Giovanni Tizian e Stefano Vergine – L’Espresso
17 Settembre 2018
I magistrati di Genova in
Lussemburgo. Alla ricerca dei soldi della Lega. I pm della procura ligure si
sono recati nel Granducato in seguito a una rogatoria per cercare di tracciare
i flussi di denaro riconducibili al partito guidato da Matteo Salvini. Il
blitz, condotto dalla Guardia di finanza, nasce in seguito all'inchiesta per riciclaggio
al momento a carico di ignoti. L'ipotesi della procura è che una parte dei
quasi 50 milioni frutto della truffa ai danni dello Stato sia stata portata
nella piazza offshore e poi fatta rientrare in Italia attraverso società di
comodo. Tutto questo, sostengono gli inquirenti, per evitare il sequestro
disposto dalla sentenza di primo grado oltre un anno fa e confermata pochi
giorni fa dal tribunale del riesame.
Esclusivo: alla Lega sovranista
di Matteo Salvini piace offshore
Da Bergamo al Lussemburgo, via
Lugano. Lungo questa direttrice si dipanano gli affari dei cassieri del partito
scelti dal segretario neo ministro degli Interni
Eravamo partiti da via Angelo Maj
24, a Bergamo, dove c'è un piccolo studio contabile di proprietà di Andrea
Manzoni e Alberto Di Rubba. Due professionisti come tanti, se non fosse per la
loro ascesa, a partire dal 2014, all'interno dell'amministrazione del partito
di Salvini. Alla coppia, poco nota alle cronache, si aggiunge un terzo uomo,
più conosciuto: Giulio Centemero, il tesoriere ufficiale del partito, voluto
dal leader che ha portato la Lega al governo. Centemero, eletto alla Camera alle
ultime elezioni, è l'uomo incaricato di gestire i conti dopo gli scandali della
truffa sui rimborsi elettorali durante la gestione di Umberto Bossi e Francesco
Belsito. Di Rubba, Manzoni e Centemero: i cassieri di Matteo, insomma.
Il denaro investito in modo
illegale. E la onlus Più voci per sfuggire ai giudici. Quel che non dice l’uomo
che vuole l’incarico di governo
Tutti nati nel 1979, tutti
laureati in economia e commercio all’università di Bergamo, dove si sono
conosciuti nei primi anni 2000. Un trio al cui vertice c'è proprio il
neodeputato e tesoriere. Gestiscono decine di società con base in via Angelo
Maj, nuovo quartier generale delle finanze leghiste, sette delle quali
controllate - attraverso delle fiduciarie italiane tra i cui soci c'è anche
un'anonima impresa svizzera - da una holding lussemburghese che fa capo a
un'altra fiduciaria. Impossibile dunque, vista la sofisticata schermatura
finanziaria, sapere chi sono i reali proprietari delle società registrate
presso lo studio di Di Rubba e Manzoni. E impossibile è anche conoscere
l'origine dei capitali attraverso cui sono state costituite. L'unica certezza è
che seguendo il flusso di denaro si arriva nel Granducato, uno dei principali
paradisi fiscali europei. Ed è in questa catena di anonime società che si
inserisce un manager della Pharus Management, una delle società lussemburghesi
che gli inquirenti ritengono al centro del riciclaggio leghista.
Ma non c’è solo la pista del
Granducato.
Domenica sull’Espresso
ricostruiamo la ragnatela di associazioni, onlus e fondazioni attraverso cui il
partito ha continuato a incassare soldi dopo l’inizio dell’inchiesta
giudiziaria per truffa. Tra queste sigle spicca la Più voci, scoperta sempre
dal nostro giornale ad aprile scorso e su cui ora indaga anche la procura di
Genova.
Finora avevamo rivelato che sul
conto corrente dell’associazione erano arrivati 290 mila euro: denaro donato
dal costruttore Luca Parnasi e dalla catena Esselunga. Ci sono però di sicuro
altri fondi arrivati su quel conto.
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