Tra
economia ed ecologia. Per sopravvivere…
Michele Boato - Peace Link
23 agosto 2018
E’ pesantissima la situazione dei
giovani che per metà non trovano lavoro e per l’altra metà lo trovano quasi
solo a condizioni di schiavitù (precariato pagato a cifre indicibili).
Ma lo è anche quella di altre
fette di popolazione, come gli anziani con pensioni che a stento pagano
l’affitto e le bollette di luce, acqua, gas e rifiuti.
I soldi si concentrano sempre più
in pochissime mani (l’un per cento di stra-ricchi) che fanno impoverire l’altro
90% della società.
Perciò sono sempre più forti le
ragioni di rispondere ai bisogni fondamentali, uscendo dal circuito del denaro,
cioè tenendosi il più possibile fuori dal “mercato”.
Questa proposta si sposa con una
idea di benessere diversa dall’acquistare sempre più merci; con la voglia di
camminare più leggeri sulla terra, lasciando una minore “impronta ecologica”;
con l’aspirazione a sfuggire
all’omologazione dei gusti, dei prodotti, dei comportamenti tele-diretti, a
conoscere l’origine dei cibi, il posto dove vengono coltivati e lavorati, i
contadini che li producono (localmente!).
Come
si fa?
Come si fa, in pratica, a non
restare stritolati dagli ingranaggi del mercato senza diventare degli
emarginati sociali, frustati che guardano, con invidia, dentro le vetrine del
“global restaurant”, pieno di ananas, caviale, champagne e vestiti da sera?
Il principio generale è
realizzare da sé, in famiglia o in piccoli gruppi (e barattare con altri) il
maggior numero di cose e servizi di cui abbiamo bisogno:
- cercare un pezzetto di terra da
coltivare ad orto, meglio con qualche albero da frutta e mangiare più frutta,
verdura e meno (niente) carne;
- prestarsi libri, riviste,CD,
DVD, videocassette, libri, riviste
- rifornirsi di vestiti usati ai
mercatini, prestarseli tra amici/che, lavarseli, aggiustarli e stirarli;
imparare a farsi sciarpe, maglioni, borse e altri semplici capi d’abito.
- tagliarsi i capelli in casa
- imparare a farsi in casa (e
scambiarsi) pane, pizza, gelati e torte
- organizzare cene con amici, a
turno, dove ognuno porta qualcosa; si può mangiare meglio e divertirsi più che
al ristorante
- non comprare cose inutili (o
dannose) come deodoranti, profumi, dentifrici -
- far durare più possibile le
cose che usiamo, dai mobili ai vestiti, dalle bici ai giochi, dai computer ai
libri; imparare, anche con corsi delle banche del Tempo, la manutenzione di
bici (imparare a ripararla se si buca una ruota o non si accende un fanale),
idraulica, elettrica ed elettronica.
Sobrietà
Anche una sana sobrietà è
fondamentale, sia per la salute, che per le tasche:
- non eccedere in cibo e alcol
(questo sarebbe meglio quasi evitarlo).
- spostarsi a piedi e in bici
- non fumare tabacco né altre
droghe
- usare il telefonino solo in
casi eccezionali, meglio avere un fisso; se ne guadagna anche in salute e
tranquillità.
- barattare le cose che non ci
servono più, con mercatini dell’usato
- usare meno energia elettrica,
anche con lampade a risparmio, meno acqua, meno gas anche con i pannelli solari
termici ed elettrici e, d’inverno, coprendosi bene anche in casa
- fare viaggi, di lavoro o di
piacere, sempre con auto piene, dividendo la spesa.
Vivere
anche meglio
Alla fine, sommando questi ed
altri comportamenti (e se ci si organizza in associazioni, come le Banche del
Tempo) ci si accorge che si può vivere bene/meglio con molto meno denaro di
prima.
Con le Banche del tempo, si
possono imparare le lingue, l’uso del computer, ballare il tango,ecc; si possono
fare feste, gite, giochi di società, visite a mostre o città ecc. restituendo,
in cambio di ciò che si riceve (senza denaro), ciò che sappiamo fare:
accompagnare un bimbo a scuola o un anziano dal dottore, fare la spesa per un
malato, insegnare l’italiano ad una persona straniera, fare una torta o una
insalata russa.
Ci sono anche i Gruppi di
acquisto, con cui trovare cibi sani anche a prezzi inferiori, sostenendo i
produttori locali.
Almeno una volta al mese sarebbe
opportuno un Mercatino del baratto per far circolare libri, DVD, vestiti,
torte, collane ecc. autoprodotte o ri-usate, soddisfacendo bisogni, senza
denaro. Ancora meglio, una rete locale di economia solidale, che metta in
relazione singole persone, Gruppi di acquisto, produttori locali rispettosi
dell’ambiente, Banche del tempo, ecc., può nascere dovunque, in un piccolo
paese come in un quartiere di città, e liberarci un po’ alla volta dalla
schiavitù del mercato e del dio denaro.
Alla fine, potremmo avere più
tempo per divertirci davvero, stare con le persone che amiamo, istruirci o
inventarci un lavoro che ci piace e che sia anche utile agli altri; non essere
schiavi del denaro, averne e usarne quanto basta per soddisfare quei bisogni
reali, sani, a cui non possiamo rispondere in altro modo.
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