Un
medico xenofobo e complottista. Una twittatrice terrapiattista convinta. E una
donna che arringa contro Big Pharma. Cronaca semiseria di una visita in
ospedale nel nostro Paese
Giuseppe Genna, L’ESPRESSO
01 agosto 2018
L'altro giorno, in un pronto
soccorso stomatologico, mi sono fatto curare un ascesso, non avendo la
prontezza e l’attenzione di specificare che l’ascesso da cui è affetta la
realtà italiana è ben più profondo e batterico. Il dentista sovranista, che mi
ha accolto chiedendomi se sono un egiziano, mi ha medicato senza commentare?
Tutt’altro. Paralizzato da
un’anestesia locale e spirituale, sono stato sottoposto a una narrazione
ipnotica e surrealista dell’Italia contemporanea. Kafka non ci sarebbe
arrivato. L’impietoso stomatologo grilloleghista, gonfiando i capillari e le
varici sul suo volto spugnoso e vagamente itterico, mi ha affabulato con una
favola nerissima. Dunque per l’odontoiatra gialloverde il virologo Roberto
Burioni cospira insieme a George Soros, almeno un milione di “negri” (testuale)
stanno aspirando a invadere la Penisola, per arraffare 35 euro giornalieri di
reddito di cittadinanza, garantito a loro ma non agli aborigeni italici,
Stefano Cucchi è un’invenzione per mettere in una greppia le forze dell’ordine,
Matteo Salvini sarà Presidente della Repubblica per un trentennio, come la
Costituzione garantisce, anche se la carta fondamentale andrebbe rifatta per
introdurre il reato di furto in casa e permettere di difendersi sparando, come
si fa del resto nei civilissimi Stati Uniti. A un certo punto mi dice: «Il suo
ascesso è una reazione agli elementi chimici presenti nell’aria, l’hanno
inquinata irrorando con gli aerei bario e silicio, lo so io che sono medico».
Provo a ripeterlo: avevo un’infezione al dente per via delle scie chimiche.
Del resto, in coda al pronto
soccorso, mi ero trovato, esasperato, accanto a una madre esasperante, che
lasciava scatenare l’altrettanto esasperante pargolo, protagonista di
un’accelerazione neuromotoria, che avrebbe meritato dosi ciclopiche di Ritalin.
La madre ce l’aveva proprio con il Ritalin: «Vogliono vaccinarlo con il
Ritalin. È un complotto di Big Farm. È una multinazionale che ha assunto medici
e farmacisti, in particolare quelli stranieri. Sono tutti d’accordo». Provavo a
ignorarla immergendomi in Twitter. Un’utente, il cui nickname era affiancato
dall’immancabile bandierina tricolore, si lamentava perché qualcuno l’aveva
bannata, quando aveva espresso l’autorevole teoria che la Terra è piatta. «È
un’opinione personale, come si permette di bloccare il mio account?», ululava
la sovranista digitale.
Il nostro pianeta è piatto e il
Big Pharma è una marca di generici. La giornata tipo del progressista italiano
medio nelle ultime settimane è sempre più intensamente sottoposta a questa
terapia del dolore, nel senso che glielo si impone a un ritmo frenetico. Sulla
navetta che mi riportava a casa, con tanto di granuloma da scia chimica, una
settantenne, abbigliata come Coco Chanel sotto ecstasy, arringava i passeggeri,
sostenendo che “i pazienti cancerogeni” (non sto scherzando) oggi li fanno
curare soprattutto da medici libici (non sto scherzando), perché agli ospedali
italiani costano poco, li pagano meno.
La proposta per la
"revisione del sistema vaccinale", firmata dai consiglieri
pentastellati tra cui Davide Barillari e Roberta Lombardi è stata scritta con
le associazioni dei genitori "per la libertà di scelta". Ma rende un
calvario fare i vaccini o impone assurde umiliazioni
Nemmeno una pallida idea
dell’esistenza di un contratto nazionale. Gli avventori annuivano agli affondi
della sciura, con un entusiasmo di cui non erano state capaci le folle del
Trionfo della volontà di Leni Riefenstahl. A chi avrei potuto nominare “Il
trionfo della volontà” e la regista hitleriana? Già è normalmente italiano che
uno scrittore non possa più esercitare alcuna referenza. Se cita, è un
professorone, un intelligentone, un rosicone. Tuttavia in queste settimane è
proprio il progressista medio italico a non avere diritto di intervento. Soffre
di una psicoparologia della vita quotidiana, priva di qualunque terapia.
Si può nutrire una certa
indifferenza a proposito dell’Italia, non pronunciarsi, annuire o scuotere la
testa. Ciò fino a quando non la si vede per davvero: una nazione che parla la
lingua moderna più antica, dove la natura fa il suo corso in forma di tragedia
e farsa all’infinito. L’Italia è territorio melodioso di odii sotterranei, che
esplodono in ascessi giganteschi e subitanei. Ci si può comodamente lamentare
sempre, in questa nazione che non smette di progredire con mezzi innovativi e
reazionari. Una patria di startup perenni, dal fascismo al terrorismo settantino,
dall’idea di una democrazia cattolica alla sperimentazione di un monarca delle
televisioni unite, fino all’attuale sovranismo purulento.
