venerdì 31 agosto 2018

Ilva. Ci vuole lo sciopero delle tute blu per far uscire Di Maio dalla tana. Convocati i sindacati. Il ministro dica se la gara è legittima oppure no. Intanto stanno per finire le risorse e scade il mandato dei commissari


Alessandro Cardulli – Jobnews
01 Settembre 2018

C’è voluto l’annuncio dello sciopero per martedì 11 settembre, in tutte le fabbriche del gruppo Ilva, da quella di Taranto a Genova, Novi Ligure, Paderno Dugnano, che danno lavoro a circa 14 mila persone, senza contare l’indotto, per smuovere il ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro nonché vice premier, Luigi Di Maio che si è  deciso a convocare i sindacati per mercoledì 5 settembre. Insieme alla giornata di sciopero avevano annunciato anche una manifestazione davanti alla sede del ministero, un presidio per tutta la giornata.
Camusso: “sicuramente lo sciopero resta”
“Sicuramente lo sciopero resta, il primo tema che abbiamo proposto è che il governo deve uscire dall’ambiguità di questa lunga stagione e dire cosa intende fare. Non può scaricare la responsabilità della decisione sulla gara e sull’affidamento dell’Ilva alle parti sociali o ad altri soggetti, è il governo che deve dire”, conferma Susanna Camusso, segretario generale Cgil, ai microfoni di RaiNews24. “Ci aspettiamo che il governo intervenga per determinare il fatto che l’acquisizione avvenga con le migliori soluzioni possibili sul terreno ambientale- spiega Camusso- e con una risposta positiva al’insieme dell’occupazione, quindi senza una dichiarazione di esuberi e sulle condizioni di lavoro e dei salari quindi”.
Il Di Maio, in tutt’altre faccende affaccendato, in particolare nel tallonaggio all’altro vicepremier, Salvini Matteo che si prende la scena con le sue comparsate insieme alla peggiore gente della ultra destra europea, leggi Orban, che lo considera il suo “eroe”, si era perfino dimenticato dell’esistenza dell’Ilva, dei lavoratori e che le risorse di cui dispone il gruppo sono pressoché finite, restano circa 24 milioni. Scadono anche i tre commissari che stanno gestendo l’azienda. Per non parlare del  fatto che lui stesso aveva dichiarato illegittima la gara con cui Arcelor Mittal si era aggiudicata l’asta
Il mistero del ministro. “Delitto perfetto ma non si può annullare la gara”
“Delitto perfetto” aveva detto “ma non si può annullare la gara”. Mistero sulle sue intenzioni. Si era rimesso al parere dell’Avvocatura dello Stato, che glielo aveva dato per iscritto ma lui, in conferenza stampa non lo aveva letto, si era limitato a farne un sunto. Aveva chiesto anche un parere all’Anac, l’agenzia anticorruzione che aveva rilevato delle “criticità” ma non aveva parlato di “illegittimità”. Ai sindacati, esterrefatti, che avevano chiesto la lettura del parere dell’Avvocatura aveva annunciato che sarebbero stati riconvocati. Poi altri “impegni” gli hanno impedito di affrontare la “questione” Ilva. Fra questi altri “impegni” la sfida a Salvini, a chi le dice più grosse, lo aveva portato ad un attacco alla Commissione della Ue rivendicando il diritto, non si sa perché, a superare il limite del 3% nella predisposizione del Bilancio. Si era preso anche una sonora smentita sul fatto che l’Italia ogni anno “regala” alla Ue ben venti miliardi. Figuratevi se nella sua agenda poteva figurare l’Ilva, vicenda sulla quale aveva fatto cadere l’assoluto silenzio. Non solo. Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil lunedì avevano fatto pervenire un lettera al ministro in cui annunciavano la mobilitazione se non fosse arrivata la convocazione urgente. Niente, silenzio assoluto. Silenzio anche dal presidente del Consiglio che era stato allertato dai sindacati. Da qui l’annuncio delle tre organizzazioni della proclamazione dello sciopero.
Dal 6 agosto silenzio del ministro, vicepremier, in altre faccende impegnato
“Attendiamo dal 6 agosto”, scrivono nella lettera inviata a Conte e a Di Maio, Fiom Cgil, Fim-Cisl, Uilm Uil e Usb, “le risorse finanziarie sono ormai quasi esaurite e il 15 scade l’amministrazione straordinaria”. “Siamo ancora in attesa di notizie per la ripresa del negoziato e la valutazione di legittimità da parte del ministero della gara per l’aggiudicazione del gruppo Ilva”. “Lunedì 27 agosto abbiamo unitariamente sollecitato il governo a convocare tutte le parti e ad oggi non abbiamo ancora avuto risposta”. I sindacati “nel permanere  delle condizioni attuali” annunciano “la mobilitazione generale di tutto il gruppo Ilva per l’11 settembre con scioperi in tutti gli stabilimenti del gruppo e presidio al ministero”. Passano due ore dall’annuncio dello sciopero dei metalmeccanici e arriva la convocazione di Di Maio, al ministero per il 5 settembre primo pomeriggio, delle segreterie delle organizzazioni di categoria, Fiom, Fim, Uilm, Usb insieme alle segreterie generali di Cgil, Cisl, Uil . Al “tavolo”, annuncia il ministro, parteciperanno la società AmInvestco (leggi Arcelor Mittal, che si è aggiudicata la gara, ndr), i commissari straordinari dell’Ilva e, oltre a tutti ai segretari generali e dei sindacati metalmeccanici, anche i rappresentanti dei lavoratori chimici e del trasporto interessati alla vicenda per l’indotto. Convocata anche Federmanager, non si capisce a quale titolo. Si rende noto nel comunicato che parteciperà anche il ministro precisando “come i sindacati e l’azienda avevano chiesto”. Le parti sono convocate per “proseguire il confronto relativo alla cessione della società”.
Camusso: il governo dica se la vendita è stata effettuata oppure no
Sul futuro del gruppo siderurgico giovedì 30 era intervenuta anche Susanna Camusso, segretario generale della Cgil nel corso di una iniziativa tenuta a Genova. “Il governo deve assumersi la responsabilità di dire se la vendita c’è o non c’è. Notiamo una tendenza a scaricare sugli altri soggetti: questo è inaccettabile. Pensiamo non ci sia più tempo, nel senso che non è che prendendo tempo, rinviando la decisione e chiamando in causa altri il tema si risolve”. “Come hanno detto le categorie nazionali chiedendo un incontro al ministro – aveva proseguito –, ribadiamo che il governo ci deve dire se la vendita è stata effettuata oppure no. E, a partire da quello, deve dirci come si determinano le risposte che vanno ancora date in termini ambientali, quelle che riguardano l’occupazione, i salari, l’accordo di programma. Parliamo di una vendita e di risorse finanziarie, il governo deve decidere”.

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