Nino Galloni, Nuova Atlantide
27 agosto 2018
Poco meno di quarant’anni fa, il
Paese iniziò un percorso nuovo che l’avrebbe portato in un vicolo cieco,
l’attuale vicolo cieco.
Nel gennaio del 1981, infatti,
facendo seguito a pressioni americane e mitteleuropee, il ministro del Tesoro
Beniamino Andreatta scrisse una semplice lettera all’ allora Governatore C. A.
Ciampi per informarlo che da quel momento la Banca d’Italia non era più
obbligata ad acquistare i titoli del debito pubblico a bassissimi tassi di
interesse che lo Stato non riusciva a vendere direttamente al mercato.
Si voleva così sottrarre, senza
passare per un voto parlamentare, alla classe politica corrotta e clientelare,
lo strumento più importante, quello degli investimenti e della spesa pubblica
produttiva.
Da quel momento, con un colpo
solo lo Stato si vide equiparato a qualsiasi disgraziato che debba implorare
soldi dalle banche, alle condizioni decise dal mercato cioè dalle banche
stesse; il Tesoro non poté più decidere il tasso di interesse e, infatti, da
allora il debito pubblico cominciò a schizzare dal 60% del pil (1980) al 120%
(1989).
La spesa pubblica produttiva e
per investimenti si contrasse, ma quella ordinaria e vincolata no, sicche’ si
ottenne esattamente l’opposto di quello che si auspicava: la qualità della
spesa peggiorò; il Paese si trovò in difficoltà; la classe politica sollevata
dal compito di decidere le grandi strategie, si concentrò solo su clientelismo,
corruzione e poltrone.
Dopo il 1981 è stato un crescendo
di misure volte a contenere la spesa pubblica e i disavanzi, accrescere la
pressione fiscale, governare con l’assillo dei conti, legarsi sempre più mani e
piedi per accettare quanto chiesto dall’Europa e ottenere un posto nell’euro in
prima fila.
Ma in questi quasi quarant’anni
il mondo è cambiato radicalmente (sono aumentati esigenze, reti informatiche e
telematiche, meccanizzazione delle infrastrutture, cambiamenti nell’edilizia civile
e industriale, sensibilità per l’ambiente, la sicurezza e la salute); ma non si
sono registrati sufficienti progressi sul fronte della cultura economica e
politica.
Si è accettata l’idea che le
risorse pubbliche siano scarse e che i privati possano gestire tutte le
attività meglio dello Stato.
Quindi si è dimenticato che se
talune attività è bene che vengano gestite con la logica del profitto, molti
altri servizi (sanità, trasporti collettivi, infrastrutture) richiedono
standard di sicurezza che per lo Stato sono investimenti e per i privati sono
costi (da minimizzare).
Ma se lo strumento delle
privatizzazioni e l’obiettivo del profitto non risultano in certi casi adeguati
perché gli operatori di borsa guardano al livello del profitto e quest’ultimo è
concorrente al costo della sicurezza, rimangono solo 4 strade.
– L’aumento delle tasse; ma
nessuno lo vuole.
– L’aumento dei disavanzi
pubblici, ma essi sono stati – a torto – demonizzati (invece si doveva
continuare a finanziarli a bassi tassi di interesse).
– La moneta pubblica sovrana non
a debito, ma quasi nessuno sa cos’è.
– Le partecipazioni statali che
hanno vincolo di bilancio, ma non devono necessariamente massimizzare il
profitto.
Se non si accetta almeno uno dei
4 strumenti appena accennati è inutile ed ipocrita piangere i morti di Genova.
Bisogna accettarli come le vittime di una guerra; una guerra che gli Italiani
stanno perdendo, come altri popoli, ma che
– ora – debbono dimostrare di non volere.
Non volete pagare troppe tasse o
veder aumentare il debito pubblico?
Benissimo, allora delle due
l’una: o accettate le vittime derivanti da insufficiente manutenzione del
territorio e delle infrastrutture o vi decidete a pensare in termini di
sovranità monetaria e di ritorno alla spesa pubblica produttiva.
Ogni Stato dell’eurozona può
emettere mezzi monetari a sola circolazione nazionale con cui pagare gli
investimenti necessari: gli Stati e le banche centrali diversi dalla BCE non
possono emettere banconote e moneta a corso legale in tutta l’eurozona (articolo
128 del Trattato di Lisbona), ma nulla vieta la emissione di statonote, monete
di pezzatura non standard o biglietti di Stato a sola circolazione nazionale…
Pensiamoci!
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