Tre
donne che avevano partecipato il 20 maggio alla Garbatella alla contestazione
contro il banchetto dell'estrema destra sono state convocate dalle forze
dell'ordine. A loro è stato notificato un provvedimento previsto dal Codice
Antimafia
Mauro Favale, La Repubblica -
Roma
01 agosto 2018
Un "avviso orale", un
provvedimento emanato dal questore e previsto dall'articolo 3 del "Codice
antimafia" riservato a persone socialmente pericolose, che si sono
dimostrate "dedite alla commissione di reati". A riceveverlo, pochi
giorni fa, sono state tre donne della Garbatella, due delle quali nemmeno si
conoscono tra loro, e che in comune, negli ultimi mesi hanno solo una cosa:
tutte hanno partecipato lo scorso 20 maggio a una contestazione contro un
banchetto di CasaPound in Largo Leonardo Da Vinci, nell'VIII Municipio di Roma.
Quel giorno il gruppetto di
antifasciste ha intonato Bella Ciao a qualche decina di metri dal gazebo
montato dai "fascisti del terzo millennio". Per questo, racconta un
comunicato della Rete antifascisti e antifasciste di Roma Sud, sono state
convocate in Questura. A una di loro è stata notificata l'apertura di
un'indagine, alle altre due è arrivato invece "l'avviso orale del
questore" nel caso "esistono indizi a loro carico indicando i motivi
che li giustificano".
"Il bello - si legge nel
comunicato - è che a nessuna di loro viene specificato quali sarebbero questi
reati, anzi, ad alcune di loro viene chiesto: 'Ma cosa ha fatto negli ultimi
anni?'. Mah... un figlio o due, qualche lavoro precario, qualche assemblea
cittadina, qualche flash mob... ma nulla che mi faccia sentire pericolosa".
E ancora: "Ci si chiede: cos'è che l'ha fatto scattare? Qualcosa accaduto
negli ultimi mesi senz'altro, nel quadrante di di San Paolo, qualcosa al quale
erano presenti tutte coloro che hanno ricevuto la chiamata della Questura, per
ritirare la notifica o una denuncia non meglio specificata. Una sola è la
risposta: la contestazione al banchetto di Casa Pound del 20 maggio".
"Al momento non sappiamo se
la contestazione è scattata d'ufficio o perché è stata presentata
denuncia", spiega una delle tre attiviste che nelle prossime settimane
sono intenzionate a procedere con un accesso agli atti per chiedere poi la
revoca del provvedimento del questore.
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