mercoledì 1 agosto 2018

ITALIA Dal dottore sciachimista alla mamma no vax: una giornata tipo nella nuova Italia sovranista


Un medico xenofobo e complottista. Una twittatrice terrapiattista convinta. E una donna che arringa contro Big Pharma. Cronaca semiseria di una visita in ospedale nel nostro Paese

Giuseppe Genna, L’ESPRESSO
01 agosto 2018

L'altro giorno, in un pronto soccorso stomatologico, mi sono fatto curare un ascesso, non avendo la prontezza e l’attenzione di specificare che l’ascesso da cui è affetta la realtà italiana è ben più profondo e batterico. Il dentista sovranista, che mi ha accolto chiedendomi se sono un egiziano, mi ha medicato senza commentare?
Tutt’altro. Paralizzato da un’anestesia locale e spirituale, sono stato sottoposto a una narrazione ipnotica e surrealista dell’Italia contemporanea. Kafka non ci sarebbe arrivato. L’impietoso stomatologo grilloleghista, gonfiando i capillari e le varici sul suo volto spugnoso e vagamente itterico, mi ha affabulato con una favola nerissima. Dunque per l’odontoiatra gialloverde il virologo Roberto Burioni cospira insieme a George Soros, almeno un milione di “negri” (testuale) stanno aspirando a invadere la Penisola, per arraffare 35 euro giornalieri di reddito di cittadinanza, garantito a loro ma non agli aborigeni italici, Stefano Cucchi è un’invenzione per mettere in una greppia le forze dell’ordine, Matteo Salvini sarà Presidente della Repubblica per un trentennio, come la Costituzione garantisce, anche se la carta fondamentale andrebbe rifatta per introdurre il reato di furto in casa e permettere di difendersi sparando, come si fa del resto nei civilissimi Stati Uniti. A un certo punto mi dice: «Il suo ascesso è una reazione agli elementi chimici presenti nell’aria, l’hanno inquinata irrorando con gli aerei bario e silicio, lo so io che sono medico». Provo a ripeterlo: avevo un’infezione al dente per via delle scie chimiche.
Del resto, in coda al pronto soccorso, mi ero trovato, esasperato, accanto a una madre esasperante, che lasciava scatenare l’altrettanto esasperante pargolo, protagonista di un’accelerazione neuromotoria, che avrebbe meritato dosi ciclopiche di Ritalin. La madre ce l’aveva proprio con il Ritalin: «Vogliono vaccinarlo con il Ritalin. È un complotto di Big Farm. È una multinazionale che ha assunto medici e farmacisti, in particolare quelli stranieri. Sono tutti d’accordo». Provavo a ignorarla immergendomi in Twitter. Un’utente, il cui nickname era affiancato dall’immancabile bandierina tricolore, si lamentava perché qualcuno l’aveva bannata, quando aveva espresso l’autorevole teoria che la Terra è piatta. «È un’opinione personale, come si permette di bloccare il mio account?», ululava la sovranista digitale.
Il nostro pianeta è piatto e il Big Pharma è una marca di generici. La giornata tipo del progressista italiano medio nelle ultime settimane è sempre più intensamente sottoposta a questa terapia del dolore, nel senso che glielo si impone a un ritmo frenetico. Sulla navetta che mi riportava a casa, con tanto di granuloma da scia chimica, una settantenne, abbigliata come Coco Chanel sotto ecstasy, arringava i passeggeri, sostenendo che “i pazienti cancerogeni” (non sto scherzando) oggi li fanno curare soprattutto da medici libici (non sto scherzando), perché agli ospedali italiani costano poco, li pagano meno.
La proposta per la "revisione del sistema vaccinale", firmata dai consiglieri pentastellati tra cui Davide Barillari e Roberta Lombardi è stata scritta con le associazioni dei genitori "per la libertà di scelta". Ma rende un calvario fare i vaccini o impone assurde umiliazioni 
Nemmeno una pallida idea dell’esistenza di un contratto nazionale. Gli avventori annuivano agli affondi della sciura, con un entusiasmo di cui non erano state capaci le folle del Trionfo della volontà di Leni Riefenstahl. A chi avrei potuto nominare “Il trionfo della volontà” e la regista hitleriana? Già è normalmente italiano che uno scrittore non possa più esercitare alcuna referenza. Se cita, è un professorone, un intelligentone, un rosicone. Tuttavia in queste settimane è proprio il progressista medio italico a non avere diritto di intervento. Soffre di una psicoparologia della vita quotidiana, priva di qualunque terapia.
Si può nutrire una certa indifferenza a proposito dell’Italia, non pronunciarsi, annuire o scuotere la testa. Ciò fino a quando non la si vede per davvero: una nazione che parla la lingua moderna più antica, dove la natura fa il suo corso in forma di tragedia e farsa all’infinito. L’Italia è territorio melodioso di odii sotterranei, che esplodono in ascessi giganteschi e subitanei. Ci si può comodamente lamentare sempre, in questa nazione che non smette di progredire con mezzi innovativi e reazionari. Una patria di startup perenni, dal fascismo al terrorismo settantino, dall’idea di una democrazia cattolica alla sperimentazione di un monarca delle televisioni unite, fino all’attuale sovranismo purulento.
