Anna Spena – Vita
03 Settembre 201
03 Settembre 201
Durante gli anni ’80 e ’90 ha
lavorato come economista nella City di Londra e negli Stati Uniti per banche ed
organizzazioni internazionali. Napoleoni è stata la prima ad analizzare i
flussi finanziari del terrorismo ed a studiare l’economia di questo fenomeno.
Nel 2018 è uscito il suo ultimo libro Kim Jong-Un Il Nemico Necessario (Rizzoli
editore). Nel 2014 ha pubblicato Isis, Lo Stato del Terrore (Feltrinelli
editore). Nel 2016 è uscito il suo libro Mercanti di Uomini (Rizzoli editore).
I migranti raggiungono l’Europa
attraverso bande criminali. Quali i legami con il traffico di cocaina e i
rapimenti, l’Isis e la ’ndrangheta? È un business sofisticato quello che ogni
giorno fa approdare migliaia di rifugiati sulle nostre coste. Chi lo controlla?
Una nuova categoria di criminali, nata dalle disastrose risposte occidentali
alla tragedia dell’11 settembre e dal collasso economico e politico di molti
Stati-chiave in Africa e Medioriente. Tutto è cominciato con il traffico di
cocaina, trasportata dalla Colombia in Europa lungo le rotte transahariane. Le
stesse rotte sono servite per far perdere le tracce di decine di ostaggi
occidentali, rapiti per finanziare gruppi terroristici e bande criminali, dopo
la destabilizzazione della Siria e dell’Iraq e l’ascesa dell’Isis.
Oggi su quelle piste viaggia
un’altra merce: esseri umani, a milioni, in fuga da guerre e povertà verso un
Occidente che credono più accogliente e più ricco di quanto non sia. Un
commercio che costa migliaia di vite, e che vale miliardi.
Perché
ha scritto Mercanti di Uomini?
Si tende sempre a considerare un
problema quando quel problema si sta già verificando. Sono invece tantissimi i
fatti e gli elementi che si verificano anche prima e ai quali non si presta, o
non si vuole prestare attenzione, che se fossero davvero presi in
considerazione aiuterebbero ad evitare catastrofi. Siamo arrivati al terribile
attacco terroristico dell’undici settembre. Ma prima?
Prima?
Quell’attacco è stato finanziato,
già all’inizio degli anni 2000, da traffici illeciti di cui l’opinione pubblica
sa poco o niente. Come il contrabbando di cocaina del 2003. I sequestri di
persona tra il 2008 e il 2009 e poi, ovviamente il traffico dei migrati, il
traffico di essere umani. I fattori di crisi non vengono mai presi abbastanza
in considerazione.
Perché?
Dal 1989 in poi, anno della
caduta del muro di Berlino, il mondo occidentale si è convinto di aver
raggiunto un livello di sviluppo tale per cui la storia non esiste più. “Non ci
saranno più guerre”; “il capitalismo ha trionfato ed è un fatto positivo”:
questo è un errore di cultura che cozza contro il principio stesso di
evoluzione.
Qual
è la differenza tra prima e dopo l’undici settembre?
Mentre Al – Qaida era finanziato
da sauditi i quali avevano con Bin Laden un rapporto consolidato e quindi gli
stessi finanziatori potevano esercitare una sorta di “controllo”, dopo l’undici
settembre è esplosa l’anarchia. Con il proliferare di tanti gruppi sono
aumentate le attività illegali. Il problema reale è che noi non ce ne rendiamo
conto. Stupidamente si pensa di aver “vinto la lotta” perché un attacco come
quello dell’undici settembre, che ha fatto oltre 3mila vittime, difficilmente
ricapiterà. Ma la domanda che dovremmo porci è invece quante sono le persone
che ogni anno muoiono a causa del terrorismo? Molte più di tremila. Ma non
fanno rumare. “Non importa” perché, nell’opinione dei più, sono persone che
vivono in Paesi musulmani. Ad essere vittime del terrorismo sono anche i
migranti che muoiono in mare. Ma pure a quelle non prestiamo attenzione. Siamo
ormai diventati quelli di “stiamo bene a casa nostra”. Questa non è e non può
essere una soluzione sostenibile.
Qual
è la relazione tra terrorismo e business dei migrati?
Troppo semplice. In Africa
occidentale ma anche in quella orientale e nell’Africa Centrale il contrabbando
di cocaina, per esempio, non passa più per gli Stati Uniti ma per i Paesi
Africani. Queste attività illegali non fanno altro che aumentare la progressiva
destabilizzazione politica dei Paesi. Succede che chi vive in questi luoghi ha
due alternative: o si arruola in uno di questi gruppi criminali o scappa. E lì
dove ci sono i presupposti per creare una nazione più stabile vengono
incrementati gli attentati terroristici. Adesso dove finisce il crimine e inizia
il jihadismo è difficile da definire.
Cosa
faranno i governi?
Secondo me non faremo nulla.
Perché il problema è troppo grande per essere affrontato da un’ Europa in
queste condizioni. C’è troppa instabilità politica. Chiudere i porti però è
davvero inutile. Se quando partono hanno il 10% di possibilità di sopravvivere,
allo stato attuale, il dieci si abbassa a 0,5%. È possibile che ad un certo
punto la gente smetta di partire. Ma cosa farà se rimane in quei Paesi
instabili? L’unica possibilità di sopravvivenza è entrare a far parte di questi
gruppi. La conseguenza più probabile è che il processo di destabilizzazione
avrà un’ accelerazione e noi se risentiremo perché a dividerci da questi
territori c’è solo una striscia di mare. La politica populista che ha adottato
l’Italia è ha raggio cortissimo. Tra sei mesi i problemi degli italiani
rimarranno esattamente gli stessi. Inutile accanirsi, non sono gli immigrati
che “ci rubano il lavoro”. E l’accoglienza costa. Ma quei fondi li prendono
organizzazioni italiane, che pagheranno stipendi ad impiegati italiani, che
faranno la spesa in supermerctai italiani…
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