Antonino Di
Stefano - Remo
contro
02 Settembre 2018
02 Settembre 2018
Mercati finanziari italiani
nuovamente sotto pressione. Proviamo a dare qualche semplice chiarimento, che
potrà sembrare elementare. Ma forse non per tutti..
Perché
un debito pubblico al 60% del Pil, secondo i parametri stabiliti dai trattati
di Maastricht, è sostenibile, mentre quello al 130% no?
Per la capacità di farvi fronte,
di rimborsarlo o pagare gli interessi, fidando sulla capacità del Paese di
produrre ricchezza. Esempio: se un padre di famiglia accende un mutuo per
acquistare la casa, la banca gli chiede, per prima cosa, quanto guadagna, se ha
un lavoro sicuro, se anche la moglie lavora e così via. Ebbene, se l’Italia
lavora e produce, può far fronte ai suoi impegni, altrimenti è il disastro ed i
creditori cominciano ad agitarsi. Ma può farlo se (riprendiamo il caso del
padre di famiglia) guadagna mille euro al mese e deve rimborsare un debito di
100, non certo se la rata è di 500 o più.
Ma
chi sono questi creditori? Chi sono questi famigerati mercati? C’è chi vuole
sapere nome, cognome, indirizzo, pec e cellulare…
Mezzo mondo, a cominciare dai
privati e dalle banche italiane, per arrivare a Stati sovrani, banche centrali,
banche d’affari, fondi di investimento, compagnie di assicurazione, speculatori
tipo George Soros, e chi ha più ne metta. Si comprenderà che, di fronte ad un
debito di 2.300 miliardi di euro (anche se una parte momentaneamente
sterilizzata dalla Banca centrale europea) tutti questi soggetti possono fare
quel che vogliono. Ecco, perché l’Italia è un Paese a sovranità limitata e
somiglia al debitore nelle mani dell’usuraio. Dove opera tutta questa gente?
Sul mercato per antonomasia: le borse, appunto. Dove le azioni salgono e
scendono e lo spread va a suo piacimento.
Cos’è
lo spread?
La differenza tra i tassi dei BTP
a dieci anni e quelli tedeschi. Quindi, se è di 200 punti, significa che, se il
debito tedesco paga l’1%, quello italiano arriva al 3%. Capirete che è una
bella batosta per tutti noi. Circa 70 miliardi di interessi pagati ogni anno.
Pensate cosa si potrebbe fare dedicando, per dire, metà della somma agli
investimenti o ad interventi sociali. In questo momento, è aumentato di circa
mezzo punto. Quindi, se resta così per un anno, significa che il nostro costo
aumenta di circa 10 miliardi.
Questi
soggetti, come riescono a fare tutto a loro piacimento?
Perché operano sul mercato
globale, dove si muovono migliaia e migliaia di miliardi. Basta individuare un
soggetto debole (ieri la Grecia, oggi, chissà, l’Italia) e concentrarsi,
vendendo a tutto spiano i loro titoli. I prezzi scendono, i rendimenti salgono
e loro guadagnano quel che vogliono.
Com’è
possibile tutto questo?
Effettivamente, negli ultimi
decenni c’è stata una fortissima accelerazione della finanza sulla economia
reale (quella della nostra vita di tutti i giorni), che condiziona la vita
della gente normale. E ne abbiamo avuto un esempio con la crisi del 2007, che
ha distrutto ricchezza, industria, valore immobiliare, banche e posti di
lavoro. Per quanto riguarda il debito, una dissennata politica economica
perdurata per decenni, fatta di sprechi, investimenti sbagliati, regali,
corruzione, evasione fiscale. Le cose sono peggiorate in questi ultimi decenni.
Non solo in Italia. In Grecia stanno ancora piangendo.
Cos’è
la troika?
L’Italia non è un Paese che
viaggia per conto suo, per fortuna. E’ inserita nel sistema economico e
politico occidentale, al quale deve rispondere, ma che anche la protegge. Per
cui, Banca Centrale europea, Unione Europea, Fondo monetario internazionale sono
organismi di orientamento e controllo che cercano di esercitare un equilibrio,
intervengono, prestano soldi se necessario, evitano il fallimento degli Stati.
Lo hanno fatto con la Grecia, probabilmente nel modo sbagliato. Ma la colpa è
solo della troika o anche di uno Stato che ha dilapidato allegramente le sue
risorse?
Si
può cambiare questo sistema?
Finora non ci si è riusciti,
nonostante tentativi di vario genere. Si può sicuramente emendare, dando
maggiore spazio alle persone, piuttosto che solo, e soltanto, al profitto e al
denaro. Il capitalismo, sicuramente oggi eccessivo, sembra l’unico possibile,
ma c’è chi si appresta a dimostrare il contrario. Staremo a vedere.
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