giovedì 30 agosto 2018

ECONOMIA Dall’Istat notizie che non fanno piacere al governo. Cala ad agosto il clima di fiducia di consumatori e imprese.


Carlo Sandrelli   Jobnews
31 Agosto 2018


Dall’Istat arrivano notizie che non faranno piacere certamente a Salvini, Di Maio, Tria, i ministri che più si espongono e che quasi ogni giorno ci fanno sapere quanto sono bravi, come stanno affrontando i problemi del Paese. In pochi mesi, affermano, dal momento in cui sono state vinte le elezioni e poi formato il governo gialloverde, abbiamo lavorato tanto, mantenendo le promesse fatte in campagna elettorale. I potenti staff della comunicazione di cui si sono dotati, soldi pubblici, dei contribuenti, in particolare Di Maio e Salvini, sono solo capaci a vendere bene la politica dei loro capi, ma questo non ha niente a che vedere con la parola informazione, anzi è proprio la disinformazione l’arma che usano. Capita così, per esempio, che nei sondaggi sui migranti, gli sbarchi, Salvini e Di Maio, se la cavano bene. Hanno come punto di forza il fatto che sono “diversi”, neri, che rubano il lavoro ai giovani italiani, che rubano, stuprano, ma questo lo fa anche qualche italiano, vedi allievi della scuola di polizia. Ma quando si tratta di problemi economici, sui quali i sondaggisti non si esercitano, le cose cambiano. I potenti staff della comunicazione non sfondano, non possono cambiare i numeri reali. Al più, un vecchio vizio dell’Istat è che la precedenza nelle statistiche cade sulla occupazione a quanti sono i nuovi lavoratori in generale, poi ti dicono che di questi la maggior parte sono precari. Difficile barare, anche se ci provano, con statistiche come quelle che riguardano la fiducia dei cittadini. Oppure con i dati economici che vengono resi noti da organizzazioni internazionali, vedi Ocse.
Una forte delusione per il governo e Di Maio in particolare
Avviene così che  proprio una delle statistiche che più premono ai personaggi che governano, provvisoriamente speriamo, il paese, diano una forte delusione in particolare al Di Maio, lanciato più che mai a raccontare le tante meraviglie che ci riserva il contratto siglato da Lega e M5S. Il vicepremier e ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro ci racconta delle meravigliose iniziative che sono in cantiere, già pronte, leggi reddito di cittadinanza, flat tax, riforma della legge Fornero. Arrivando addirittura a far sapere a quelli della Commissione europea che lui e il governo  non hanno alcun timore a superare il tetto del 3% di deficit. Dalla Cina, uno che di economia se ne intende, il ministro Tria gli fa sapere che non è proprio il caso. Fra parentesi non si capisce come il Di Maio sia arrivato a quei dicasteri, visto che ogni qualvolta parla di problemi economici ci scappa la gaffe. Forse non conosce proprio la materia. Vediamo. Proprio nel giorno in cui l’Istat  rende noto che il clima di fiducia di famiglie e imprese ad agosto sta peggiorando, lui trilla. Istat  fa sapere che tale fiducia per quanto riguarda i consumatori è scesa da 116,2 di luglio a 115,2; mentre l’indice composito del clima di fiducia delle imprese è passato da 105,3 a 103,8. La flessione dell’indice di fiducia dei consumatori è dovuta principalmente al deterioramento della componente economica (da 141,3 a 136,6), mentre quella personale aumenta per il secondo mese consecutivo passando da 107,8 a 108,5. Un calo contenuto caratterizza sia il clima corrente (da 113,3 a 112,8) che quello futuro (da 120,9 a 119,3). Con riferimento alle imprese, il clima di fiducia – sottolinea Istat – registra una dinamica negativa più accentuata nel settore manifatturiero (da 106,7 a 104,8) e nei servizi (da 105,9 a 104,7) rispetto alle costruzioni (da 139,9 a 139,3); in controtendenza il commercio al dettaglio dove l’indice aumenta da 102,7 a 104,2. “Nei settori produttivi, oltre alla flessione registrata per l’industria manifatturiera – nota l’Istat – è da rilevare come l’indice di fiducia dei servizi, in calo rispetto a luglio, si attesti al di sotto del livello medio registrato nell’ultimo semestre del 2017, pur mantenendo un livello storicamente elevato. Interessanti sono le componenti dei climi di fiducia:
– nel comparto manifatturiero peggiorano sia i giudizi sugli ordini sia le attese sulla produzione; le scorte sono giudicate in accumulo rispetto al mese scorso;
– nel settore delle costruzioni, si registra un nuovo peggioramento dei giudizi sugli ordini mentre le aspettative sull’occupazione sono in aumento;
– con riferimento al settore dei servizi, la diminuzione dell’indice di fiducia riflette una dinamica negativa dei giudizi sull’andamento degli affari e delle attese sugli ordini.
Per quanto riguarda il commercio al dettaglio, l’aumento dell’indice di fiducia è caratterizzato da un miglioramento dei giudizi sulle vendite diffuso ad entrambi i circuiti distributivi analizzati (grande distribuzione e distribuzione tradizionale); il saldo delle scorte di magazzino è in diminuzione e le aspettative sulle vendite future sono in peggioramento.
 Mancano solide basi per la ripresa. Preoccupante stato di salute dell’economia
“Mancano ancora basi solide su cui fondare la ripresa, manovre che abbiano carattere strutturale e guardino al medio-lungo periodo. Per distrarre gli italiani da questa situazione – afferma Federconsumatori – oggi si parla solo di migranti, si paventano minacce provenienti dall’esterno per distogliere lo sguardo da quella che è la vera, allarmante, tragedia del nostro Paese: la crescita delle disuguaglianze e l’avanzare della povertà”. “Sarebbe ora che il governo, abbandonati gli slogan da campagna elettorale, si metta concretamente al lavoro per contrastare attivamente questa tendenza, avviando politiche per la redistribuzione dei redditi e per il rilancio di un’occupazione stabile e di qualità”, sottolinea l’associazione. L’Ufficio studi di  Confcommercio afferma che il ridimensionamento della fiducia “rappresenta un altro indizio preoccupante sullo stato di salute dell’economia”. “Soprattutto sul versante imprenditoriale, nel quale la dinamica della fiducia è correlata a quella dell’attività economica, le percezioni – si legge in una nota – testimoniano un rallentamento della produzione e, in particolare nell’ambito manifatturiero, emergono segnali di accumulo di scorte. Molto negative restano le valutazioni attuali e le attese nel piccolo commercio al dettaglio”.

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