’ottavo anno di guerra -dichiara Mons. George-, e i
risultati sono sotto gli occhi di tutti! Purtroppo quando arrivano i gruppi jihadisti,
aumenta la violenza, tolgono le libertà essenziali, impongono le leggi, ed ai
bambini è vietato di andare a scuola. I guai che portano sono tantissimi. Non
mi sento di ricordarli, perchè provo un dolore immenso solo a pensarci. La
reazione immediata della gente quando avvertono l’arrivo dei gruppi
terroristici, è la fuga! Scappano per non diventare schiavi. Noi crediamo nella
forza della preghiera. Grazie alla preghiera abbiamo evitato azioni devastanti.
Basta ricordare la giornata di preghiera per la Siria indetta dal Santo Padre
Francesco, quando gli americani al tempo di Obama, volevano attaccare! La
potenza della preghiera ha evitato l’attacco. Facciamo il possibile, usiamo
ogni mezzo per diffondere la cultura della pace, non della guerra, della violenza,
dell’odio, della sopraffazione; innanzitutto chiedendo a chi ha responsabilità
in merito, di non vendere e trafficare armi con i seminatori di morte! Dobbiamo
imparare a vivere in pace gli uni gli altri, aiutandoci a costruire con fatica
ma con convinzione la vera Pace. Grazie!”.
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