Alfonso Gianni – Il manifesto
04 Settembre 201
04 Settembre 201
A ispirazione e supporto della
circolare diramata dal suo capo di gabinetto che intima ai prefetti di
procedere ad interventi sgombero di stabili ed aree occupate senza pensare a locazioni
alternative, Salvini ha scritto su Twitter che «la proprietà privata è sacra».
Una bestemmia, o una fake news
per usare un linguaggio più secolarizzato. Non la pensava così Stefano Rodotà
(la cui mancanza si fa sentire ogni giorno di più) che agli inizi degli anni
’80 raccolse i suoi studi sulla proprietà (e più volte ci tornò) in un libro
diventato famoso Il terribile diritto. Un titolo desunto da una frase contenuta
nell’opera più celebre di Cesare Beccaria: «…il diritto di proprietà (terribile,
e forse non necessario diritto)». Quando fu pubblicata correva l’anno 1764.
Evidentemente per alcuni un tempo
passato invano. Ma sappiamo che il progresso intellettuale non procede in modo
lineare. Né qui si pretende che Salvini abbia mai letto Beccaria o Rodotà.
Tuttavia dobbiamo esigere che conosca la Costituzione, su cui ha giurato
diventando ministro. Essa non solo all’articolo 41 affronta il tema
dell’iniziativa economica privata, esigendo che questa sia indirizzata
all’utilità sociale, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. Ma
stabilisce, nell’articolo 42, precisi limiti alla proprietà privata «allo scopo
di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti,
prevedendo in caso contrario anche l’espropriazione per motivi di interesse
generale».
A sua volta l’articolo 44 pone
vincoli alla proprietà terriera privata. Conosciamo i vari tentativi di dare
un’interpretazione restrittiva in senso favorevole al diritto proprietario del
dettato costituzionale, fino a cercare di capovolgerlo. Ma di certo questo
terribile diritto non può essere assolutizzato, meno che mai sacralizzato.
Sarebbe anche opportuno che il massimo garante della nostra Costituzione
facesse giungere la sua voce dal Quirinale a fronte di simili esternazioni
ministeriali. Abbiamo un governo nel quale vi è chi parla di nazionalizzazioni
e chi si fa paladino della sacralità proprietaria. In ogni caso un ministro che
non conosce la Costituzione o che con i suoi atti la viola coscientemente non è
degno di quel ruolo e se ne deve andare.
Meglio se non da solo. Jeremy
Bentham sorpreso delle parole del Beccaria le definì «un dubbio sovversivo
dell’ordine sociale». Ma qui siamo al classico sovversivismo delle classi
dirigenti. Secondo la circolare gli sfollati, dopo schedatura, saranno
parcheggiati in recinti («strutture provvisorie di accoglienza»). L’iniziativa
ministeriale rafforza la spinta a chiudere centri di iniziativa culturale
sociale come la Casa delle Donne a Roma, ed è stato giusto portare la questione
all’attenzione della Commissione Ue. D’altro canto il tema abitativo si
incrocia con quello dei migranti. E riguarda tutti. Ci ricordiamo la violenza
poliziesca della scorsa estate in piazza Indipendenza a Roma. Una ragione in
più per sostenere l’urgenza di una manifestazione popolare contro il razzismo e
la barbarie, come proposto su queste pagine.
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