DON ALDO BUONAIUTO – In Terris
24 agosto 2018
Quattro lunghissimi giorni di
attesa sul ponte di una nave, attraccati a un molo a qualche centimetro da
terra senza poterla toccare. Sembra quasi che l'odissea dei 177 migranti a
bordo della nave Diciotti (150 dopo lo sbarco dei minori) abbia trascinato con
sé il Paese intero, rimasto coinvolto in una scia polemica che rischia di
portarsi dietro a lungo i suoi effetti. Da un lato la posizione del ministro
dell'Interno, Matteo Salvini, rigida a oltranza nel pieno rispetto di quanto
promesso in campagna elettorale e, come prevedibile, attaccata da più fronti
per la difficoltà diffusa a scindere la strategia politica dall'aspetto
umanitario; dall'altro un silenzio assordante da parte di chi, soprattutto in
seguito all'eurosummit di qualche mese fa, aveva garantito l'avvio di un
programma a supporto del nostro Paese, che lo aiutasse nell'accoglienza e nella
successiva ridistribuzione dei migranti attraccati sulle coste italiane.
Le politiche di ridisitribuzione,
finora, sono state applicate pienamente in casi di navi rimaste in sosta al
largo delle coste, come Aquarius. Non così, contrariamente a quanto
prospettato, in altri casi come i 450 sbarcati a Pozzallo, per i quali solo la
Francia ha fatto la sua parte accogliendone 47. Nel frattempo, schiacciati
nello stallo delle macchine politiche interne e comunitarie, per i 177 profughi
a bordo della Diciotti il destino continua a essere nebuloso: non si sa dove e
quando scenderanno, né chi e quando li accoglierà. Un limbo perfettamente
bilanciato fra la fermezza di un governo che insiste, con tutte le inevitabili
ripercussioni del caso, sulla strada dello stop all'immigrazione clandestina (e
tutto quel che ne consegue), e un'Europa che, trascorso il quarto giorno di
motori spenti a Catania, continua ad auspicare "sforzi" senza
tuttavia aver avviato, finora, alcun intervento concreto. Una stasi
socio-politica che rischia di infrangere il più elementare, seppur cruciale,
dei diritti. Salvare la dignità di quanti sono ancora a bordo, infatti,
rappresenta la sfida più urgente, la vera risposta attesa per ricordarci che,
al fianco delle strategie delle parti in causa, orbita un obbligo all'umanità
che va rispettato.
E i 150 migranti sulla Diciotti,
quindi, continuano a far discutere l’Europa, a far litigare la politica
italiana, a essere strumento involontario di derisione nei nostri confronti da
parte del resto del mondo, che ci osserva con disprezzo. Infatti per molti è
incomprensibile la fermezza del Ministro dell’Interno Salvini, che sembra
ostile alle persone immigrate mentre in verità risulta più intransigente nei
confronti delle rotte criminali e del business internazionale. Il disegno
perverso, e più o meno occulto, di favorire una sorta di invasione africana
nella sempre più vecchia Europa non è più soltanto un’idea di certi
complottisti, bensì di analisti affermati che da decenni studiano il fenomeno
migratorio preavvisando sui flussi clandestini incessanti e irrefrenabili. Un
ulteriore segnale che dovrebbe spingere la Comunità a lavorare sul progetto dei
corridoi umanitari.
Di fatto il Governo, con la
convinzione assoluta di Salvini, vuole in primo luogo rendere partecipi i Paesi
membri responsabilizzandoli e, pur conoscendo le profonde divisioni di ciascuna
nazione, prova a far sentire la voce di questo nostro Paese che cade a pezzi,
in tutti i sensi. Tutto questo voler concentrare le attenzioni sul caso della
nave ormeggiata a Catania, di fatto sembra distogliere l’opinione pubblica da
altri problemi di un Paese che, mai come oggi, ha tante questioni urgenti
aperte da risolvere, a partire dai gravi problemi economici. L'auspicio è che
venga perlomeno rispettato quel codice d'onore che prevede la tutela immediata
delle donne assieme ai minori e che queste possano scendere dalla Diciotti per
ricevere le più immediate cure. Il che non dovrà precludere a un lavoro
congiunto per trovare una soluzione concorde (e altrettanto rapida) sul destino
di tutti coloro che resteranno sul ponte della nave così da preservare la loro
dignità di essere umani.
E' insopportabile ascoltare sulla
pelle dei più deboli queste lotte ideologiche che mostrano quanto poco
interessino realmente queste vite umane, ancora prigioniere di noi occidentali,
potenti e prepotenti, che di fatto continuiamo a schiavizzarli senza ritegno. E
non penso che qualcuno possa lavarsi facilmente le mani solo perché è cambiato
da qualche mese un altro colore politico. Basta con queste falsità finalizzate
alle proprie misere e patetiche simpatie di partito che di certo non rispondono
ai reali bisogni di chi soffre.
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