Intervista.
Sergio Lo Giudice: «Contro di me polemiche inesistenti, la legge 40 già vieta
la Gpa»
Carlo Lania, Il manifesto
02 Agosto 2018
Se non fosse che di amichevole
non c’è proprio niente, quello che in questi giorni sta colpendo Sergio Lo
Giudice si potrebbe definire fuoco amico. Ex parlamentare Pd, tra i
protagonisti della legge sulle unioni civili ed ex presidente di Arcigay, una
settimana fa Lo Giudice è stato nominato dal segretario del Pd Martina
responsabile del dipartimento Diritti civili del partito. Scelta contestata da
tre iscritte fino al punto di minacciare le dimissioni dal Pd. Motivo di tanta
ostilità: l’opposizione alla Gestazione per altri (Gpa) pratica della quale Lo
Giudice ha anche usufruito scegliendo con il suo compagno di recarsi negli
Stati Uniti per avere due bambini.
Lo Giudice la legge 40 vieta già
la pratica della maternità surrogata in Italia, quindi dov’è il problema?
Questa polemica non ha nessuna
ragion d’essere perché un’eventuale modifica della legge 40 in questo senso non
è ad oggi all’ordine del giorno. E non lo era neanche due anni fa quando è
stata fatta la legge sulle unioni civili, anche se qualcuno l’ha voluta porre
come centrale nel dibattito politico. Sull’argomento poi c’è una posizione
ufficiale del Pd
Che sarebbe?
Il 5 maggio 2016, non a caso due
settimane prima dell’approvazione delle unioni civili, venne approvata una
mozione parlamentare, a mio giudizio di grande buonsenso, in cui si dà conto
dello complessità del tema e dello sfruttamento che in tante parti del mondo
subiscono donne poco libere e poco consapevoli o non in grado di decidere sulla
propria vita in queste situazioni, ma che tiene conto anche di realtà molto
diverse presenti in Paesi avanzati come Stati uniti, Belgio, Canada o Gran
Bretagna in cui la Gpa è regolamentata in modi molto precisi anche se
differenti: in alcuni casi ritenendo discriminante la gratuità della pratica,
in altri prevedendo forme di rimborso spese o di compensi, ma comunque
regolamentando il tema. Nella mozione si dà inoltre atto della differenza di
opinioni presenti nel dibattito nel nostro Paese chiedendo di aprire il
confronto. Ma si sottolineano anche due aspetti: la necessità di modificare la
legge sulle adozioni, aprendo anche alle coppie omosessuali, ma soprattutto
spiegando che comunque vanno tutelati i diritti dei bambini, il diritto alla
loro identità personale e alla loro tutela indipendentemente dal modo in cui
sono venuti al mondo. E’ il tema centrale ed è quello che stanno facendo i
tribunali, visto che dalla legge sulle unioni civili è stato stralciato anche
il riferimento alla possibilità di adottare il figlio del partner.
Visto che la posizione del Pd è
chiara perché allora le polemiche nei suoi confronti?
Perché quella posizione non è
condivisa da alcune persone. E questo perché la mozione non si schiera per un
divieto universale della gestazione per altri, che significherebbe poter punire
in Italia anche chi va all’estero. Chi mi attacca vorrebbe inoltre che non
venissero riconosciuti i due papà o le due mamme come genitori, come stanno già
facendo tanti Comuni. Se poi c’è la compagna della mamma che vuole adottare il
bambino si può fare, però il bambino ha una mamma.
Colpisce che in questo momento, con
un governo che rischia di mettere in pericolo diritti importanti conquistati,
nel Pd c’è qualcuno che preferisce prendere di mira lei.
In realtà nel Pd si discute molto
poco di questo e non c’è stata nessuna obiezione alla mia nomina. Martina,
tramite il coordinatore della segreteria Matteo Mauri, ha difeso questa scelta.
Il punto è che fuori del Pd, coinvolgendo a quanto pare anche qualche iscritta,
c’è un gruppo che non si riconosce nella posizione aperta che un grande partito
plurale e di sinistra deve avere, nel rispetto verso posizioni diverse e senza
assumere toni da crociata.
L’amareggiano queste polemiche?
Sono abituato. Da quando sono
impegnato nell’affermazione dei diritti civili spesso ho dovuto confrontarmi
con pezzi di opinione pubblica che non la pensano come me. Sono confortato dal
fatto che un po’ alla volta in questo Paese il confronto è riuscito a produrre
dei passi in avanti. Magari anche se, come nel caso delle unioni civili, non proprio come
le persone a cui la legge è destinata avrebbero voluto.
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