Il
ministro sul verdetto dell'Avvocatura: “Commesso il delitto perfetto, con nuova
proposta potremmo revocare gara". Fiom, Fim, Uilm: “Troppi mesi di
scaricabarile, ora tocca al governo, non scegliamo noi l'interlocutore
industriale”
Redazione Rassegna sindacale
24 agosto 2018
"Su Ilva è stato commesso il
delitto perfetto. C'è pochissimo di regolare in questa gara”. Sono queste le
prime parole del ministro dello Sviluppo economico e vicepremier, Luigi Di
Maio, durate la conferenza al Mise a seguito del parere dell'Avvocatura sulla
gara per la cessione dello stabilimento di Taranto.
"Se oggi, dopo 2 anni e 8
mesi, esistessero aziende che volessero partecipare alla gara – ha annunciato -
noi potremmo revocare questa procedura per motivi di opportunità".
"Oggi - ha proseguito il ministro - non abbiamo aziende che vogliono
partecipare, ma se esistesse anche solo una azienda ci sarebbe motivo per
revocare la gara".
"Non si è fatto fino in
fondo l'interesse dello Stato e dei cittadini. Questo perché non aver concesso
i rilanci, secondo l'Avvocatura, configura un eccesso di potere", ha
continuato Di Maio. La responsabilità , però, “non è di Mittal”, che "è
sempre stata in buona fede. Il delitto perfetto è stato commesso dallo Stato,
non dal soggetto privato." Il termine massimo resta il 15 settembre.
“Entro il 15 settembre saremo al tavolo con sindacati e Mittal", ha detto
il ministro dello Sviluppo economico.
Per i sindacati, in ogni caso, la
responsabilità della vertenza Ilva, e di conseguenza il futuro dei lavoratori,
restano comunque in capo al governo. Ieri, il segretario generale della Fiom
Francesca Re David, dalle pagine di “Repubblica” aveva ammonito: “Noi non
dobbiamo dire più nulla. Nella trattativa con ArcelorMittal ci siamo spinti
fino a dove potevamo e dovevamo: ora tocca al governo chiedere all'acquirente
di modificare posizione. E lo deve fare presto, perché il 15 settembre si
avvicina sempre di più".
"Non scegliamo noi
l'interlocutore industriale – aveva continuato - , non tifiamo per questo o per
quell'altro, ma solo per il mantenimento della siderurgia come asset strategico
del Paese. E questo significa che il 15 settembre, quando scadrà la proroga del
commissariamento o ci sarà un proprietario dell'Ilva o lo Stato dovrà fare in
modo che la fabbrica non si fermi. Per la Fiom "è irrinunciabile anche la
continuità dei diritti e delle regole contrattuali, oltre che naturalmente
quella dei salari. Si tratta di mantenere per tutti i lavoratori dell'Ilva le
condizioni ante-Jobs Act, articolo 18 compreso".
Poco prima dell'intervento di Di
Maio era arrivata anche la dura presa di posizione del segretario della Fim
Cisl Marco Bentivogli. "Fino ad ora è stata fatta solo confusione - ha
detto - "il ministro ha dato contemporaneamente ragione a chi vuole
chiudere l'Ilva e a chi la vuole rilanciare ambientalizzata. Non abbiamo nessun
pregiudizio sull'operato del ministro e del suo dicastero, chiediamo solo -ha
aggiunto Bentivogli - di decidere perché è da maggio che la trattativa si è interrotta.
Abbiamo atteso troppi mesi di scaricabarile, i lavoratori non attenderanno
ancora per molto tempo. Basta campagna elettorale. Se ci sono criticità gravi -
ha spiegato - , annulli la gara altrimenti è fumo e confusione utile solo alle
prossime elezioni. La fabbrica è senza manutenzione e pericolosissima".
Simile il giudizio di Rocco
Palombella, della Uilm: "Dire che dal parere dell'Avvocatura siano emerse
criticità non aggiunge nulla di nuovo a questa assurda vicenda, se non
ulteriori e dannose incertezze", aveva commentato dopo che ieri sera il
ministro aveva espresso un primo giudizio sul parere dell'avvocatura.
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