Qualcosa tuttavia è cambiato.
Oggi più che mai è soffocante la vita quotidiana di una persona di medio
buonsenso. Il sistema nervosissimo centrale dello Strapaese travolge chi abbia
una disposizione a ciò che i francesi hanno inscritto nel loro genoma
repubblicano, e che alle nostre latitudini sembra un sogno più che mai
impossibile, per l’appunto straniero: la libertà, l’uguaglianza, la fraternità.
Sarebbero gli arcangeli dell’umano agire, che lo Stivale ha cura di calpestare
in forme sempre rinnovate e drammaticamente sorprendenti. Del resto l’Italia è
serva e ostello di dolore per il padre di tutti gli scrittori e dunque per
tutti i lettori. Che sono pochissimi.
La ciclica inconsapevolezza
italiana funziona per costanti disattenzioni e dimenticanze permanenti. Chi
volesse vivere affratellato e assorellato in queste lande collinari,
liquorosamente bagnate dalle sanguinose risacche mediterranee, ha da tenere
presente che in questo Paese dei Baloccamenti il passatempo nazionale è La
ghigliottina: va in onda dal 2004, è il momento apicale dell’infinito successo
televisivo L’Eredità. I connazionali, che prima erano spettatori e ora si
riscoprono odiatori attivi, rispondono da anni alle sollecitazioni di Amadeus,
Fabrizio Frizzi, Carlo Conti, tutti insieme appassionatamente, mentre la lama
delle parole cala implacabile sui soldi, mozzando le cifre che fanno tutta la
speranza di un Paese da sempre abbinato alla lotteria. Chi guarda la
ghigliottina? A Parigi, nella lugubre place de Grève, il popolo si radunava per
scommettere e le anziane sferruzzavano tra le teste e i fiotti di sangue. Quel
popolo, che era stato scambiato per rivoluzionario, era in realtà la più cinica
rappresentazione dell’odio schiumante e del piacere osceno di guardare la morte
altrui in faccia. Noi italiani esercitiamo da sempre, nelle maniere meno
raffinate, quella morbosità. A furia di guardare la ghigliottina, si diviene
aspiranti carnefici. Bisogna dunque concedere un ritratto compiuto e sintetico
di ciò di cui la nostra nazione ha dato “plastica rappresentazione” in poche
settimane. Vengono le vertigini a comporre l’identikit italiano in questi giorni.
L’Italia è un Paese bagnato dal
mare, in cui sono morti più di seicento tra migranti e rifugiati da marzo, e
sulle cui spiagge non deve più apparire alcun venditore ambulante, perché gli
italiani ne hanno le tasche piene e l’aria è cambiata e ronde neofasciste
italopolacche presidiano il bagnasciuga riminese, cantanti impalano
pubblicamente mendicanti stranieri che rifiutano qualche centesimo, un
sottosegretario ha sostenuto che bisogna legalizzare i matrimoni di gruppo e
tra specie diverse, una legione sostiene con furia che non bisogna vaccinarsi
poiché i polivalenti sono un complotto, quattro su dieci sono favorevoli alle
armi in casa perché credono che i crimini si impennino e invece stanno calando,
il reato di tortura va abolito perché altrimenti non possono lavorare le forze
dell’ordine, il ministero degli interni è un ministro degli internamenti, i
partiti al potere non rendicontano o addirittura non dichiarano dove sono
finiti 49 milioni di euro rubati alle pubbliche casse, scrittori sotto scorta sono
irrisi e minacciati che venga loro levata la protezione, il presidente
dell’Inps è un cospiratore, si taglia qualche vitalizio e si esulta come se si
fossero aperti tredici milioni di posizioni lavorative, che peraltro vengono
promessi salvo rimangiarsi tutto dopo tredici secondi esatti dalla pronuncia
della comica profezia. Si potrebbe andare avanti all’infinito. Ciò che
sconvolge è che tutto ciò piace alla nazione. Non si costruisce il consenso, in
Italia: lo si trova nella realtà, integro e antropologicamente fascista. Per
decenni è stata raccontata la fiaba del tycoon che faceva il lavaggio del
cervello alla gente, quando è il popolo che si fa sempiternamente il lavaggio
delle interiora, un’idrocolonterapia che espelle nel mondo le proprie tossine.
Qual è il pronto soccorso per
curare l’ascesso che suppura nella realtà? Al momento non c’è. Allo
stomatologico, dove l’irre-dentista mi medicava impietosamente, erano accesi
schermi tv in ogni studio. L’odontoleghista specificava che i televisori
servono a distrarre i pazienti. La cura canalare era tuttavia meno dolorosa
della cura con cui il canale tv trasmetteva un accorato discorso valligiano
dell’attuale leader progressista. Non sentivo nulla. Non capivo nulla. Ero
abbandonato dalla speranza di un asilo, di un conforto, di una fraternità. Ci
si sente in coda affollata presso una sala d’attesa priva di pronto intervento
democratico. Il progressista medio italiano se ne esce nel mondo, tenendosi
l’ascesso, per i germi non ci sono antibiotici, che saranno tutti un complotto
di Big Farma. La notte è lunga, si è insonni per il dolore, ogni pena porta il
suo giorno, che in Italia è oggi: è sempre oggi.
Nessun commento:
Posta un commento