Qualcosa tuttavia è cambiato. Oggi più che mai è soffocante la vita quotidiana di una persona di medio buonsenso. Il sistema nervosissimo centrale dello Strapaese travolge chi abbia una disposizione a ciò che i francesi hanno inscritto nel loro genoma repubblicano, e che alle nostre latitudini sembra un sogno più che mai impossibile, per l’appunto straniero: la libertà, l’uguaglianza, la fraternità. Sarebbero gli arcangeli dell’umano agire, che lo Stivale ha cura di calpestare in forme sempre rinnovate e drammaticamente sorprendenti. Del resto l’Italia è serva e ostello di dolore per il padre di tutti gli scrittori e dunque per tutti i lettori. Che sono pochissimi.
La ciclica inconsapevolezza italiana funziona per costanti disattenzioni e dimenticanze permanenti. Chi volesse vivere affratellato e assorellato in queste lande collinari, liquorosamente bagnate dalle sanguinose risacche mediterranee, ha da tenere presente che in questo Paese dei Baloccamenti il passatempo nazionale è La ghigliottina: va in onda dal 2004, è il momento apicale dell’infinito successo televisivo L’Eredità. I connazionali, che prima erano spettatori e ora si riscoprono odiatori attivi, rispondono da anni alle sollecitazioni di Amadeus, Fabrizio Frizzi, Carlo Conti, tutti insieme appassionatamente, mentre la lama delle parole cala implacabile sui soldi, mozzando le cifre che fanno tutta la speranza di un Paese da sempre abbinato alla lotteria. Chi guarda la ghigliottina? A Parigi, nella lugubre place de Grève, il popolo si radunava per scommettere e le anziane sferruzzavano tra le teste e i fiotti di sangue. Quel popolo, che era stato scambiato per rivoluzionario, era in realtà la più cinica rappresentazione dell’odio schiumante e del piacere osceno di guardare la morte altrui in faccia. Noi italiani esercitiamo da sempre, nelle maniere meno raffinate, quella morbosità. A furia di guardare la ghigliottina, si diviene aspiranti carnefici. Bisogna dunque concedere un ritratto compiuto e sintetico di ciò di cui la nostra nazione ha dato “plastica rappresentazione” in poche settimane. Vengono le vertigini a comporre l’identikit italiano in questi giorni.
L’Italia è un Paese bagnato dal mare, in cui sono morti più di seicento tra migranti e rifugiati da marzo, e sulle cui spiagge non deve più apparire alcun venditore ambulante, perché gli italiani ne hanno le tasche piene e l’aria è cambiata e ronde neofasciste italopolacche presidiano il bagnasciuga riminese, cantanti impalano pubblicamente mendicanti stranieri che rifiutano qualche centesimo, un sottosegretario ha sostenuto che bisogna legalizzare i matrimoni di gruppo e tra specie diverse, una legione sostiene con furia che non bisogna vaccinarsi poiché i polivalenti sono un complotto, quattro su dieci sono favorevoli alle armi in casa perché credono che i crimini si impennino e invece stanno calando, il reato di tortura va abolito perché altrimenti non possono lavorare le forze dell’ordine, il ministero degli interni è un ministro degli internamenti, i partiti al potere non rendicontano o addirittura non dichiarano dove sono finiti 49 milioni di euro rubati alle pubbliche casse, scrittori sotto scorta sono irrisi e minacciati che venga loro levata la protezione, il presidente dell’Inps è un cospiratore, si taglia qualche vitalizio e si esulta come se si fossero aperti tredici milioni di posizioni lavorative, che peraltro vengono promessi salvo rimangiarsi tutto dopo tredici secondi esatti dalla pronuncia della comica profezia. Si potrebbe andare avanti all’infinito. Ciò che sconvolge è che tutto ciò piace alla nazione. Non si costruisce il consenso, in Italia: lo si trova nella realtà, integro e antropologicamente fascista. Per decenni è stata raccontata la fiaba del tycoon che faceva il lavaggio del cervello alla gente, quando è il popolo che si fa sempiternamente il lavaggio delle interiora, un’idrocolonterapia che espelle nel mondo le proprie tossine.
Qual è il pronto soccorso per curare l’ascesso che suppura nella realtà? Al momento non c’è. Allo stomatologico, dove l’irre-dentista mi medicava impietosamente, erano accesi schermi tv in ogni studio. L’odontoleghista specificava che i televisori servono a distrarre i pazienti. La cura canalare era tuttavia meno dolorosa della cura con cui il canale tv trasmetteva un accorato discorso valligiano dell’attuale leader progressista. Non sentivo nulla. Non capivo nulla. Ero abbandonato dalla speranza di un asilo, di un conforto, di una fraternità. Ci si sente in coda affollata presso una sala d’attesa priva di pronto intervento democratico. Il progressista medio italiano se ne esce nel mondo, tenendosi l’ascesso, per i germi non ci sono antibiotici, che saranno tutti un complotto di Big Farma. La notte è lunga, si è insonni per il dolore, ogni pena porta il suo giorno, che in Italia è oggi: è sempre oggi.

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