Sequestrati.
Il capitano Kothmeir: «Sul molo ho trovato carabinieri e polizia ma nessuna
nota ufficiale». A bordo restano 150 migranti in condizioni sempre più
difficili
Alfredo Marsala – Il manifesto
24 agosto 2018
Mentre la Diciotti naviga verso
Catania con i 177 migranti a bordo col via libera del ministro per le
Infrastrutture Danilo Toninelli, il comandante Massimo Kothmeir rimane di sasso
leggendo sui social network che il Viminale non autorizza lo sbarco. Chiama i
suoi superiori a Roma: «Ma che devo fare? Devo entrare in porto o no? Non è che
mi arrestano?». L’ufficiale non sa che fare. Ferma la nave di fronte al porto,
in attesa di ordini. I telefoni sono bollenti. Il comando generale della
Capitaneria alla fine lo rassicura. La Diciotti entra in porto. I migranti però
devono rimanere a bordo. Nel molo il comandante Kothmeir trova carabinieri e
polizia, per lui nessuna nota ufficiale. Della macchina dell’accoglienza
neppure l’ombra. A raccontare il retroscena è il segretario dei Radicali
italiani, Riccardo Magi, salito ieri sulla Diciotti. Dopo il sopralluogo del
procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, che indaga per sequestro di
persona, ieri sono saliti sulla nave diversi parlamentari ai quali nei primi
giorni era stato impedito l’accesso.
A BORDO rimangono 150 persone:
130 provengono dall’Eritrea, dieci dalla isole Comore, sei dal Bangladesh, due
dalla Siria, un egiziano e un somalo. I minori non accompagnati, in 27 tra i 14
e i 17 anni (tutti eritrei tranne una somala), sono stati trasferiti nei centri
di accoglienza del catanese. Gli operatori di Terre de Hommes, Medici Senza
Frontiere e Save The Children parlano di 27 «scheletrini»: 25 ragazzi e due
ragazze denutriti, il più magro di appena 30 chili. C’era chi non riusciva a
camminare per i dolori, chi non vedeva bene perché per un anno è stato rinchiuso
al buio in un container, chi aveva dolore a una spalla perché gli avevano
sparato durante il rapimento, altri tre con bende lerce intorno agli arti. «Non
sapevano dove si trovassero – racconta Giovanna Di Benedetto, portavoce di Save
the Children -. I nostri mediatori li hanno rassicurati, sono riusciti a
strappargli persino un sorriso».
PER LA PSICOLOGA di Mfd i ragazzi
sono preoccupati per gli amici rimasti a bordo. «Sicuramente mantenere le
persone per molto tempo su una nave in condizioni di incertezza, minori,
adulti, donne, che hanno vissuto delle esperienze già difficili di tortura, di
maltrattamento, non aiuta il loro benessere psicologico», aggiunge. A bordo le
condizioni sono sempre più difficili. I migranti sperano che tocchi anche a loro
raggiungere finalmente la terraferma. Ma la speranza, che si accende ogni volta
che dal ponte vedono salire persone sulla passerella, s’infrange subito dopo.
«Ma insomma che succede, perché non ci fanno scendere? Questa non è vita,
alcuni di noi hanno disagi mentali per quello che hanno subito. Quanto deve
andare avanti ancora?», chiedono ai politici saliti sulla nave militare, tra
cui Riccardo Magi, Laura Boldrini, Claudio Fava, Davide Faraone, Michela
Giuffrida. A loro consegnano le proprie storie.
C’È CHI HA DOVUTO farsi
consegnare oltre 3mila dollari dalla famiglia per pagare i torturatori nei
campi della Libia; una eritrea di 22 anni racconta di avere fatto un viaggio di
due anni, di essere stata venduta da un clan all’altro, violentata a ogni passaggio
fino a quando ha ottenuto i soldi necessari per potersi pagare il viaggio, più
di 8mila dollari. Mostra i segni di un colpo di arma da fuoco a una mano che
gli ha creato un’invalidità. Il comandante racconta che quando la Diciotti era
davanti a Lampedusa i migranti hanno minacciato uno sciopero della fame perché
volevano fare la doccia con il sapone. Dal centro di prima accoglienza
dell’isola sono così arrivati i kit con sapone e dentifricio.
«SONO SFIDUCIATI, pregano molto –
racconta Federica Montisanti di Intersos, sulla Diciotti per un progetto Unicef
-. L’altro ieri ricorreva una festività di cristiani ortodossi, per l’occasione
bevono tè. Abbiamo distribuito la bevanda anche ai musulmani e ai cattolici
protestanti». A bordo, spiega Montisanti, «il tempo passa lentamente ed è
difficile spiegare perché non li fanno sbarcare. C’è stato un forte
abbassamento dell’umore, che sfiora la depressione». Dal pontile i migranti
hanno assistito impassibili all’azione dimostrativa della Rete antirazzista con
un gommone e la bandiera «Open to refugees». Il tentativo di avvicinarsi alla
Diciotti è stato bloccato dalle forze dell’ordine. E oggi la situazione per i
migranti potrebbe peggiorare: è in arrivo un temporale, allerta meteo
giallo-arancione.
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