Giulia Mietta – Il manifesto
16 Settembre 2018
Nel luglio scorso sull’account
Twitter del ministero dei Trasporti era comparso un post decisamente off topic:
«Che colpo Ronaldo alla Juve». Lo staff del ministero aveva spiegato che si era
trattato di un errore, di un banale scambio di profilo. Eppure Danilo Toninelli
non ha fatto tesoro di quella lezione e, utilizzando il suo Instagram
personale, ha pensato di postare, e poi modificare (immaginiamo dopo una crisi
di nervi del suo social media manager, sempre che ne abbia uno) un selfie che
lo ritrae con i figli, i capelli freschi di taglio, il suo barbiere sullo
sfondo e una didascalia: “Gli ho revocato la revoca della concessione”.
Utilizzare la vicenda di ponte Morandi per fare dell’ironia? Per vanità? Per
rispondere alla satira de Il Lercio (sito web di satira che per primo aveva
scherzato sulla capigliatura del ministro)? Purtroppo, per usare un’espressione
che arriva dal mondo di Facebook, «Non è Lercio». Toninelli l’ha fatto davvero,
scatenando una valanga di commenti di indignazione, rigori a porta vuota, come
quello di Matteo Renzi, «Quest’uomo non sta bene, aiutatelo», di Nicola
Fratoianni «Lui scherza e straparla, ma c’è una città ferita che aspetta atti
concreti e forti». Poche ore prima, il ministro a Cinque Stelle, si faceva
fotografare, sorridente con Bruno Vespa e un plastico del ponte crollato.
Dalle istituzioni genovesi, sulla
questione, un dignitoso silenzio. Le questioni da affrontare sono ben altre e,
sempre via social network, è il presidente della Regione Liguria e commissario
per l’emergenza Giovanni Toti, di primo mattino, a mettere in guardia il
governo. «Che ha fatto – scrive su Facebook – un decreto su Genova, ma se i
tempi non saranno quelli previsti da noi, entro settembre inizio demolizione,
entro novembre inizio cantiere, ne risponderanno davanti ai liguri e agli
italiani. Non tollereremo un’ora di ritardo, per nessuna ragione al mondo».
Perché l’incontro con il premier
Giuseppe Conte, è evidente, è stato positivo solo a metà. Il decreto ad hoc,
sventolato dal presidente del consiglio in piazza De Ferrari davanti a 15 mila
genovesi, sarà ridiscusso e limato con Toti e il sindaco Bucci martedì, a Roma.
Agevolazioni fiscali, misure per rilanciare logistica e traffici portuali, per
la viabilità, norme per la messa in sicurezza delle infrastrutture, una zona
franca urbana ma, soprattutto, un commissario per la ricostruzione. Nebulose le
indicazioni nel decreto sia per quanto riguarda poteri e competenze, sia per
quanto riguarda il nome. Quello che si sa è che il commissario per la
ricostruzione deciderà chi realizzerà il nuovo viadotto: Fincantieri e altre
aziende di stato, da sole, o affiancate da Autostrade. Ed è questo il nodo più
difficile da sciogliere. Toti, da subito, aveva chiesto di potersi occupare
anche del «dopo emergenza», consapevole che una figura imposta da Roma potrebbe
remare per l’opzione che esclude Aspi dai giochi. Regione Liguria e Comune di
Genova, invece, non hanno mai smesso di considerare Autostrade l’interlocutore
per portare avanti il progetto donato da Renzo Piano. Se non altro per
accelerare i tempi. Una posizione dalla quale Edoardo Rixi, Lega, ora
viceministro alle Infrastrutture ma ex braccio destro di Toti in Regione, si
smarca, facendo eco a Matteo Salvini. «Riterrei inopportuno il coinvolgimento
di Autostrade, ma se ricostruirà o no lo deciderà il commissario». Appunto.
Tra i nomi circolati c’è anche il
suo, di Rixi. Oltre a quelli di Giovanni Toti e Marco Bucci, («Non me l’ha
chiesto nessuno, ma se fosse non mi tirerò indietro», ha detto). Il premier
Conte ha promesso un commissario «bravissimo, esperto di problematiche
logistiche e portuali». Un profilo che porta, ma è solo un’ipotesi, a Iolanda
Romano, già commissario straordinario per il terzo valico.
Sul fronte dell’inchiesta,
intanto, potrebbe più che raddoppiare il numero degli indagati: la guardia di
finanza ha fornito ai pm una lista di 60 nomi su cui potrebbero ricadere
responsabilità penali per il crollo di ponte Morandi. Ai magistrati spetta ora
il compito di un eventuale aggiornamento rispetto ai 20 già iscritti nel
registro degli indagati.
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