Alessandro Cardulli – Jobnews
01 Settembre 2018
01 Settembre 2018
C’è voluto l’annuncio dello sciopero per martedì 11
settembre, in tutte le fabbriche del gruppo Ilva, da quella di Taranto a
Genova, Novi Ligure, Paderno Dugnano, che danno lavoro a circa 14 mila persone,
senza contare l’indotto, per smuovere il ministro dello Sviluppo Economico e
del Lavoro nonché vice premier, Luigi Di Maio che si è deciso a convocare i sindacati per mercoledì
5 settembre. Insieme alla giornata di sciopero avevano annunciato anche una manifestazione
davanti alla sede del ministero, un presidio per tutta la giornata.
Camusso: “sicuramente
lo sciopero resta”
“Sicuramente lo sciopero resta, il primo tema che
abbiamo proposto è che il governo deve uscire dall’ambiguità di questa lunga
stagione e dire cosa intende fare. Non può scaricare la responsabilità della
decisione sulla gara e sull’affidamento dell’Ilva alle parti sociali o ad altri
soggetti, è il governo che deve dire”, conferma Susanna Camusso, segretario
generale Cgil, ai microfoni di RaiNews24. “Ci aspettiamo che il governo
intervenga per determinare il fatto che l’acquisizione avvenga con le migliori
soluzioni possibili sul terreno ambientale- spiega Camusso- e con una risposta
positiva al’insieme dell’occupazione, quindi senza una dichiarazione di esuberi
e sulle condizioni di lavoro e dei salari quindi”.
Il Di Maio, in tutt’altre faccende affaccendato, in
particolare nel tallonaggio all’altro vicepremier, Salvini Matteo che si prende
la scena con le sue comparsate insieme alla peggiore gente della ultra destra
europea, leggi Orban, che lo considera il suo “eroe”, si era perfino
dimenticato dell’esistenza dell’Ilva, dei lavoratori e che le risorse di cui
dispone il gruppo sono pressoché finite, restano circa 24 milioni. Scadono
anche i tre commissari che stanno gestendo l’azienda. Per non parlare del fatto che lui stesso aveva dichiarato
illegittima la gara con cui Arcelor Mittal si era aggiudicata l’asta
Il mistero del ministro. “Delitto perfetto ma non si
può annullare la gara”
“Delitto perfetto” aveva detto “ma non si può
annullare la gara”. Mistero sulle sue intenzioni. Si era rimesso al parere
dell’Avvocatura dello Stato, che glielo aveva dato per iscritto ma lui, in
conferenza stampa non lo aveva letto, si era limitato a farne un sunto. Aveva
chiesto anche un parere all’Anac, l’agenzia anticorruzione che aveva rilevato
delle “criticità” ma non aveva parlato di “illegittimità”. Ai sindacati,
esterrefatti, che avevano chiesto la lettura del parere dell’Avvocatura aveva
annunciato che sarebbero stati riconvocati. Poi altri “impegni” gli hanno
impedito di affrontare la “questione” Ilva. Fra questi altri “impegni” la sfida
a Salvini, a chi le dice più grosse, lo aveva portato ad un attacco alla
Commissione della Ue rivendicando il diritto, non si sa perché, a superare il limite
del 3% nella predisposizione del Bilancio. Si era preso anche una sonora
smentita sul fatto che l’Italia ogni anno “regala” alla Ue ben venti miliardi.
Figuratevi se nella sua agenda poteva figurare l’Ilva, vicenda sulla quale
aveva fatto cadere l’assoluto silenzio. Non solo. Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil
lunedì avevano fatto pervenire un lettera al ministro in cui annunciavano la
mobilitazione se non fosse arrivata la convocazione urgente. Niente, silenzio
assoluto. Silenzio anche dal presidente del Consiglio che era stato allertato
dai sindacati. Da qui l’annuncio delle tre organizzazioni della proclamazione
dello sciopero.
Dal 6 agosto silenzio del ministro, vicepremier, in
altre faccende impegnato
“Attendiamo dal 6 agosto”, scrivono nella lettera
inviata a Conte e a Di Maio, Fiom Cgil, Fim-Cisl, Uilm Uil e Usb, “le risorse
finanziarie sono ormai quasi esaurite e il 15 scade l’amministrazione
straordinaria”. “Siamo ancora in attesa di notizie per la ripresa del negoziato
e la valutazione di legittimità da parte del ministero della gara per
l’aggiudicazione del gruppo Ilva”. “Lunedì 27 agosto abbiamo unitariamente
sollecitato il governo a convocare tutte le parti e ad oggi non abbiamo ancora
avuto risposta”. I sindacati “nel permanere
delle condizioni attuali” annunciano “la mobilitazione generale di tutto
il gruppo Ilva per l’11 settembre con scioperi in tutti gli stabilimenti del
gruppo e presidio al ministero”. Passano due ore dall’annuncio dello sciopero
dei metalmeccanici e arriva la convocazione di Di Maio, al ministero per il 5
settembre primo pomeriggio, delle segreterie delle organizzazioni di categoria,
Fiom, Fim, Uilm, Usb insieme alle segreterie generali di Cgil, Cisl, Uil . Al
“tavolo”, annuncia il ministro, parteciperanno la società AmInvestco (leggi
Arcelor Mittal, che si è aggiudicata la gara, ndr), i commissari straordinari
dell’Ilva e, oltre a tutti ai segretari generali e dei sindacati
metalmeccanici, anche i rappresentanti dei lavoratori chimici e del trasporto
interessati alla vicenda per l’indotto. Convocata anche Federmanager, non si
capisce a quale titolo. Si rende noto nel comunicato che parteciperà anche il
ministro precisando “come i sindacati e l’azienda avevano chiesto”. Le parti
sono convocate per “proseguire il confronto relativo alla cessione della
società”.
Camusso: il governo dica se la vendita è stata
effettuata oppure no
Sul futuro del gruppo siderurgico giovedì 30 era
intervenuta anche Susanna Camusso, segretario generale della Cgil nel corso di
una iniziativa tenuta a Genova. “Il governo deve assumersi la responsabilità di
dire se la vendita c’è o non c’è. Notiamo una tendenza a scaricare sugli altri
soggetti: questo è inaccettabile. Pensiamo non ci sia più tempo, nel senso che
non è che prendendo tempo, rinviando la decisione e chiamando in causa altri il
tema si risolve”. “Come hanno detto le categorie nazionali chiedendo un
incontro al ministro – aveva proseguito –, ribadiamo che il governo ci deve
dire se la vendita è stata effettuata oppure no. E, a partire da quello, deve
dirci come si determinano le risposte che vanno ancora date in termini
ambientali, quelle che riguardano l’occupazione, i salari, l’accordo di
programma. Parliamo di una vendita e di risorse finanziarie, il governo deve
decidere”.
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