giovedì 23 agosto 2018

CGIL Ilva, Di Maio accusa. Sindacati: basta campagna elettorale


Il ministro sul verdetto dell'Avvocatura: “Commesso il delitto perfetto, con nuova proposta potremmo revocare gara". Fiom, Fim, Uilm: “Troppi mesi di scaricabarile, ora tocca al governo, non scegliamo noi l'interlocutore industriale”

Redazione Rassegna sindacale
24 agosto 2018


"Su Ilva è stato commesso il delitto perfetto. C'è pochissimo di regolare in questa gara”. Sono queste le prime parole del ministro dello Sviluppo economico e vicepremier, Luigi Di Maio, durate la conferenza al Mise a seguito del parere dell'Avvocatura sulla gara per la cessione dello stabilimento di Taranto.
"Se oggi, dopo 2 anni e 8 mesi, esistessero aziende che volessero partecipare alla gara – ha annunciato - noi potremmo revocare questa procedura per motivi di opportunità". "Oggi - ha proseguito il ministro - non abbiamo aziende che vogliono partecipare, ma se esistesse anche solo una azienda ci sarebbe motivo per revocare la gara".
"Non si è fatto fino in fondo l'interesse dello Stato e dei cittadini. Questo perché non aver concesso i rilanci, secondo l'Avvocatura, configura un eccesso di potere", ha continuato Di Maio. La responsabilità , però, “non è di Mittal”, che "è sempre stata in buona fede. Il delitto perfetto è stato commesso dallo Stato, non dal soggetto privato." Il termine massimo resta il 15 settembre. “Entro il 15 settembre saremo al tavolo con sindacati e Mittal", ha detto il ministro dello Sviluppo economico.
Per i sindacati, in ogni caso, la responsabilità della vertenza Ilva, e di conseguenza il futuro dei lavoratori, restano comunque in capo al governo. Ieri, il segretario generale della Fiom Francesca Re David, dalle pagine di “Repubblica” aveva ammonito: “Noi non dobbiamo dire più nulla. Nella trattativa con ArcelorMittal ci siamo spinti fino a dove potevamo e dovevamo: ora tocca al governo chiedere all'acquirente di modificare posizione. E lo deve fare presto, perché il 15 settembre si avvicina sempre di più".
"Non scegliamo noi l'interlocutore industriale – aveva continuato - , non tifiamo per questo o per quell'altro, ma solo per il mantenimento della siderurgia come asset strategico del Paese. E questo significa che il 15 settembre, quando scadrà la proroga del commissariamento o ci sarà un proprietario dell'Ilva o lo Stato dovrà fare in modo che la fabbrica non si fermi. Per la Fiom "è irrinunciabile anche la continuità dei diritti e delle regole contrattuali, oltre che naturalmente quella dei salari. Si tratta di mantenere per tutti i lavoratori dell'Ilva le condizioni ante-Jobs Act, articolo 18 compreso".
Poco prima dell'intervento di Di Maio era arrivata anche la dura presa di posizione del segretario della Fim Cisl Marco Bentivogli. "Fino ad ora è stata fatta solo confusione - ha detto - "il ministro ha dato contemporaneamente ragione a chi vuole chiudere l'Ilva e a chi la vuole rilanciare ambientalizzata. Non abbiamo nessun pregiudizio sull'operato del ministro e del suo dicastero, chiediamo solo -ha aggiunto Bentivogli - di decidere perché è da maggio che la trattativa si è interrotta. Abbiamo atteso troppi mesi di scaricabarile, i lavoratori non attenderanno ancora per molto tempo. Basta campagna elettorale. Se ci sono criticità gravi - ha spiegato - , annulli la gara altrimenti è fumo e confusione utile solo alle prossime elezioni. La fabbrica è senza manutenzione e pericolosissima".
Simile il giudizio di Rocco Palombella, della Uilm: "Dire che dal parere dell'Avvocatura siano emerse criticità non aggiunge nulla di nuovo a questa assurda vicenda, se non ulteriori e dannose incertezze", aveva commentato dopo che ieri sera il ministro aveva espresso un primo giudizio sul parere dell'avvocatura.

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